Oggi
- 12 luglio 2024 - venerdì della XIV settimana del Tempo Ordinario, la
Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, i Santi Nàbore e Felice,
martiri. Di Nàbor e Felix (Nàbore e Felice), questi i loro nomi in
latino, si conosce poco. Il vescovo di Milano Sant’Ambrogio (340-397) ne
esaltò le virtù nell’inno “Victor, Nàbor, Felix pii” (Pii Vittore,
Nàbore e Felice), dedicato,
oltre che a loro, a San Vittore, loro compagno, commemorato però a
parte, l’8 maggio. Tuttavia, le principali informazioni che li
riguardano si trovano in un passio posteriore al 400. Nàbore (o Nàborre)
e Felice, che erano verosimilmente cittadini romani “Mauri genus”, in
altre parole del popolo nordafricano dei Mauri, nacquero nella seconda
metà del III secolo in quella che era la Provincia Romana di Mauretania
(oggi corrispondente all’incirca a una vasta parte dell’Algeria e del
Marocco, nell’Africa settentrionale). Erano due legionari arrivati in
Italia a Mediolanum (oggi Milano, capoluogo della regione Lombardia) per
servire nelle file dell’esercito di Massimiano (250-310), augusto
dell'impero, governatore delle province nord-occidentali dell’Italia e
Cesare privo di “tribunicia potestas” (potestà tribunizia, l'autorità di
cui godevano i tribuni della plebe nell'Antica Roma), amico
dell’imperatore Diocleziano (dal 284 al 305). Fu proprio a Milano, dove
Massimiano aveva stabilito il suo quartier generale, che entrambi,
unitamente al loro commilitone Vittore, cominciarono a frequentare la
locale comunità cristiana, giungendo a convertirsi a Gesù. Quando
l’imperatore Diocleziano diede inizio a quella che rimase nota come la
“Grande persecuzione” contro i seguaci di Cristo (dal 303 al 305 circa),
si dispose anche l’epurazione dei cristiani che militavano
nell’esercito, ordine al quale Massimiano, prontamente e
implacabilmente, ottemperò nei territori di sua competenza. Nàbore e
Felice, con il loro compagno Vittore - non volendo rinnegare il vero Dio
che avevano da poco scoperto e dal quale erano stati intimamente
rinnovati - disertarono e si diedero alla fuga. Tutti e tre furono però
catturati e, dopo essersi rifiutati di sacrificare agli dei e di
abiurare la loro fede in Cristo, furono condannati alla decapitazione.
Nàbore e Felice furono giustiziati verosimilmente nel 303 presso Laus
Pompeia non lontano da Milano (oggi Lodi Vecchio, in provincia di Lodi,
regione Lombardia), anche per dare un monito alla numerosa e fiorente
comunità cristiana locale e indurla all’abiura. I loro corpi, lasciati
insepolti e abbandonati alle bestie selvatiche, furono poi recuperati
dalla pia cristiana milanese Savina (260-311), matrona della nobile
famiglia dei Valeri e futura santa, che li trasportò di nascosto a
Milano. Vittore, invece, fu giustiziato a parte, in altro luogo e forse
anche in data differente. Nella città di Milano, il vescovo Materno (dal
316 al 328), anch’egli futuro santo, badò a farli seppellire
degnamente. Essendo stati giustiziati in luoghi e date diverse, i tre
martiri furono tumulati in chiese diverse. Mentre Vittore fu sepolto
forse a Lodi Vecchio, Nàbore e Felice, dopo il 305, quando finirono le
persecuzioni e s’iniziarono a costruire le basiliche paleocristiane,
furono esumati e posti all’interno della basilica milanese detta in
onore del primo “Naboriana”. La divisione del culto tra Nàbore e Felice
da una parte e Vittore dall’altra, avvenuta dopo l’età ambrosiana,
dunque, è stata determinata dalla diversa posizione dei sepolcri, oltre
che dalla differente data di martirio. Nel XIII secolo, precisamente
dopo il 1249, la vecchia e cadente Basilica “Naboriana” fu concessa ai
Francescani, che la ristrutturarono, la ampliarono e la rinnovarono
completamente, fino a inglobarla nella nuova chiesa di San Francesco
Grande. Quest’ultima divenne nei secoli la seconda chiesa milanese per
dimensioni, superata solo dal Duomo, prima della sua demolizione
avvenuta nel 1806. Contemporaneamente, suggerirono il culto dei martiri
Nàbore e Felice lì sepolti. Gli statuti milanesi del 1396, stabilirono
che il 12 luglio fosse Festa di Precetto per la città, abolita però nel
1537 dall’Imperatore Carlo V. Dopo alterne vicende storiche, i corpi
furono spostati a Lodi in una chiesa, vicina alle mura di Via Magenta,
dedicata ai due martiri. Infine con la soppressione del luogo di culto,
furono trasportati nella chiesa di Santa Maria del Sole. Da lì se ne
perde traccia, sebbene siano colà conservati due busti contenenti altre
reliquie dei Santi Martiri.
IMMAGINE: <<“Madonna in Gloria e i Santi Nabore e Felice”, olio su tela dipinto nel 1570 circa dal pittore bolognese Orazio Samacchini (1532-1577). L’opera si trova presso la galleria nazionale di Bologna>>.
Roberto Moggi
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IMMAGINE: <<“Madonna in Gloria e i Santi Nabore e Felice”, olio su tela dipinto nel 1570 circa dal pittore bolognese Orazio Samacchini (1532-1577). L’opera si trova presso la galleria nazionale di Bologna>>.
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