Pe n’àceno ’e sale se perde ’a menesta.
A causa di poco sale si rovina la minestra.
Quando, per non voler fare un ultimo piccolo sacrificio si manda a monte tutto il lavoro in precedenza fatto.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci
è presentato un proverbio che ci esorta alla costanza, nel concludere
al meglio le opere intraprese, senza fermarsi proprio sul più bello,
quando la fine dell'impresa è prossima, rendendo vano tutto il lavoro
fatto.
Una figura che caratterizza, per i suoi
lati negativi, la natura umana è rappresentata dall'incostante, che non
riesce a perfezionare qualsiasi cosa che intraprende, vanificando il
tempo e la fatica a cui si è sottoposto.
La
persona mutevole, incapace di essere durevole e tenace nei suoi
impegni, è sempre affascinata dalla novità, godendo dello stato nascente
di qualsiasi impresa, o di relazione con persone, finché quello che in
un primo tempo l'attira perché è nuovo, non è sostituito dalla
consuetudine, che si presenta a chi non è capace di assolvere i suoi
impegni, come noiosa e pesante, sia per concludere un'impresa, che per
portare avanti una relazione.
Non per nulla si dice che se la fatica promette il premio, è la perseveranza nel portare a termine l'impresa che lo porge.
Una
figura che caratterizza tale fenomeno, nei rapporti amorosi, è quella
del Don Giovanni, che intreccia relazioni a tutto spiano, senza portarne
a termine nessuna, per il fascino con cui gli si presenta, quando è
nuova, ma che viene meno quando si protrae.
Leggiamo negli scritti di Lucio Anneo Seneca:
“La
vita è tanto breve, e noi la rendiamo ancora più breve con la nostra
incostanza, ricominciandola di continuo ora in un modo, ora in un altro:
la riduciamo in pezzi e la laceriamo.”
Se
cambiamo la parola incostanza con volubilità, essa dà luogo a un
concetto che può apparire affascinante, come leggiamo nel web la
locuzione attribuita a un anonimo:
"La
volubilità è un dono che non tutti possiedono, la volubilità è un
frutto del talento e della riflessione. Più cose che si vedono, più
piaceri che si provano, più si vive."
Doti,
quelle del talento e della riflessione, che potremmo cambiare nel
talento dell'irresponsabilità, per quanto possa essere eccitante il
riuscire a non portare a termine un accidente, nel godimento di tutto
ciò che appare sempre nuovo.
Una
delle più significative imprese che non vengono portate a termine nel
dovuto modo, è rappresentata da quella della vita, per chi ha raggiunto
una certa età e non ha più interessi che gli forniscano uno sprone a
continuarla come merita.
L'epoca
nella quale viviamo, ci presenta scenari differenti da quelli che erano
presentati ai nostri genitori e quella che era definita tarda età,
considerata come un declino irreversibile, è diventata per molti, se non
per tutti, quasi una seconda maturità, se non proprio giovinezza, con
bisogni che una volta nemmeno erano presi in considerazione, come quello
di continuare a essere attivi, sia con la mente che fisicamente, il
desiderio di inventarsi cose nuove, con l'imperativo, non di vegetare
nell'attesa della fine, come succedeva una volta a tanti anziani, ma di
vivere pienamente ogni momento del presente, con tutta la grinta e
l'entusiasmo che si riescano a provare, vivendo ogni giorno come un
rinnovamento, cercando di cambiare le abitudini che si presentano come
il peggior nemico, affogandoci nella pastoie tanto rassicuranti della
routine quotidiana.
Leggere,
continuare a essere curiosi, ad imparare sempre qualcosa di nuovo, a
inventarsi nuovi passatempi, a fare di tutto per rendere la vita
interessante e meritevole di essere vissuta, perché altrimenti si
risolverebbe in una vita sprecata, proprio nel momento che dovrebbe
essere perfezionata.
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