’A carne è scesa e ’o purmone è ssagliuto

’A carne è scesa e ’o purmone è ssagliuto.
Quando le persone perbene cadono in miseria ed i delinquenti si arricchiscono.
Rispetto agli individui senza scrupoli, che vivono di malaffare e crimini, senza alcun rischio che cadano in miseria, se non si accorge di loro la giustizia, procedendo sia agli arresti, che ai sequestri, le persone per bene, che vivono in modo retto e onesto, possono essere soggette agli alti e bassi della vita e se cadono in povertà, non si permettono di ricorrere a misfatti per migliorare il proprio stato.
Il proverbio fa ricordare agli anziani e a chi si s'interessa di storia, lo scenario di ciò che avvenne nell'ultimo conflitto, con le migliaia di persone che persero la casa e il lavoro e che, per non morire di fame, si privavano di qualsiasi loro bene, per ottenere quello che offriva la cosiddetta borsa nera, il traffico attuato da persone ingegnose e senza scrupoli, che si appropriavano di tutti i beni di conforto che riuscivano a trovare, aumentandone il prezzo con percentuali peggiori di qualsiasi usura.
È famoso, nei traffici commerciali e nei giochi di borsa, il reato di aggiotaggio, ovvero la diffusione di notizie false e tendenziose, propagate da veri e propri delinquenti, che se raggiungono il loro scopo, senza essere scoperti, riducono alla fame i risparmiatori onesti che si fidano di quelli che credono consigli e non raggiri.
Una realtà penosa e deprimente che si è presentata nel tempo recente, è stata caratterizzata dal passaggio dalla lira all'euro, con dei fenomeni che l'economista più sprovveduto avrebbe saputo prevedere e con tutto il disinteresse a regolarli, con norme e con calmieri, che ostacolassero aumenti fraudolenti, specialmente dei beni di prima necessità, riducendo in povertà un'ampia fetta della popolazione, a tutto vantaggio di arricchimenti illeciti, resi legali dalla noncuranza dei gestori del potere, che hanno ulteriormente arricchito chi già stava bene di per sé e ancora di più chi ha agito nelle transazioni commerciali, senza alcuno scrupolo, specialmente con i beni di sopravvivenza, facendo aumentare le file alla Caritas da parte di persone che, fino a poco prima, riuscivano a condurre una vita, se pur modesta, almeno dignitosa.
In una qualsiasi società, non ci sarebbe nemmeno bisogno di emanare tante leggi per gli onesti, mentre per i disonesti il problema non si pone, perché quante che fossero, le aggirano.
In un tempo in cui gli approfittatori e i disonesti si arricchivano, per l'acquiescenza alla quale addivenivano, verso il regime per nulla democratico imperante, una figura tra le tante, che furono coerenti ai loro ideali, senza sottostare a compromessi e riducendosi nella miseria più penosa e ai più umili lavori che riuscivano a trovare fuori patria, fu Sandro Pertini, del quale riportiamo uno stralcio di quello che diceva, con tutta l'autorità che gli conferiva il suo passato:
“Bisogna essere degni del popolo italiano. Non è degno del popolo italiano colui che compie atti di disonestà. I corrotti ed i disonesti sono indegni di appartenere al popolo italiano, e devono essere colpiti senza alcuna considerazione.”
Con una successiva realtà, che ci ha presentato fenomeni contrari, rappresentati da individui seguiti ed ammirati e, ancor peggio, anche votati.
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