Addó vaje truove guaje

Addó vaje truove guaje.
Per quelle persone sfortunate, e quelli che sono perseguitate dalla mala sorte.
A parte quelli baciati dalla sorte, a quanti non è successo di trascorrere una serie di vicende sfortunate, tanto da poter realizzare che le disgrazie non vengono mai da sole e sembra che si chiamino una con l'altra?
Denota il proverbio, un momento negativo, con i problemi che sembrano sommarsi e appare difficile riuscire a uscirne fuori.
Si dice che le disgrazie affrontate nella vita, sono le migliori lezioni che essa ci offre, per poterla apprezzare meglio, quando il sereno torna a rallegrarci, anche se ben altro ci manda a dire lo scrittore greco antico Esopo:
“È meglio diventare saggi per le disgrazie degli altri che per le tue proprie.”
Per le lezioni che sa apprendere il buon osservatore del suo prossimo, rispetto a chi, preso dal suo benessere, si cura poco delle disgrazie altrui, così che di fronte alle sventure che altri subiscono, si possono avere opinioni differenti, a seconda della sensibilità di cui si dispone, come leggiamo tra gli scritti di John Steinbeck, scrittore statunitense tra i più noti del XX secolo:
“È curioso quanto lontana ci risulti una disgrazia quando non ci riguarda personalmente.”
Mentre afferma lo studioso Alessandro Morandotti:
"Le disgrazie degli altri ci impressionano tanto perché potrebbero capitare anche a noi."
Per quanto si dica che sono le disgrazie a temprare il carattere, specialmente di chi le sa, non solo sopportare, ma anche affrontare nel modo migliore, quando si incorre in una continua serie di tragedie, si può cadere nel circolo vizioso prodotto da un atteggiamento pessimista che, deplorando continuamente lo stato in cui si versa, arriva ad attirare continui eventi negativi, come ben scrisse il filosofo Voltaire:
“Più a lungo indugiamo sulle nostre sventure, più grande è il loro potere di farci del male.”
La vita può porsi come una questione di fortuna o di sfortuna e basta pensare a quanti nascono già afflitti da mali, che magari si dimostrano incurabili, con la vita che si presenta come una disgrazia, che non si può evitare e dalla quale non si può nemmeno uscire.
Scenari che ci ricordano come la vita normale che abbiamo trascorso e che magari riteniamo sia banale che insoddisfacente, è stata di per sé un evento fortunato che a tanti altri è stato negato.
Ci basta poi pensare alle guerre in corso e alle tragedie senza fine che producono su gente che desiderava solo vivere in pace e poco consolate dal proverbio: "Aver compagni al duol, scema la pena", anche se poi le tragedie sopportate da più gente, la sventura e la sofferenza inducono a stringersi insieme nella solidarietà che fanno sorgere.
Una solidarietà e una compartecipazione nell'aiuto, che molti anziani che hanno vissuto l'ultima guerra, ricordano con nostalgia, per come la società, rispetto a quel tempo, si è trasformata in modo negativo.
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