Santa Maria Goretti

Oggi - 6 luglio 2024 - sabato della XIII settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di Santa Maria Goretti, vergine e martire. Maria Teresa, questi suoi nomi di battesimo, detta Marietta, nacque il 16 ottobre 1890 a Corinaldo, nell’entroterra di Ancona, nella regione Marche, dai poverissimi braccianti Luigi Goretti e Assunta Carlini, che avevano altri quattro figli. L’infanzia di Maria e dei suoi fratellini fu durissima, contrassegnata da analfabetismo, denutrizione, malattie e lavoro pesante. Nel 1897, i genitori furono costretti a trasferirsi con i figli nelle campagne della parte meridionale del Lazio, dove avevano trovato un contratto agricolo a mezzadria. Giunsero pertanto in una grande tenuta di Paliano (Frosinone), come mezzadri, congiuntamente alla famiglia già residente dei Serenelli, pure di origine marchigiana, composta dal solo padre vedovo e dal figlio. Purtroppo, però, i rapporti col proprietario si guastarono presto ed entrambe le famiglie dovettero lasciare Paliano. Fortunatamente, i due nuclei familiari trovarono un’altra sistemazione come mezzadri nella tenuta del conte Lorenzo Mazzoleni alla località Le Ferriere di Conca, nell’Agro Pontino, territorio paludoso e malarico nella parte meridionale del Lazio, noto come “Paludi Pontine”. La località non era troppo lontana dalla cittadina di Nettuno, sul litorale più meridionale della provincia di Roma, che fungeva da diga naturale fra la parte settentrionale dell’agro e l’immenso acquitrino a sud. Non era certamente un luogo salubre, perché d’estate era invaso dalle zanzare e dalla malaria e il chinino, unico farmaco efficace contro quest’ultima, era utile solo per scopo terapeutico, ma non per la prevenzione. Mentre i genitori si adoperavano nel lavoro massacrante dei campi, Maria accudiva casa, chiamata “Cascina antica” e si occupava delle faccende domestiche, anche per i due Serenelli che vivevano nella stessa cascina, impegnandosi con lena nelle tante incombenze quotidiane, mentre badava anche ai fratellini più piccoli. Dopo alcuni anni, il 6 maggio 1900, il padre non tornò a casa, stroncato dalla malaria ai margini della palude, Maria aveva allora solo dieci anni, ma subito si comportò con grande maturità e responsabilità. Prese a confortare la mamma rimasta sola con la famiglia numerosa cui badare e con un lavoro da svolgere superiore alle sue forze. Nonostante il raccolto fosse stato buono quell’anno, la famiglia rimase in debito con il conte Mazzoleni dei diritti di mezzadria per ben 15 lire dell’epoca. Maria intanto cresceva docile e buona, fervorosa nella preghiera e diligente nei lavori, descritta dai conoscenti come una fanciulla ubbidiente e assennata, dedita alla famiglia, ligia al dovere, modesta e riservata, venendo additata come “un ideale di fanciulla”. Il proposito di diventare più buona ed amare maggiormente Gesù e il prossimo fu per lei un impegno serio, che mantenne fino alla morte. Anche il suo futuro assassino, Alessandro Serenelli, testimoniò in seguito che, seguendo le orme della madre, era una fanciulla modesta. Quando si stava preparando alla Prima Comunione, avendo sentito pronunciare delle “parolacce” da una compagna, le riferì scandalizzata alla mamma, che l'ammonì di non pronunciare mai simili cose ed ella di rimando rispose che avrebbe piuttosto preferito morire che farlo. Questo aneddoto dimostra che sapeva scegliere tra i diversi valori del mondo quelli giusti. Le donne del borgo dicevano ad Assunta che aveva un “Angelo di figlia”. Il movente della bontà di Maria era la sua grande fede, l'amore a Gesù, alla Madonna e l’orrore dell'inferno che si merita col peccato. Fu questo il solo motivo che ella oppose all'aggressore al momento del martirio. Intanto Alessandro Serenelli, con un carattere chiuso e introverso a causa della precoce scomparsa della madre e del durissimo lavoro in solitudine, cominciò ad avere propositi malvagi e concupiscenti nei riguardi di Marietta, verso la quale assunse un contegno sempre più ostile, rimproverandola ingiustamente e di continuo con qualsiasi scusa, cercando di renderla disponibile alle sue turpi voglie. Maria si opponeva decisamente e, per evitare lo scontro, eseguiva di nuovo le faccende ordinate da lui, pur facendo le giuste rimostranze qualche volta a voce, qualche volta col pianto, tanto che la mamma più volte dovette confortarla. Tuttavia Alessandro aveva ormai progettato di violentarla se non fosse riuscito diversamente nei suoi intenti meschini. Era più che mai risoluto a spuntarla e voleva ad ogni costo piegare la ragazza ai suoi desideri carnali. Dal canto suo Maria era decisa a resistere, anche a costo della vita, respingendo con fermezza e coraggio i ripetuti attentati alla sua purezza. Il pomeriggio del 5 luglio 1902, Durante la battitura del favino (una pianta leguminosa) fatta sull'aia del casolare, Maria, dopo aver pulito la cucina, prese una camicia da rammendare e pose a dormire su una coperta, distesa sul pianerottolo, la sorellina Teresa di circa due anni e mezzo, sedendosi lì vicino a cucire. Ecco il racconto che fecero, dopo l’omicidio, lo stesso Alessandro e mamma Assunta, così come vennero trascritti a verbale: “… Il 5 luglio io ero risoluto a ritornare al terzo assalto (carnale, N.d.R.) e verso le ore 15,00 mentre io stavo sul carro triturando le fave nell'aia, vedendo Maria sul pianerottolo, intenta a rattoppare la mia camicia che avevo dato a sua mamma, pensai che era quello il momento opportuno per attuare il mio disegno. Scesi dal carro, pregai la mamma (di Marietta, N.d.R.) di sostituirmi ed io mi recai in casa. Mio padre si trovava davanti alla stalla dei buoi, coricato a terra preso da un attacco di febbre di malaria. Gli domandai come stava e quindi continuai la mia strada. Passai davanti a Maria senza dir nulla e andai in una camera dove vi era una cassetta di ferri vecchi per prendervi un'arma, trovai un punteruolo... lo presi... ciò fatto mi accostai a Maria, la invitai ad entrare dentro casa. Ella non rispose, né si mosse. Allora l'acciuffai quasi brutalmente per un braccio e, facendo ella resistenza, la trascinai dentro la cucina. Ella intuì che io volevo ripetere l'attentato delle due volte precedenti e mi diceva: “No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all'inferno”. Io allora vedendo che non voleva assolutamente accondiscendere alle mie brutali voglie, andai su tutte le furie e, preso il punteruolo, cominciai a colpirla. In quel momento io capivo bene che volevo compiere un'azione contro la legge di Dio e che volevo indurre Maria al mio peccato e appunto l'uccidevo perché si opponeva. Ella ripeteva: “Che fai Alessandro tu vai all'inferno!”. Nel momento che vibravo i colpi, non solo si dimenava per difendersi, ma invocava ripetutamente il nome della madre e gridava: “Dio, Dio, io muoio! Mamma, Mamma!”. Io ricordo di aver visto del sangue anche sulle sue vesti e di averla lasciata mentre ella ancora si dimenava, però capivo bene che l'avevo colpita mortalmente. Buttai l'arma dentro il cassone e mi ritirai nella mia camera, mi chiusi dentro e mi buttai sul letto ...”. Nell'ora del dramma nessuno fu testimone della passione di Maria. Il motivo dell'omicidio è chiaro e lampante: la fortezza della martire di fronte al peccato. Lo riconobbe lo stesso assassino, prima davanti alle autorità civili, poi a quelle ecclesiastiche, confessando che l'unica causa per cui aveva ucciso Maria, fu la sua resistenza ai propri reiterati tentativi di violenza carnale. Mentre Alessandro Serenelli stava chiuso in camera, Marietta, con le poche forze rimaste, si trascinò fino alla porta e gridando chiamò il vecchio Serenelli, papà di Alessandro: “Venite su che Alessandro mi ha ammazzato!”. La piccola Teresa, svegliata di soprassalto incominciò a smaniare e a piangere, il suo pianto smorzò il frastuono della trebbiatura. Quando la madre sentì la piccola piangere, alzando gli occhi non vide più Maria sul pianerottolo, sicché temendo che la piccola cadesse per le scale, mandò suo figlio Mariano. Mentre costui andava, la madre vide il vecchio Serenelli che si era alzato da dove riposava e saliva frettolosamente le scale. Quando quest’ultimo, salito, ebbe oltrepassato la porta, si voltò per chiamarla in modo concitato e poi chiamò anche Mario Cimarelli, un vicino di casa, che batteva le fave sulla sua aia. Assunta, angosciata, scese dal carro e corse a casa. Quando giunse, vide che l’anziano Serenelli aveva in braccio Maria con la testa appoggiata alla spalla come se fosse morta, tutta insanguinata, e che la poggiò sul letto. Fu questa l'immagine che si presentò agli occhi della madre: “… Io seguii Marietta che veniva portata nella camera da letto e mi balenò subito il sospetto che la mia piccola fosse stata violentata da Alessandro che non era presente. Io diedi un urlo ed allora i Cimarelli mi portarono fuori sul pianerottolo svenuta …”. Con l'aceto si riuscì a far riprendere mamma Assunta, mentre, poco dopo, anche Marietta diede segni di vita e la verità si fece strada. Il vicino di casa Mario Cimarelli il primo ad accorrere, così descrisse la scena straziante: “… La ragazza giaceva carponi a terra, poggiata nel fianco destro... raccolta da terra la Goretti con le vesti intrise di sangue, la adagiai sul letto della madre... sopraggiunta Teresa le cambiò la veste insanguinata e stracciata. Poi le fasciò le ferite, mentre Maria ripeteva il suo monologo: “Alessandro quanto sei triste... tu vai all'inferno”. La veste era anche impolverata, perchè sul pavimento mancavano molti mattoni, e la giovinetta per non lasciarsi scoprire le vesti da Alessandro si era avvoltolata per terra su quel calcinaccio. Mamma Assunta piangeva dirottamente. La notizia del misfatto delle Ferriere si diffuse rapidamente per tutta la zona. Decine di persone intenzionate a fare giustizia sommaria marciarono compatte verso Cascina Antica. Anche i rudi “uomini della palude” avevano un loro codice d'onore che non era possibile calpestare impunemente e il gesto di Alessandro non era tra quelli che avevano diritto ad attenuanti. In una situazione così tragica, nella solitudine delle Paludi Pontine, l'opera della famiglia vicina di casa dei Cimarelli fu provvidenziale. Era composta da tre fratelli, Mario, Domenico e Antonio, più Teresa, la moglie di Mario. Domenico corse subito a Conca ad avvisare il conte Mazzoleni dell'accaduto e per farsi dare un cavallo per andare a cercare un medico. Mentre Mario, appena prestati insieme alla moglie i primi soccorsi, si precipitò a Nettuno a chiamare i Carabinieri e il medico condotto, il conte Mazzoleni mandò a chiamare i Carabinieri del vicino paese di Cisterna e la Croce Rossa di Carano. Il conte quando giunse da Conca fece sorvegliare l'assassino da guardiani armati in attesa dell'arrivo dei militari, che, giunti dopo poco, arrestarono Alessandro, riuscendo a stento a difenderlo dalla folla inferocita. All’arrivo del carro della Croce Rossa, accompagnata dalla mamma e distesa su una barella, Marietta scese i gradini tra gli occhi velati di pianto e di amarezza delle persone presenti. Sul piccolo ponte dell'Astura i contadini si toglievano il cappello come facevano solo nel giorno del Corpus Domini. Quella notte a Cascina Antica non dormì nessuno. I fratelli Goretti vennero amorevolmente ospitati nella casa dei Cimarelli e la signora che li ospitò attestò di averli trovati durante la notte con gli occhi sbarrati dalla paura. Marietta per loro era veramente tutto. La Croce Rossa Arrivò all’ospedale Fatebenefratelli di Nettuno alle otto di sera. Mentre si aspettava che fosse pronta la sala operatoria, il cappellano del nosocomio la volle confessare subito, dandole anche il viatico e l'estrema unzione. L’operazione chirurgica durò fino alle 22,00, senza che fosse nemmeno possibile anestetizzarla, a causa delle sue gravissime condizioni. A questo proposito, i medici racconteranno, esterrefatti, come non un solo lamento o grido di dolore fosse uscito dalla sua bocca, sebbene Marietta fosse rimasta perfettamente lucida e che le sue uniche parole furono invocazioni alla Madonna. Appena fuori dalla camera operatoria, Marietta chiese dei fratellini, ma la setticemia compiva inesorabilmente il suo corso, la febbre divenne altissima. Le divenne insopportabile anche la sete e la febbre cominciò a salire in maniera vertiginosa. Eppure restò alla piccola Maria la forza di scrivere la pagina più bella e commovente della sua storia: il perdono del suo uccisore. All'esplicita domanda del parroco, Marietta rispose precisa: "Sì, per amore di Gesù lo perdono, e voglio che venga con me in Paradiso". Poi le condizioni di Maria peggiorarono all'improvviso, i suoi ultimi pensieri furono per i suoi cari. Alle ore 15,45 del 6 luglio 1902, Marietta, a meno di dodici anni, rese l’anima a Dio. La storia della piccola Maria commosse l'opinione pubblica e una folla traboccante partecipò ai suoi funerali celebrati l'8 luglio nella cappella dell'ospedale, dal parroco di Nettuno, senza la presenza della mamma, che non poté assistere ai funerali costretta a tornare a Conca dai suoi figli. La piccola bara bianca portata in trionfo fu tumulata nel cimitero di questa cittadina. I Goretti rimasero ospiti dei Cimarelli fino alla fine del processo contro Alessandro Serenelli al termine del quale Assunta, su esplicita domanda del Presidente del Tribunale, perdonò pubblicamente l'uccisore della figlia. Nel 1903 tornò a Corinaldo più povera di quando era partita, insieme ai due figli maschi, mentre le due bambine furono ospitate in due istituti religiosi femminili di Roma. Alessandro Serenelli fu condannato a trent’anni di reclusione. Nel carcere di Noto (in provincia di Siracusa, regione Sicilia), dal 1902 al 1918, incoraggiato dal locale vescovo, Monsignor Giovanni Blandini, maturò il pieno pentimento e la conversione. Anni dopo, Serenelli raccontò di aver ottenuto questo ravvedimento interiore proprio grazie proprio alla piccola Marietta, in seguito a un sogno in cui la sua vittima gli offriva dei gigli che si trasformavano in fiammelle. Nel 1929 le spoglie di Maria, divenuta un esempio di purezza e integrità morale, vennero spostate dal cimitero comunale al cinquecentesco santuario di Nostra Signora delle Grazie, sempre a Nettuno, mentre nello stesso anno, dopo ventisette di reclusione, Alessandro Serenelli fu scarcerato in anticipo per buona condotta e subito si recò a Corinaldo dove, rintracciata in piazza la signora Assunta, cadendo in ginocchio ai suoi piedi, chiese pubblicamente il suo perdono e dei familiari, che lei prontamente accordò. Dopo tale edificante episodio, Serenelli trascorse il resto della sua vita come giardiniere e portinaio in vari conventi dei Frati Cappuccini, l'ultimo dei quali fu quello di Macerata (Marche), dove morì il 6 maggio 1970 a ottantasette anni. Visse sempre alla sequela di Cristo, come fosse un frate anche lui, rendendo l’anima a Dio in “odore di santità”. Nel 1935, il Vescovo diocesano, diede parere favorevole e si aprì il processo canonico per la beatificazione di Marietta, dichiarata Beata il 27 aprile 1947. Il 24 giugno 1950 fu proclamata Santa a Roma dal papa Servo di Dio Pio XII.
Immagine: <<La teca di cristallo realizzata da maestranze locali che, dal 1929, ospita i resti mortali di Santa Maria Goretti. Essa si trova nella cripta del Santuario di Nostra Signora delle Grazie e Santa Maria Goretti, a Nettuno (in provincia di Roma)>>.
Roberto Moggi
Home page   ARGOMENTI

Commenti