Oggi - 21 luglio 2024 - XVI domenica del Tempo Ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda San Lorenzo da Brindisi, sacerdote e dottore della Chiesa. Giulio Cesare, questi i suoi nomi di battesimo, nacque il 22 luglio 1559 a Brindisi, città portuale sul mare Adriatico della parte meridionale della Puglia, appartenente al Regno di Napoli (oggi capoluogo dell’omonima provincia della regione Puglia), nella famiglia Russo della piccola borghesia. Ancora molto piccolo rimase orfano di padre, ma riuscì ugualmente a studiare nella sua città, presso le scuole per allievi “esterni” dei Francescani Conventuali di San Paolo Eremita, i quali gli insegnarono a conoscere e amare il Signore, accendendo in lui la fiamma della vocazione sacerdotale. Tra il 1565 e il 1567, infatti, passò tra gli alunni “interni” con l'abito dei Frati Conventuali, passando poi alla scuola per oblati e candidati alla vita religiosa. A quei tempi, i locali Francescani Conventuali avevano l’usanza di fare tenere, in alcune solennità e feste, pubbliche prediche ad alcuni tra i loro migliori studenti, che ritenevano particolarmente portati allo scopo. Egli fu subito prescelto e iniziò così la sua predicazione al popolo. La morte della madre, avvenuta da lì a breve, oltre che lasciarlo completamente solo, gli creò notevoli difficoltà economiche, senza per altro ricevere alcun aiuto dai tanti parenti, neppure da Padre Giorgio Mezosa, che oltre che congiunto era suo insegnante presso i Conventuali. Di conseguenza, nel 1573, appena quattordicenne fu costretto a trasferirsi a Venezia, capitale dell’omonima “Serenissima” Repubblica (oggi capoluogo della regione Veneto), presso uno zio sacerdote, direttore di una scuola privata e curatore dei Chierici di San Marco, potendo così proseguire negli studi e irrobustire la propria vocazione, che però s’indirizzò verso i Frati Minori Cappuccini. Il 18 febbraio 1575 vestì l'abito Francescano, assumendo, per devozione e gratitudine, il nome religioso del Vicario Provinciale dell’Ordine pro tempore, Padre Lorenzo da Bergamo e divenendo da quel momento Padre Lorenzo “da Brindisi”. Nella prestigiosa università della vicina Padova completò gli studi di logica e filosofia, favorito da un'intelligenza acuta e da una memoria prodigiosa. Divorò tutti i libri che gli vennero a portata di mano e, volendo approfondire la conoscenza della Sacre Scritture nel testo originale, studiò l'ebraico e l'aramaico. Con un intervento eccezionale della Grazia, riuscì a padroneggiare dette lingue così bene che i rabbini lo scambiavano per un ebreo, disputando con lui nella stessa lingua dei Profeti. Tuttavia, per l'eccessiva tensione, i continui sforzi e le incessanti penitenze, a un certo punto dovette sospendere gli studi. In questo stato di debilitazione, affetto probabilmente da tubercolosi, fu ricoverato d'urgenza nell'infermeria del convento di Oderzo, non lungi da Treviso e dalla stessa Venezia (oggi in provincia di Treviso, Veneto). Qui, un giorno, all'improvviso, fu visto scoppiare in una serie incontenibile di singhiozzi e al Padre Guardiano, che cercava di consolarlo, rivelò che la Madonna lo aveva guarito. Riprese le forze, tornò quindi nuovamente a Venezia, per finire gli studi di teologia, fino a quando, il 18 dicembre 1582, fu ordinato sacerdote, sebbene egli non si sentisse degno di ciò. Da quel momento fece passi da gigante nella gerarchia dei Cappuccini. A qualche mese dall'ordinazione, memore delle esperienze fatte sin da bambino, cominciò a predicare. Da allora, per quasi tutta la vita, la semina della parola di Dio fu per lui l'occupazione più importante e impegnativa. La maggior parte degli scritti che ci lasciò ha avuto origine dalla sua infaticabile attività di predicatore. Alla bella presenza che s'imponeva al pubblico, univa una voce potente, un gesto esuberante, doti intellettuali e morali superiori. Nel 1589 divenne Vicario Generale dell'Ordine in Toscana, nel 1594 Provinciale di Venezia, nel 1596 secondo Definitore Generale, nel 1598 Vicario Provinciale in Svizzera, nel 1599 primo Definitore Generale e, nel medesimo anno, venne anche posto alla guida dei missionari che i Cappuccini - su disposizione del Pontefice Clemente VIII (dal 1592 al 1605) - inviavano nei territori tedeschi e boemi del Sacro Romano Impero, per la restaurazione e la difesa della fede contro le sette, gli eretici e i protestanti. Nell'ottobre del 1601, chiese di essere uno dei quattro cappellani incaricati all'assistenza spirituale delle truppe cattoliche coalizzate, grazie all’intervento del Papa, nella guerra contro i turchi, nota come “Lunga Guerra” (complessivamente dal 1593 al 1606). La sua domanda fu accolta e fu destinato all'accampamento imperiale della città di Székesfehérvár (in italiano Albareale) in Ungheria, dove si trovava anche l’Imperatore del Sacro Romano Impero Ferdinando I d’Asburgo (dal 1556 al 1564). Lorenzo vi giunse il 9 ottobre, distinguendosi subito per l'aiuto e per la fermezza durante l'attacco turco. Il 24 maggio 1602, fu eletto Vicario Generale dell'Ordine, con l'impegno di visitare tutte le Province dell'Ordine e si dedicò di conseguenza a questo incarico. Nel 1604, durante il triennio del suo generalato, poté tornare anche a Brindisi, dove decise per conto dell’Ordine la costruzione di una chiesa con annesso monastero di clausura, trovando i finanziatori nel Duca di Baviera, nella Principessa di Caserta e in altre personalità conosciute durante i suoi viaggi in Europa, mentre il terreno era quello della sua casa natale. Nel 1618 giunse a Napoli, capitale dell’omonimo Regno sottoposto a quello di Spagna, dove fu convinto dai patrizi locali a recarsi a Madrid (Spagna) per esporre al Re Filippo III (dal 1598 al 1621) le malversazioni e i soprusi perpetrati dal Viceré don Pietro Giron, Duca di Ossuna. Il 26 maggio 1619, dopo avere evitato miracolosamente l'agguato di sicari e ostacoli di varia natura, fu ricevuto alla corte di Filippo III. Al termine del colloquio col sovrano, per dare attendibilità alle sue parole, profetizzò la propria morte imminente, aggiungendo che, se lo stesso sovrano non avesse provveduto al bene dei propri sudditi, sarebbe pure morto entro due anni. Il 22 luglio 1619, a Belém, frazione della città di Lisbona in Portogallo, allora formalmente unito alla Spagna, Lorenzo morì probabilmente avvelenato. Il 31 marzo 1621, come profetizzato, si spense anche Re Filippo III, che aveva ignorato la profezia, disatteso le legittime richieste dei sudditi napoletani e aveva favorito il Viceré don Pietro Giron. Lorenzo fu sepolto a Villafranca del Vierzo, nella Galizia (Spagna), presso il convento dell'Annunciata delle Monache Clarisse. Fu proclamato santo da Papa Leone XIII (dal 1878 al 1903) nel 1881 e, nel 1959, fu annoverato tra i dottori della Chiesa, col titolo di “Doctor Apostolicus” (Dottor Apostolico), dal Pontefice San Giovanni XXIII (dal 1958 al 1963). Lorenzo mise a disposizione dell’apostolato le notevoli doti d’intelligenza e il fervore spirituale che lo contraddistinguevano, unitamente alla coerenza del suo ascetismo e alla saggezza nel governo dei confratelli.
IMMAGINE: <<“San Lorenzo da Brindisi”, olio su tela di origine devozionale, realizzato da ignoto autore (forse un frate Cappuccino) nel corso del XVII secolo. L’opera si trova nel Convento dei Cappuccini di Venezia>>.
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