Sant'Alessio, mendicante

Oggi - 17 luglio 2024 - mercoledì della XV settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant'Alessio, mendicante. Di Alexius (Alessio), questo il suo nome latino, si conosce pochissimo. Le principali fonti di notizie sono le tre differenti versioni della sua biografia, siriaca, greca e latina, oltre al poemetto in antica lingua francese “Vie de Saint Alexis” (Vita di Sant’Alessio), risalente all’XI secolo. Di lui, indicato talvolta con la specificazione “di Roma”, che ne evidenzia la provenienza geografica, sappiamo che nacque verosimilmente in quest’ultima città nella seconda metà del 300, figlio del nobile senatore Eufemiano e dalla matrona Aglae (o Agalé), entrambi probabilmente cristiani. Fin da giovane, era assiduo ai sacramenti e alla preghiera ed era attratto dalla vita religiosa, pur se fidanzato con una ricca e virtuosa concittadina. Tuttavia, il giorno stabilito per le nozze, illuminato divinamente, comprese di non essere tagliato per il matrimonio e di volere unicamente, invece, consacrarsi al Signore nella solitudine eremitica. Pertanto, dopo un colloquio chiarificatore con la promessa sposa, che convinse a rinunciare al matrimonio, abbandonò la sontuosa casa paterna per andarsene ramingo per il mondo, dedito alla penitenza e vestito solo di un povero saio. S’imbarcò verosimilmente ad Ostia (Roma) ed arrivò a Laodicea, la più importante città portuale della Siria (oggi nell’omonima Repubblica, molto vicino al confine con la Turchia), portandosi poi a Edessa, antica città dell’Assiria (oggi nella Turchia asiatica), dove visse in completa povertà come mendicante. In seguito arrivò in Palestina, dove pure visse d'elemosina. Infine, dopo ben diciassette anni, tornò a Roma e si presentò alla casa del padre, bussando alla porta. Tuttavia, il suo aspetto fisico era molto cambiato rispetto a quando era partito, per le dure privazioni, per il molto tempo trascorso e per essersi fatti crescere a dismisura capelli e barba, tanto da non poter essere riconosciuto da alcuno. Emaciato e coperto di stracci, non fu riconosciuto dalla servitù, dai parenti e nemmeno dagli stessi genitori. Creduto un pellegrino asceta, gli venne concesso di alloggiare in un sottoscala del palazzo. Là visse per ben altri diciassette anni, adibito ai lavori più umili, nutrendosi della carità del padre, che pure lo riteneva un estraneo e bevendo l'acqua d’un vicino pozzo. La sua vera identità fu svelata solo nel 412, al momento della morte, grazie ad una lettera indirizzata al padre che aveva scritto di suo pugno poco prima di rendere l’anima al Cielo. Un’altra versione non troppo dissimile, invece, sostiene che Alessio, prima di morire nel 412, raccontò in un foglio tutta la sua vita e lo tenne stretto nel pugno chiuso, dove poi fu trovato. Secondo la tradizione, solo Papa Innocenzo I (dal 401 al 417), futuro santo, riuscì ad aprire la sua mano e a leggere il biglietto, provocando l’immensa sorpresa ed il rammarico dei genitori. Lo stesso Papa e l'Imperatore Romano d’Occidente Onorio (dal 395 al 423), videro in lui un vero “Uomo di Dio” (appellativo con il quale sarà da allora in poi chiamato) e lo venerarono. Si racconta che alla sua morte, le campane della città di Roma, senza che nessuno le toccasse, si misero a suonare e che nel palazzo di famiglia si sparsero paradisiaci effluvi. Secondo una terza versione, anch’essa in qualche modo collegata alle precedenti, Alessio morì come mendicante in Assiria, in un ospedale di Edessa, nel 412, rivelando poco prima di morire di far parte di una nobile famiglia romana e di aver rifiutato il matrimonio per consacrarsi a Dio. Alessio è celebrato come patrono dei mendicanti poiché lui stesso rifiutò una vita agiata per sposare la povertà. La scala che fu il suo tetto nella casa paterna per lunghi anni, è conservata in una grande teca di vetro nella chiesa romana di Sant'Alessio sull'Aventino, che risale al IV secolo, che si vuole costruita sul luogo dove sorgeva il palazzo della sua famiglia. 
IMMAGINE: <<Sant’Alessio (al centro) in un affresco dell’XI secolo, opera di ignoto autore di scuola bizantina, che si trova nella basilica di San Clemente a Roma>>.

Roberto Moggi
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