Pe n’àceno ’e sale se perde ’a menesta

Pe n’àceno ’e sale se perde ’a menesta.
A causa di poco sale si rovina la minestra.
Quando, per non voler fare un ultimo piccolo sacrificio si manda a monte tutto il lavoro in precedenza fatto.
Ci è presentato un proverbio che ci esorta alla costanza, nel concludere al meglio le opere intraprese, senza fermarsi proprio sul più bello, quando la fine dell'impresa è prossima, rendendo vano tutto il lavoro fatto.
Una figura che caratterizza, per i suoi lati negativi, la natura umana è rappresentata dall'incostante, che non riesce a perfezionare qualsiasi cosa che intraprende, vanificando il tempo e la fatica a cui si è sottoposto.
La persona mutevole, incapace di essere durevole e tenace nei suoi impegni, è sempre affascinata dalla novità, godendo dello stato nascente di qualsiasi impresa, o di relazione con persone, finché quello che in un primo tempo l'attira perché è nuovo, non è sostituito dalla consuetudine, che si presenta a chi non è capace di assolvere i suoi impegni, come noiosa e pesante, sia per concludere un'impresa, che per portare avanti una relazione.
Non per nulla si dice che se la fatica promette il premio, è la perseveranza nel portare a termine l'impresa che lo porge.
Una figura che caratterizza tale fenomeno, nei rapporti amorosi, è quella del Don Giovanni, che intreccia relazioni a tutto spiano, senza portarne a termine nessuna, per il fascino con cui gli si presenta, quando è nuova, ma che viene meno quando si protrae.
Leggiamo negli scritti di Lucio Anneo Seneca:
“La vita è tanto breve, e noi la rendiamo ancora più breve con la nostra incostanza, ricominciandola di continuo ora in un modo, ora in un altro: la riduciamo in pezzi e la laceriamo.”
Se cambiamo la parola incostanza con volubilità, essa dà luogo a un concetto che può apparire affascinante, come leggiamo nel web la locuzione attribuita a un anonimo:
"La volubilità è un dono che non tutti possiedono, la volubilità è un frutto del talento e della riflessione. Più cose che si vedono, più piaceri che si provano, più si vive."
Doti, quelle del talento e della riflessione, che potremmo cambiare nel talento dell'irresponsabilità, per quanto possa essere eccitante il riuscire a non portare a termine un accidente, nel godimento di tutto ciò che appare sempre nuovo.
Una delle più significative imprese che non vengono portate a termine nel dovuto modo, è rappresentata da quella della vita, per chi ha raggiunto una certa età e non ha più interessi che gli forniscano uno sprone a continuarla come merita.
L'epoca nella quale viviamo, ci presenta scenari differenti da quelli che erano presentati ai nostri genitori e quella che era definita tarda età, considerata come un declino irreversibile, è diventata per molti, se non per tutti, quasi una seconda maturità, se non proprio giovinezza, con bisogni che una volta nemmeno erano presi in considerazione, come quello di continuare a essere attivi, sia con la mente che fisicamente, il desiderio di inventarsi cose nuove, con l'imperativo, non di vegetare nell'attesa della fine, come succedeva una volta a tanti anziani, ma di vivere pienamente ogni momento del presente, con tutta la grinta e l'entusiasmo che si riescano a provare, vivendo ogni giorno come un rinnovamento, cercando di cambiare le abitudini che si presentano come il peggior nemico, affogandoci nella pastoie tanto rassicuranti della routine quotidiana.
Leggere, continuare a essere curiosi, ad imparare sempre qualcosa di nuovo, a inventarsi nuovi passatempi, a fare di tutto per rendere la vita interessante e meritevole di essere vissuta, perché altrimenti si risolverebbe in una vita sprecata, proprio nel momento che dovrebbe essere perfezionata.
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