Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma

5 agosto 2024 - lunedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. Questa ricorrenza ricorda la consacrazione della grande e centralissima basilica romana, situata sul colle e nel quartiere Esquilino. Per “dedicazione” di un edificio destinato al culto (come una basilica o una semplice chiesa), s’intende il rito solenne con cui il vescovo competente lo consacra a Dio, sottraendolo a ogni uso profano, per essere casa di Dio e luogo di preghiera. La Patriarcale Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, questo il suo esatto nome, considerata il più antico santuario mariano dell’occidente, fu fatta erigere - sullo spazio di una chiesa che il Pontefice Liberio (dal 352 al 366) aveva ricavato da un preesistente tempio pagano - da Papa San Sisto III (dal 432 al 440), dedicandola alla Vergine Santissima col titolo di “Madre di Dio”, che le era stato solennemente attribuito nell’anno 43 dal Concilio di Efeso (città greca sulla costa mediterranea dell’Anatolia, oggi nella Turchia asiatica). Questo tempio, mariano per eccellenza, è una delle quattro basiliche pontefice di Roma (unitamente a San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le Mura) ed è indicato con l’aggettivo di “Maggiore” per evidenziarne la preminenza su tutte le altre chiese intitolate, ovunque nel mondo, alla Beata Vergine Maria. Tra le maggiori basiliche di Roma, è rimasta la sola a conservare le strutture originali del suo tempo, sia pure arricchite da aggiunte successive. Autentico gioiello di monumentale grandezza, ricco di bellezze artistiche e architettoniche dal valore inestimabile, da circa sedici secoli domina la città di Roma, quale luogo dove arte e spiritualità si fondono in un connubio perfetto, offrendo ai visitatori quelle emozioni uniche proprie delle grandi opere dell'uomo ispirate a Dio e da Dio. Presenta al suo interno alcune particolarità che la rendono unica, come i mosaici della navata centrale e dell'arco trionfale, risalenti al V secolo, realizzati durante il pontificato di Papa San Sisto III e quelli dell'abside, la cui esecuzione fu affidata al frate francescano, pittore e mosaicista Jacopo Torriti (nato nella metà del XIII e morto all'inizio del XIV secolo) per ordine di Papa Niccolò IV (dal 1288 al 1292). Inoltre, pregevole è il pavimento in stile “cosmatesco” (del XII e XIII secolo circa) donato dai cavalieri Scoto Paparone e figlio nel 1288, il soffitto cassettonato in legno dorato disegnato nel 1450 dall’architetto Giuliano San Gallo (1445-1516), il presepe del XIII secolo di Arnolfo da Cambio, le numerose cappelle (da quella Borghese a quella Sistina, dalla Sforza alla Cesi, da quella del Crocefisso a quella quasi scomparsa di San Michele), l'altare maggiore opera di Ferdinando Fuga, in seguito arricchito dal genio dell’architetto Giuseppe Valadier (1762-1839), la reliquia della Sacra Culla e il battistero. Ogni colonna, ogni quadro, ogni scultura, ogni singolo tassello di questa Basilica compendia storicità e sentimenti religiosi. L'incontro con la Basilica di Santa Maria Maggiore è un'esperienza che arricchisce umanamente e spiritualmente. Non è raro, infatti, cogliere i visitatori in atteggiamento di ammirazione verso la coinvolgente bellezza delle sue opere così com’è facile costatare la devozione di tutte quelle persone che, di fronte all'immagine di Maria, qui venerata con il dolce titolo di "Salus Populi Romani" [“Salute (o Salvezza) del Popolo Romano”], nell’accezione di “Protettrice”, cerca conforto e sollievo. Quest’ultimo, è il titolo dato nel XIX secolo all'icona bizantina raffigurante la Madonna col Bambino che si trova nella cappella Paolina o Borghese, opera attribuita tradizionalmente al pennello di San Luca Evangelista. Il 5 agosto d’ogni anno, lo stesso giorno in cui si fa memoria della dedicazione della basilica, è rievocato in essa, durante una solenne celebrazione liturgica, il cosiddetto "Miracolo della Neve”. Di fronte agli occhi commossi dei tanti partecipanti, una cascata di petali bianchi (a imitazione di fiocchi di neve) discende dal soffitto ammantando l'ipogeo e creando quasi un'unione ideale tra l'assemblea e la Madre di Dio. Il miracolo in questione è quello della nevicata avvenuta la notte del 5 agosto 358, proprio sul colle Esquilino. Narra una tardiva leggenda che la Madonna, apparendo quella stessa notte a Papa Liberio e a un Patrizio romano, li avrebbe invitati a costruire una chiesa a lei dedicata là dove di mattino avrebbero trovato la neve. Durante la notte una prodigiosa nevicata, ricoprendo l'area esatta dell'edificio che si sarebbe dovuto costruire, avrebbe confermato la visione, inducendo il Papa e il ricco Patrizio a metter mano alla costruzione del primo grande santuario mariano, che in ricordo della prodigiosa nevicata prese inizialmente il nome di Santa Maria "ad Nives" (“della Neve”). Poco meno di un secolo dopo, come noto, Papa San Sisto III, per ricordare la celebrazione del Concilio di Efeso del 431, nel quale era stata proclamata la maternità divina di Maria, ricostruì la chiesa nelle dimensioni attuali. Dal 1983 il “Miracolo della Neve” è rievocato con uno spettacolo di suoni e luci nella piazza antistante alla Basilica, dove nella tarda serata è fatta cadere una nevicata artificiale. Il Pontefice San Giovanni Paolo II, fin dall'inizio del suo pontificato, volle che una lampada ardesse giorno e notte sotto l'icona della “Salus Populi Romani”, all’interno della Basilica, a testimonianza della grande importanza di questo titolo mariano. L'imponente facciata della Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma, il cui nome completo è "Papale arcibasilica maggiore arcipretale liberiana di Santa Maria Maggiore", situata in Piazza dell'Esquilino sulla sommità dell'omonimo colle, tra il Rione Monti e l'Esquilino del centro storico della capitale. Fu edificata, secondo la tradizione, durante il pontificato di Liberio (352-366) e ricostruita o ristrutturata da papa Sisto III (432-440), che la dedicò al culto della Madonna.
Roberto Moggi
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