Nce ponno cchiú ll’uocchie ca ’e scuppettate

Nce ponno cchiú ll’uocchie ca ’e scuppettate.
Il malocchio a Napoli è considerato più dannoso di una fucilata.
Ci presenta oggi, il proverbio, un fenomeno che per alcuni non è altro che superstizione, mentre per altri è certezza vera e propria, con la via di mezzo del "non è vero, ma ci credo", di quello che qualche amuleto se lo porta addosso per prudenza, perché non si sa mai...
Un fenomeno che fece scrivere al filosofo Benedetto Croce:
"La iettatura è una cosa che non esiste, ma della quale bisogna tener conto."
Leggiamo nel web:
Con il termine malocchio si intende letteralmente “occhio che getta il male”, ovvero il potere che hanno alcune persone di causare malefici con un semplice “colpo d’occhio”. Si tratta di una tradizione popolare antichissima che è responsabile di vere o presunti eventi negativi che colpisce la persona presa di mira.
Troviamo tra gli scritti di Fabrizio Caramagna, come il termine malocchio derivi da quello dell'invidia, che può essere un fattore scatenante, per sentimenti astiosi verso chi ha suscitato tale sentimento.
La parola “invidia” viene dal latino “invidere”, composto da “in” negativo e “videre”, guardare. Letteralmente invidiare è un “guardare male”. Etimologicamente l’invidia è correlata al termine “malocchio”, cioè guardare con “mal occhio”.
L’invidioso, che se ne renda conto o meno, nel suo intimo, vorrebbe sempre fare il malocchio all’oggetto della sua invidia.
Malocchio, jella e sfiga, come qualcuno definisce la seconda, parole che se si uniscono, formano una terrificante comitiva per i superstiziosi e mal glie ne incoglie a chi, in un tale ambiente di credenze, si fa la fama dello jettatore, come leggiamo nel racconto "La patente" di Luigi Pirandello.
Il Chiarchiaro, ovvero il protagonista, visto da tutti come uno jettatore e convintissimo a sua volta d'esserlo, chiede al giudice la patente che gli possa far esercitare, in modo legittimo, i poteri che ritiene di avere, riscuotendo compensi da tutti quelli che cercano di levarselo di torno.
Un'altra figura famosa, tra il tragico e l'esilarante, è quella dello jettatore, in uno dei racconti del libro "L'oro di Napoli" di Giuseppe Marotta.
Dall'azienda del gas, in cui era impiegato, gli fecero sapere di starsene pure a casa, dove gli avrebbero mandato lo stipendio, senza il bisogno di andare a ritirarlo.
Una teoria che ci solleva dal timore del malocchio, di fatture e jettature, è che ne può essere soggetto chi la malevolenza ce l'ha già nell'animo, mentre chi è esente da qualsiasi sentimento astioso, è come se avesse un baluardo intorno a sé, che lo preserva da qualsiasi influsso negativo.
C'è chi, che sia per rituale o per credenza, appende alla porta d'ingresso o di cucina, una corona d'aglio, che non è altro che un simbolo protettore, sia dal malocchio, che dalle fatture.
Che ci si creda o meno, le forme pensiero emesse dagli esseri umani, che sembra siano percepibili da cani e gatti, riflettono lo stato d'animo di chi le emette e
se si è al corrente che una persona è inaffidabile (cattiva, invidiosa, etc.), sarebbe meglio non farla entrare in casa, affinché non la inquini con forme pensiero negative (chiamate malocchio dalla tradizione popolare), che disturberebbero l'atmosfera, specialmente se ci si tiene a renderla benefica e vivibile, per mezzo di pensieri positivi.
Qualora ci fosse, per cause di forza maggiore, un intrusione sgradita e che non si può evitare (Un tecnico per qualche riparazione, etc.), si può provvedere a purificare gli ambienti bruciando qualche foglia di salvia.
In una chiesa o in un qualsiasi altro tempio che i devoti hanno riempito di forme pensiero positive, con preghiere e pensieri di fede, fermarcisi nel raccoglimento della preghiera, cercando di percepirne l'atmosfera, può riempirci di una pace e di una serenità particolari.
Se si riesce, insieme ai conviventi, a riempire la propria casa di forme pensiero positive, essa diventerà il miglior centro di benessere mentale che si può frequentare.
Della serie, come mi sembra che si dica a Napoli, che sia vero o meno, intanto mi organizzo.
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