Chi nun conta denare nun se sporca ’e mmane.
C’è chi guadagna poco e onestamente e chi, nei suoi introiti legali è costretto a fare anche qualche losco affare.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
È
visto qui il denaro come un sudiciume, che sporca le mani di chi vi è
così attaccato, che prova piacere sia nel contarlo, che nel maneggiarlo,
industriandosi sempre ad aumentarlo, ricorrendo anche a manovre
disoneste, se ritiene di poter trarne vantaggio,
tanto per dire che come il denaro può essere il servitore più
esauriente, per chi lo sa gestire accortamente, si presta anche a essere
il peggior tiranno, per chi vi aspira in continuazione, mai pago di
quello che dispone, tanto da essere propenso ad appropriarsene anche in
modo illecito.
Come
leggiamo tra gli scritti attribuiti a Jean-Jacques Rousseau, che il
denaro posseduto è strumento di libertà, mentre quello che si insegue è
strumento di schiavitù, perché il denaro è un terribile padrone, se se
ne diventa schiavi, ma un servo eccellente se lo si sa gestire con
oculatezza
Il proverbio presentato, ci fa ricordare un altro detto, che ne edulcora il concetto:
Cu ’e denare s’arapeno tutt’ ’e pporte.
Con il denaro si sistema tutto, o quasi.
Un bene quindi che non solo facilita gli scambi, ma riesce a eliminare anche i contrasti, come scrisse William Shakespeare:
"Se
il denaro scorre veloce, tutte le porte si aprono, perché se lo si
possiede, non si ha bisogno né di stima e né d'ingegno, per ottenere ciò
che si desidera, dai beni materiali, ai favori e alle amicizie, che
così figurano, pur non essendolo."
Si
usa dire che il denaro non dà la felicità e c'è chi vi aggiunge che
almeno calma i nervi, come similmente poi leggiamo nelle frasi
attribuite a Marilyn Monroe, che se da una parte diceva:
“Io non sono interessata ai soldi. Io voglio solo essere meravigliosa.”
Dall'altra, asseriva:
“Dicono
che il denaro non faccia la felicità, ma se devo piangere preferisco
farlo sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quello
di una carrozza del metrò.”
Tanto
per evidenziare come una persona possa giungere a giudizi contrastanti
sul denaro, da potersi permettere di disprezzarlo, se ce l'ha, ma di
desiderarlo ardentemente se ne è privo.
Mentre
l'attore, comico e scrittore Julius Henry Marx, famoso con lo
pseudonimo di Groucho Marx, si atteneva al pratico, riguardo alla
moneta:
“Nella vita ci sono cose ben più importanti del denaro. Il guaio è che ci vogliono i soldi per comprarle!”
Una
praticità, quella del denaro, messa anche in evidenza dallo scrittore,
aforista, poeta, drammaturgo, giornalista e saggista Oscar Wilde, che
per la raffinatezza con cui teneva a vivere, non poteva che rilevarne
l'importanza, che non cessava certo con la giovinezza e tanto meno con
la maturità, come appunto scrisse:
“Al giorno d'oggi, i giovani immaginano che i soldi siano tutto, e quando diventano più vecchi sanno che è così.”
Perché
se si versa nell'indigenza nella gioventù, si può sempre prospettare un
miglioramento economico nel futuro, rispetto a una aspettativa che,
purtroppo, con la vecchiaia viene meno.
Riguardo
alla moneta, è famosa la locuzione latina "Pecunia non olet", frase
attribuita a Vespasiano (9-79), a cui il figlio Tito aveva rimproverato
di avere messo una tassa, la centesima venalium, sull'urina raccolta
nelle latrine gestite dai privati, popolarmente denominate da allora
"vespasiani".
Come leggiamo in "De vita Caesarum VIII, 23, 3" (Le vite dei Cesari) di Gaio Svetonio Tranquillo:
«Poiché
suo figlio Tito gli rimproverava di aver avuto l'idea di tassare anche
le urine, Vespasiano gli mise sotto le narici i primi soldi provenienti
dall'imposta, interrogandolo se fosse irritato dall'odore, e quando
questi disse di no, Vespasiano asserì: "Eppure vengono dal bagno".»
Una
frase che continua a essere cinicamente usata per indicare che,
qualunque sia la sua provenienza, che sia onesta o pure illecita, il
denaro non è altro che denaro.
Quanto
al termine pecunia, è risaputo come sia stato trasferito dal
significato originale, derivante da pecus (pecora), poi attribuito al
bestiame in generale, che rappresentava la ricchezza posseduta e
scambiabile tramite il baratto. Le pecore, i polli, e gli altri animali
d'allevamento rappresentavano le banconote di un tempo, nei luoghi in
cui non si era iniziato ancora a battere moneta.
Sempre
in tema, ci soffermiamo su una locuzione che ci mostra una tragicomica
realtà espressa dal politico statunitense Dick Armey:
“Tre gruppi spendono i soldi degli altri: i bambini, i ladri, i politici. Tutti e tre hanno bisogno di essere controllati.”
Ma
spesso gli ultimi si ritengono esentati dal controllo, ben meritando il
nome dei secondi, e il bello è che continuano a essere votati ed eletti
ad esempio di come è giusto vivere.
Disse
San Paolo che la brama di ricchezze è la radice di tutti i mali e non
sembra vero, ai pochi che gestiscono l'economia mondiale e ai
fabbricanti d'armi, quello che sta accadendo al giorno d'oggi, a
conferma del detto attribuito a Socrate:
"Tutte le guerre sono combattute per denaro."
Una tragica realtà che le cronache ci riportano ogni giorno.
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