Santi Martiri cinesi

Oggi - 9 luglio 2024 - martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa dei Santi Martiri cinesi, altrimenti indicata come di Sant’Agostino Zhao Rong e 119 compagni, martiri. Zhao Rong, il capolista del gruppo, apparteneva all’esercito cinese ed era uno dei soldati che avevano in custodia il missionario cattolico francese Jean-Gabriel Taurin Dufresse (1750-1815), presbitero della “Società per le Missioni Estere” di Parigi e futuro santo, decapitato nella provincia cinese del Sichuan il 14 settembre 1815, in odio alla fede cristiana. Fu proprio grazie a questo prigioniero che Zhao Rong conobbe Gesù, innamorandosene a tal punto da chiedere allo stesso di farlo diventare cristiano, pur consapevole di rischiare la propria vita. Con il battesimo assunse il nome di Agostino e cominciò egli stesso a essere testimone della Verità nella nascente Chiesa cinese, essendo presto accolto in uno dei primi seminari locali e poi ordinato sacerdote. Durante le persecuzioni contro i cristiani fu arrestato ed ebbe a soffrire crudeli supplizi per non avere rinnegato la fede in Cristo, morendo martire nel 1815, nella sua Cina. Con lui sono annoverati altri 119 compagni di fede, martirizzati nel grande Paese asiatico sia prima che dopo di lui, nel lunghissimo periodo compreso tra il 1648 e il 1930 circa, che sacrificarono la loro vita per il Signore durante la loro opera di evangelizzazione. La storia del cristianesimo, nell’Impero asiatico, pare sia cominciata addirittura nel 400, quando il Vangelo vi sarebbe stato annunziato per la prima volta e due secoli dopo, all'inizio del 600, fu eretta nel Paese la prima chiesa. Tra la fine del 1500 e il 1600, numerosi erano ormai i cinesi che chiedevano il battesimo e diventavano cristiani, sempre mantenendo la propria identità culturale. I seguaci di Gesù, divennero gradualmente talmente bene accetti dal popolo e dall’aristocrazia imperiale, che il “Figlio del cielo”, cioè l'Imperatore, dovette emanare nel 1692 il primo decreto di libertà religiosa, in virtù del quale tutti i suoi sudditi potevano seguire la religione cristiana e tutti i missionari potevano predicarla nei suoi vasti domini. Di conseguenza, l'azione missionaria e la diffusione del messaggio evangelico si svilupparono notevolmente e molti ancora furono i cinesi che, attratti dalla luce di Cristo, si convertirono. Purtroppo però, si ebbero anche le prime avvisaglie della penosa questione o controversia detta “dei riti cinesi”, che infiammò il dibattito nella società colta europea fino alla metà del 1700, avendo definitiva soluzione solo negli anni ’30 del secolo scorso. Questa controversia era legata alle norme attuative dell’evangelizzazione degli ambienti sociali cinesi culturalmente “più lontani” dalla Cristianità, proprio perché particolarmente legati alle ataviche usanze e costumanze locali. Il risveglio dell’attività missionaria in tali settori sociali ebbe la sua azione pratica nella ripresa delle relazioni commerciali. Infatti, missionari e mercanti viaggiavano sulle stesse navi, mentre interessi della fede e interessi economici s’intrecciavano in una solida alleanza. Questa controversia irritò l'Imperatore K'ang-Hsi, orientato su posizioni ultra-conservatrici, preparando il terreno alla persecuzione, molto influenzata da quella già in corso nel vicino Giappone. Infine la vessazione contro i cristiani si scatenò e si propagò, dove più e dove meno, in modo aperto o subdolo, violento o velato, estendendosi con successive ondate dal 1600 a circa la metà del 1800, con massacri di missionari e fedeli laici e la distruzione di non poche chiese. Il 15 gennaio 1648, i Tartari Manciù provenienti dalla grande provincia imperiale della Manciuria, invasero la regione del Fujian e, dimostrandosi subito ostili alla religione cristiana, uccisero diversi missionari stranieri e catechisti locali. La persecuzione continuò nell'epoca degli Imperatori Yung-Cheng (dal 1723 al 1736) e di suo figlio K'ien-Lung (dal 1736 al 1799). Una nuova fase di persecuzione venne poi a verificarsi nel 1800. Mentre il cattolicesimo era stato autorizzato da alcuni Imperatori dei secoli precedenti, l'Imperatore Kia-Kin (dal 1796 al 1821) pubblicò invece numerosi e severi decreti contro di esso. Il primo risale al 1805, mentre due editti del 1811 erano diretti contro coloro fra i cinesi che studiavano per ricevere gli Ordini Sacri e contro i sacerdoti propagatori della religione cristiana. Un decreto del 1813 esonerava da ogni castigo gli apostati volontari, cioè i cristiani che dichiaravano spontaneamente di abbandonare la loro fede, colpendo però tutti gli altri. In questo periodo subì il martirio Pietro Wu, catechista, strangolato il 7 novembre 1814. A questi fece seguito nella fedeltà a Cristo Giuseppe Zhang-Dapeng, catechista e commerciante, strangolato il 12 marzo 1815. Entrambi i prevenuti divennero santi. Proprio nel 1815, furono emessi altri due decreti imperiali con i quali si approvava la condotta del Viceré della provincia Sichuan, che - come visto - aveva fatto decapitare il 14 settembre 1815 il sacerdote poi dichiarato santo Jean-Gabriel Taurin Dufresse e parecchi altri cristiani europei e cinesi. Ne conseguì un inasprimento della persecuzione, che come accennato portò, nello stesso anno, anche al martirio del capolista degli odierni martiri, Agostino Zhao Rong. Con lui, in seguito, immoleranno la vita per il Signore ancora molti sacerdoti e laici, cinesi ed europei. Qualche decina d’anni più tardi, scoppiarono nel Paese le cosiddette “Guerre dell’Oppio”, due conflitti, svoltisi rispettivamente dal 1839 al 1842 e dal 1856 al 1860, che contrapposero l'Impero cinese sotto la dinastia Qing al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Il conflitto fu vinto dagli inglesi e la Cina dovette firmare nel 1842 il primo trattato internazionale di libero commercio dei tempi moderni, seguito ben presto da altri con gli Stati Uniti d’America e la Francia. Approfittando dell'occasione, la Francia si sostituì al Portogallo come potenza protettrice delle missioni cattoliche e fu emanato dall’Imperatore cinese un doppio decreto, uno del 1844 per cui era permesso ai cinesi di seguire la religione cattolica e l'altro, nel 1846, con il quale le antiche pene contro i cattolici erano soppresse. La Chiesa poté da allora vivere “all'aperto” ed esercitare liberamente la sua azione missionaria, sviluppandola anche nell'ambito dell’educazione superiore, universitaria e della ricerca scientifica. All’inizio del 1900, si abbatté ancora sulla chiesa l’insurrezione della cosiddetta “Associazione della giustizia e dell'armonia” (comunemente nota come dei “Boxers”), che causò lo spargimento del sangue di molti cristiani. È noto che in questa rivolta confluirono tutte le società segrete cinesi e l'odio da queste accumulato e represso contro gli stranieri, a causa delle vicissitudini politiche e sociali seguite alle “Guerre dell'oppio” e all'imposizione dei cosiddetti “Trattati disuguali” da parte delle Potenze Occidentali. Ben diverso però fu il movente della persecuzione dei missionari. Il loro eccidio fu, infatti, determinato, anche se erano di nazionalità europea, dall’odio verso la fede di Gesù. Documenti storici irreprensibili mostrano l'odio anticristiano dal quale furono spinti i “Boxers” a trucidare i missionari e i fedeli locali che avevano aderito alla loro dottrina. Nei loro riguardi fu emesso un editto, il 1° luglio 1900, in cui si diceva sostanzialmente che ormai il tempo delle buone relazioni con i missionari europei e i cristiani era terminato. I primi dovevano essere subito rimpatriati e i fedeli locali costretti all'apostasia, pena la morte. In conseguenza di questo, avvenne il martirio di molti missionari e di migliaia di cinesi convertiti. IMMAGINE: <<Placca metallica riproducente i Santi Martiri Cinesi, realizzata nella seconda metà del XX secolo da artisti locali. L’opera si trova nella chiesa di San Francesco Saverio a Ho Chi Minh City (Hanoi) in Vietnam>>.
Roberto Moggi
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