Vàje p’ajúto e ttruove sgarrúpo

Vàje p’ajúto e ttruove sgarrúpo.
Quando ci si illude di trovare un aiuto da parte di un amico e questi si dimostra invece ostile o si trova in condizioni peggiori delle tue.
scarrupato (o sgarrupato) agg. [part. pass. di scarrupare], napol. – Rovinato, cadente, fatiscente, sfasciato
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
È a ricordarci, il proverbio, come l'affidabilità, che sia di un convivente o di un amico, sia accertata nel momento del bisogno, quando non sia delusa dal malanimo, che va di pari passo col rifiuto.
Leggiamo negli scritti di Lucio Anneo Seneca:
"Chi domanda con timore, insegna a rifiutare."
Perché l'indecisione e la timidezza, rispetto al mostrarsi franchi e risoluti, non fanno che incoraggiare chi già di per sé nell'aiuto è mal disposto, fornendogli una scusa in più per rifiutare.
E a tale fenomeno, fa ben seguito il concetto espresso dal sociologo, giornalista e scrittore Francesco Alberoni:
"La timidezza è un meccanismo di difesa contro il pericolo di venir respinti nell’incontro, di venir svalutati dal rifiuto."
Tanto per rifarsi al detto che inizia con: "Chi pecora si fa..."
Certo è che meno nella vita sopravvengono problemi, che fanno sorgere il bisogno del soccorso di qualcuno e più ci si può illudere di poter contare su certe persone, con una convinzione che si dissolverà, se dalla teoria, si passerà ai fatti.
E se già è penosa la difficoltà che si incontra, lo è resa ancora di più da chi si sottrae dall'obbligo, che sia di convivenza o d'amicizia, di dar man forte a chi glie la chiede, come leggiamo nella locuzione del sacerdote Jonah Lynch:
"Hai abbassato le difese, ti sei reso vulnerabile. Hai messo un tuo tesoro, fragile come un cristallo, nelle mani di un’altra persona. Fa molto male quando quella persona non lo accoglie."
Che ci ricorda come l'affidabilità renda l'essere più imperfetto, un uomo raro.
C'è da considerare che ci sono persone che sono costantemente alla ricerca di un aiuto, riuscendo a stancare, con le continue richieste, chi in un primo momento si mostra disponibile, rispetto ad altre, che se hanno bisogno di una mano, sanno che ne hanno già due attaccate alle proprie braccia e confidano su quelle, confermandosi al famoso detto: "Chi fa da sé, fa per tre"
Riguardo all'aspettarsi di essere aiutati, si espresse sulla vicendevolezza dell'aiuto, Marco Aurelio:
"Nessuno si stanca di essere aiutato. L’aiuto è un atto in conformità con la natura. Non stancatevi di riceverlo o di prestarlo."
Rispetto ai tanti poco disponibili verso il loro prossimo e i pochi che si comportano al contrario, scrisse un bel po' di tempo fa, lo scrittore russo Lev Tolstoj:
"Secondo un’altra ricerca, condotta sul volontariato, le persone che passano del tempo ogni mese ad aiutare gli altri sono più felici"
Una felicità che è sempre stata da pochi conosciuta e che il filosofo Confucio interpretò a modo suo, con la locuzione:
"Se vedi un affamato non dargli del riso: insegnagli a coltivarlo."
E se il meschinello muore di fame nell'apprendistato, si potrà dire che è stata una fatalità.
Riguardo al bisogno di un aiuto e alla disponibilità nel darlo, terminiamo con ciò che scrisse a tal riguardo la poetessa statunitense Emily Dickinson:
"Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano"
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