Oggi - 30 luglio 2024 - martedì della XVII settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Pietro “Crisologo”, vescovo e dottore della Chiesa. Il termine “Crisologo” proviene dall’unione di due parole greche [“chrisòs” (oro) e “lògos” (parola), nella loro traslitterazione in alfabeto latino], col significato di “parola (o, per estensione, “bocca”) d’oro”, quindi “dalla parola d’oro”, riferito alla raffinata eloquenza di Pietro. Di Petrus (Pietro), questo il suo nome in latino, si hanno pochissime notizie, provenienti per lo più dal “Liber pontificalis Ecclesiae ravennatis” (Libro pontificale della Chiesa ravennate) del presbitero e storico di Ravenna (oggi capoluogo dell’omonima provincia della regione Emilia-Romagna) Andrea Agnello, detto per l’appunto Agnello “Ravennate” o “di Ravenna” (800 circa-850 circa), scritto però attorno all'anno 840, ben quattro secoli dopo la vita di Pietro, meritorio pertanto solo di una limitata attendibilità. In base alla tradizione più accreditata, sappiamo che Pietro nacque verso il 405 o 406 a Forum Cornelii (oggi Imola, in provincia di Bologna e nella regione Emilia-Romagna), città lungo la via Emilia, a metà strada tra Forlì e Bologna. Il vescovo di Imola in carica al momento della sua nascita, il futuro santo Cornelio detto appunto “di Imola” (morto nel 446), secondo la testimonianza successivamente rilasciata da Pietro stesso in uno dei suoi scritti, lo battezzò e lo istruì in campo culturale e spirituale, formandolo e facendogli da padre spirituale fino al momento in cui lo ascrisse al clero della locale cattedrale e lo ordinò diacono. Del resto della sua giovinezza non sappiamo altro, mentre le uniche notizie ragguardevoli su di lui concernono la sua ordinazione a vescovo di Ravenna e il periodo del proprio ministero episcopale in tale diocesi, elevata a sede metropolitana della Chiesa intorno al 431 e in quel periodo capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Secondo quanto riportato nel menzionato “Liber pontificalis”, fu papa Sisto III (432-440) a consacrarlo vescovo di Ravenna, probabilmente nel 433, dopo aver avuto una sua visione in compagnia dell’apostolo San Pietro e di Sant’Apollinare, patrono di Ravenna. Nel medesimo anno, Pietro tenne il suo primo discorso da vescovo, alla presenza di due importanti personaggi: il medesimo pontefice e l’imperatrice Galla Placidia (392 circa-450), figlia dell'imperatore Teodosio I “il Grande” (dal 379 al 395), sorella di Onorio e di Arcadio, rispettivamente imperatori d'Occidente (dal 395 al 423) e d'Oriente (dal 395 al 408), sposa di Costanzo III (370-421), collega di Onorio nell'impero e madre di Valentiniano III, nominato imperatore ad appena quattro anni d’età sotto la sua tutela (dal 425 al 455). Secondo un’altra tradizione, tuttavia, fu sotto il pontificato di papa Celestino I (dal 422 al 432), futuro santo, che Pietro fu eletto e consacrato vescovo di Ravenna. La cronotassi ufficiale dei vescovi di tale città, redatta dalla locale arcidiocesi di Ravenna-Cervia, lo porta, infatti, al diciottesimo posto, dal 426 al 450, primo metropolita. Il suo discorso d'ingresso nell’episcopato, anche in questo caso, lo avrebbe pronunciato alla presenza delle massime autorità imperiali, tra cui la precitata imperatrice Galla Placidia. Dal V secolo, su iniziativa probabilmente della stessa l’imperatrice, fervente cristiana e figura centrale nella storia di quel periodo, Pietro cominciò a essere indicato col già citato appellativo di “Crisologo”, per la magnifica eloquenza con cui esponeva le verità di fede. Negli anni seguenti al 430 circa, sorse l’eresia cristologica del “Monofisismo”, termine usato, nella teologia cattolica e nella storiografia occidentale, per indicare la forma di cristologia eretica elaborata dal monaco bizantino e “archimandrita” (superiore di un monastero di rito greco ortodosso) Eutiche, che negava la duplice natura divina e umana del Cristo, la quale ultima era assorbita da quella divina, unica presente. Nel 449, dopo che il grave errore teologico di Eutiche era stato condannato dal sinodo di Costantinopoli, il metropolita orientale interpellò Pietro Crisologo quale metropolita della sede imperiale d’Occidente e lui gli rispose ribadendo la retta dottrina cristologica e lo esortò a rivolgersi al papa, che allora era il futuro santo Leone I detto “Magno” (dal 440 al 461), come a dire che il primato della Santa Sede, stabilito per volontà divina, rimaneva tale e non poteva certo essere intaccato dal declino della Roma Imperiale. Il Monofisismo, infine, fu condannato come eretico dal Concilio di Calcedonia del 451, che proclamava in Cristo la rappresentazione concreta e la personificazione della natura divina con l'umana. In seguito, insieme all’imperatrice Galla Placidia, diede inizio all’edificazione della basilica di San Pietro a Classe, presso Ravenna, ormai perduta e fu lui a consacrare la chiesa di San Giovanni Evangelista, la più antica di Ravenna, voluta dalla stessa sovrana dopo un voto fatto al discepolo prediletto di Gesù durante una tempesta in mare. Pietro Crisologo morì il 2 dicembre 450 dov’era cresciuto, a Forum Cornelii (oggi Imola), e volle essere sepolto vicino alla tomba del martire San Cassiano di Imola (250-305 circa), patrono principale della diocesi imolese. Ancora oggi è sepolto nel duomo di Imola, in un sarcofago posto nella navata di sinistra della cripta. Quasi tre secoli più tardi, il vescovo di Ravenna San Felice (morto nel 725) compilò una raccolta delle omelie del suo predecessore, per un totale di 176, sebbene in seguito l’elenco sia stato in parte rimaneggiato. Nel 1729, per i suoi sermoni (in cui il santo, fra le tante cose, confuta le eresie, spiega efficacemente il mistero dell’Incarnazione e il Credo apostolico, esalta san Giovanni Battista e la Beata Vergine e ricorda il sacrificio eroico di Sant’Apollinare), papa Benedetto XIII (dal 1724 al 1730) l’ha proclamato dottore della Chiesa.
Immagine: "San Pietro Crisologo", olio su tela dipinto nel 1650 circa da anonimo pittore della scuola del maestro bolognese Giovanni Francesco Barbieri, noto con lo pseudonimo di "Il Guercino". l'opera si trova presso il museo diocesano Pio IX di Imola (provincia di Bologna).
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