Oggi
25 luglio 2024 - giovedì della XVI settimana del Tempo Ordinario - la
chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Cristoforo. L’immagine
iconografica più frequente di San Cristoforo raffigura un gigante
barbuto che porta su una spalla Gesù Bambino, aiutandolo ad attraversare
le acque di un fiume. Questa simbolica raffigurazione risale ad una
delle leggende agiografiche più note
relative a San Cristoforo, martirizzato il 25 luglio a Samo, in Licia
(oggi sulla costa meridionale della Turchia asiatica). Secondo questa
tradizione, il suo vero nome era Reprobo, ed era un gigante che
desiderava mettersi al servizio del sovrano più forte del mondo. Giunto
alla corte di un re che si riteneva invincibile, si mise al suo
servizio, ma un giorno si accorse che il monarca, mentre ascoltava un
menestrello che cantava una canzone che parlava del diavolo, si faceva
il segno della croce. Gli chiese come mai, e il re gli rispose che aveva
paura del diavolo, e che ogni volta che lo sentiva nominare si faceva
il segno della croce per cercare protezione. Il gigante si mise allora
alla ricerca del diavolo, che giudicava più potente del suo re. Non gli
ci volle molto per trovarlo, e si mise a servirlo e a seguirlo. Ma un
giorno, passando per una via dove c’era una croce, il diavolo cambiò
strada. Reprobo gli chiese per quale motivo l’avesse fatto, e il diavolo
fu costretto ad ammettere che su una croce era morto Cristo e che lui
davanti alla croce era costretto a fuggire spaventato. Reprobo allora lo
abbandonò e si mise alla ricerca di Gesù Cristo. Un eremita gli suggerì
di costruirsi una capanna vicino ad un fiume dalle acque pericolose e
di aiutare, grazie alla sua forza e alla sua statura gigantesca, i
viandanti ad attraversarlo; certo Cristo ne sarebbe stato felice e forse
un giorno si sarebbe manifestato a lui. Un giorno il gigante buono udì
una voce infantile che gli chiedeva aiuto: era un bambino che desiderava
passare sull’altra riva. Il gigante se lo caricò sulle spalle e
cominciò ad attraversare le acque tumultuose; ma più si inoltrava nel
fiume, più il peso di quell’esile fanciullo aumentava, tanto che solo
con molta fatica il gigante riuscì a raggiungere la riva opposta. Lì il
bambino rivelò la propria identità: era Gesù, e il peso che il gigante
aveva sostenuto era quello del mondo intero, salvato dal sangue di
Cristo. Questa leggenda, oltre ad ispirare l’iconografia occidentale, ha
fatto sì che San Cristoforo fosse invocato patrono dei barcaioli, dei
pellegrini e dei viandanti. In Oriente e nell’est europeo, San
Cristoforo è invece in genere raffigurato con una testa di cane, com’è
testimoniato da molte icone conservate a San Pietroburgo (Russia) e
Sofia (Bulgaria). L’iconografia del santo cinocefalo secondo alcuni
dimostrerebbe che si tratta di un culto nato in ambito
ellenistico-egizio, con un chiaro riferimento al culto del dio egizio
Anubis (che in effetti aveva una testa a forma di quella di cane). Più
plausibile e complessa sarebbe invece un’altra ipotesi: Reprobo si
sarebbe arruolato nell’esercito romano e si sarebbe convertito al
cristianesimo col nome di Cristoforo (da Cristo). Denunziato per la sua
attività di apostolato tra i commilitoni, e condotto davanti al giudice,
avrebbe resistito ad ogni tentativo di farlo abiurare e sarebbe stato
infine decapitato. Cristoforo, dunque, avrebbe “portato Cristo” nel suo
cuore fino al martirio, come l’asinello portò Cristo a Gerusalemme il
giorno delle Palme. Per questa ragione in Oriente si sarebbe
inizialmente diffusa l’abitudine di raffigurare Cristoforo con una testa
d’asino, che si sarebbe poi mutata in una testa di cane. Si tratterebbe
perciò di una iconografia interna al cristianesimo, senza alcun
rapporto con culti pagani. Secondo la famosa “Leggenda Aurea”, il
martirio di Cristoforo avvenne a Samo, in Licia. Il Santo resistette
alle torture inflittegli con verghe di ferro e metallo rovente. Persino
le frecce che gli furono scagliate contro rimasero sospese a mezz’aria, e
una di esse tornò indietro e trafisse l’occhio del sovrano che aveva
ordinato il supplizio. Il re diede allora ordine di decapitare
Cristoforo, e il Santo, prima di morire, gli disse: “Bagnati l’occhio
col mio sangue, e sarai risanato.” Il re riacquistò la vista e si
convertì, e da allora San Cristoforo viene invocato per guarire dalle
malattie della vista.
Immagine: “San Cristoforo”, affresco dipinto nel 1523 circa dal pittore veneto Tiziano Vecellio, detto Tiziano (1488-1576). L’opera si trova all’interno del Palazzo Ducale di Venezia.
Roberto Moggi
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Immagine: “San Cristoforo”, affresco dipinto nel 1523 circa dal pittore veneto Tiziano Vecellio, detto Tiziano (1488-1576). L’opera si trova all’interno del Palazzo Ducale di Venezia.
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