Chi se guarda ’o ssuojo nun fa latro a nnisciuno

Chi se guarda ’o ssuojo nun fa latro a nnisciuno.
Chi è guardiano dei propri beni non fa ladro nessuno.
Esorta il proverbio, a sorvegliare attentamente i propri beni, facendo sì che non sorga l'occasione che rende l'uomo ladro, e al riguardo, recita un adagio:
"Tieni l’occhio aperto anche nel deserto." Perché anche essere isolati, non deve illudere sulla sicurezza e la vigilanza deve essere costantemente esercitata.
Una sorveglianza che deve essere costante, non solo sulle proprie sostanze, ma anche sul comportamento, da parte di una persona che ha la capacità di tenere tutto sotto controllo, come leggiamo negli scritti di Swami Sivananda, medico, filosofo e yogi indiano:
"Vigila sui tuoi pensieri perché diventeranno le tue parole.
Vigila sulle tue parole perché diventeranno le tue azioni.
Vigila sulle tue azioni perché diventeranno le tue abitudini.
Vigila sulle tue abitudini perché diventeranno il tuo carattere.
Vigila sul tuo carattere perché influenzerà il tuo destino!"
Rispetto a chi è incurante non solo di saper tenere da conto ciò che ha, ma anche di dare poca importanza a ciò che è.
La persona attenta a come la vita va vissuta, è custode non solo delle sue sostanze, ma anche della sua vita privata, e si guarda bene dal diffondere i segreti di famiglia, riguardo alla varietà dei ladri, non solo di beni, ma anche di notizie, che riguardano le intimità delle persone, che se riescono a carpire, portano a conoscenza di chi non ha alcun diritto di saperle.
Riguardo all'impegno e alle difficoltà che sorgono con l'ingegnarsi a custodire i propri averi, è avvantaggiato il povero che ha poco, rispetto al ricco che è costretto a trasformare la propria casa in un vero e proprio fortilizio, con sistemi di allarme, sorveglianti e cani da guardia, che non sempre si dimostrano efficienti.
Leggiamo nel IX capitolo del Tao Te Ching, attribuito al filosofo taoista Lao Tzu:
Chi colma ciò che possiede
meglio farebbe a desistere,
......................
Un palazzo colmo d'oro e di gemme
non si può conservare,
chi si fa arrogante perché ricco e nobile
procura da sé la sua rovina.
Concetto che ritroviamo nel XII capitolo:
i beni che con difficoltà si ottengono
fan sì che sia dannosa la condotta dell'uomo.
E ribadito nel XIX:
tralascia l'abilità e ripudia il lucro
e più non vi saranno ladri e briganti.
Una continua serie di esortazioni a non accumulare ricchezze, che renderebbero più difficile la vita, per l'ansia costante di doverle sorvegliare per non farsele rubare, un concetto difficile da accogliere come saggia norma di condotta da chi si sente persona di successo in relazione ai beni procacciati.
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