Dicette San Camillo: Chisto va pe cchillo.

Dicette San Camillo: Chisto va pe cchillo.
Disse San Camillo: Questo va per quello. Ad ogni azione corrisponde una reazione.
Prende spunto oggi il proverbio, dal santo che nel giorno è celebrato, per ricordarci che ogni azione nella quale ci impegniamo, ha le sue conseguenze, con risultati che possono essere conformi a ciò che ci aspettiamo, come diversi da ciò che speravamo.
Il termine azione, deriva dal latino agere, che significa semplicemente fare, ovvero agire, dando seguito a ciò che si si è prefissi, a prescindere dal parlarne o meno.
Riguardo a qualsiasi impegno che vorremmo assumere, o che speriamo di intraprendere, recita un detto famoso: "Tra il dire e il fare, c'è di mezzo il mare" e riguardo a qualsiasi occupazione, c'è chi si impegna e chi si limita a parlarne.
Ogni azione in cui ci si impegna, richiede l'accortezza di non fare il passo più lungo della gamba, un monito da tener presente, affinché si sia coscienti delle capacità e delle risorse che servono a intraprendere un'impresa, adeguandola quando possibile, alle proprie possibilità e astenendosi prudentemente da iniziative che si dimostrino avventate, tanto da far sì che la reazione produca risultati del tutto contrari, rispetto a quelli sperati.
Riguardo alla differenza che può esserci tra l'agire e il pensare, leggiamo negli scritti del Mahatma Gandhi:
“I pensieri sono perle false finché non si trasformano in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.”
Un concetto che ritroviamo tra le esortazioni del buddismo, quello dell'astenersi dal desiderio di cambiare il mondo, ma cambiare il proprio modo di pensare, per far sì che tutto ciò che ci circonda cambi aspetto.
Un aspetto che cambia, tra l'agire e l'astenersi, nel concetto espresso da Voltaire:
"L’uomo è nato per l’azione, come il fuoco tende verso l’alto e la pietra verso il basso. Non essere occupato e non esistere è per l’uomo la stessa cosa."
Leggiamo in un'allocuzione del fisico irlandese John Tyndall:
“La conoscenza e il progresso sono i frutti dell'azione.”
Ma c'è anche da dire che la civiltà e la filosofia create nelle varie società, sono state oggetto del pensiero, sempre che ad esso si confermasse poi il comportamento di chi lo esprimeva, se riusciva a essere adeguato a ciò che aveva formulato.
Azione e reazione, rivoluzione e progresso, sono stati fenomeni che, dall'antichità, hanno caratterizzato ogni società, tra i privilegiati conservatori dello status quo e i rivoluzionari che pretendevano una maggiore uguaglianza tra le classi, così che la rivoluzione francese, contrappose all'assolutismo che imperava, lo slogan che si traduceva in "Liberté, Égalité, Fraternité", una libertà che, in qualsiasi società, è sempre stata un'utopia, un'uguaglianza che non è mai avvenuta e una fraternità poco provata dalla maggior parte degli esseri umani, in qualsiasi luogo, con la tragicommedia di passare dal reame a un impero, con tanto di restaurazione, ad esempio di come una reazione abbia rappresentato tutto, meno che la soddisfazione dei desideri che promossero l'azione, anche se nel tempo ha contribuito a cambiare per molti il modo di pensare.
In contrapposizione al valore che si dà all'azione, rispetto all'astenersi dall'agire, risalente a 2500 anni fa, eccelle il concetto del Wu Wei, che è un emblema della filosofia taoista e che si traduce in "non fare", che non rappresenta un ozio non costruttivo e un invito alla passività, ma una costante attenzione al mondo circostante per non contrastare, con egoistiche interferenze, il fluire spontaneo degli eventi naturali.
Il saggio si adatta alle circostanze, senza ricorrere a idee e preconcetti fissi e inderogabili, e tende a riacquistare la dimensione del bambino, che è in grado di conservare, astenendosi da qualsiasi azione guidata da regole artificiose, tali perché unicamente fondate su principi umani, che non rispettano lo stretto legame dell'uomo con il corso naturale dei fenomeni.
Pensiamo come tale concetto non sia stato per niente osservato nella nostra società, stravolgendo la natura con disboscamenti dissennati, che hanno prodotto frane che hanno travolto interi paesi, con l'incanalare fiumi e torrenti, senza rispettare le zone naturali di esondazione che si erano formate da millenni, che stanno producendo alluvioni disastrose, con la cementificazione e la costruzione di edifici in zone telluriche e vulcaniche, così che quando avvengono crolli e disastri, i più fantasiosi le interpretano come calamità naturali, invece che sciagure cercate, provocate e ottenute.
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