’A carna è ttosta e ’o curtiello nun taglia.
Quando si ha una discussione tra due o più persone ferme sulle loro posizioni.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Santo del giorno
SANT'ATANASIO
Atanasio era il figlio di Sergio I, duca di Napoli, e fu eletto vescovo della città nell'849, non ancora ventenne, elezione che fu accolta con entusiasmo dal clero, dal popolo e dai nobili, tanto era stimato per le sue virtù. Consacrato a Roma da papa Leone IV, da vescovo continuò a condurre una vita austera e di preghiera, dedicandosi in particolare a fornire al clero un'istruzione appropriata. Introdusse l'usanza romana di far cantare la Messa nella cattedrale ogni giorno da alcuni suoi sacerdoti, e s'occupò di scegliere il personale per la manutenzione di chiese e cappelle in tutta la diocesi. Altre attività ecclesiastiche inclusero il ripristino della disciplina religiosa del convento di S. Salvatore, e la fondazione di un nuovo monastero adiacente alla basilica di S. Gennaro fuori le mura cittadine, la decorazione della cattedrale, l'istituzione di un ospizio per pellegrini, e un progetto per riscattare i cristiani che erano stati catturati dai saraceni. Partecipò inoltre al concilio del Laterano dell'863.
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Ci
mostra il proverbio la situazione che si può presentare in un colloquio
tra due o più persone, che è definito tra sordi, con ognuno ancorato
sulla sua opinione e impegnato a manifestarla, senza curarsi di
ascoltare quelle altrui.
Una discussione che può
lasciare ognuno convinto e soddisfatto di quello che era più giusto
dire, ma che non promuove il venirsi incontro, come succede tra persone
che, a prescindere dalle opinioni che hanno, danno peso anche a quelle
altrui, perché capaci di saper mettere in discussione qualsiasi loro
certezza, sempre intenti a migliorare ciò che sanno, grazie appunto
anche agli scambi di opinioni.
Ci
sono persone così fissate sulle loro opinioni e del tutto incapaci di
metterle in discussione, con le quali un qualsiasi dialogo non presenta
che due alternative: uniformarsi a ciò che esprimono o trovarsi dalla
parte sbagliata, secondo il loro parere.
Leggiamo tra le frasi di Fabrizio Caramagna:
"Ci
sono persone che sanno solo parlare e parlare e trasformano gli altri
in un uditorio, senza dare la possibilità di replicare, di usare lingua e
cuore e braccia. Sono le persone più sorde che esistano. Ascoltano solo
se stesse."
Un
comportamento che può sfociare in un vero e proprio fanatismo, che rende
sordo e cieco chi ne è oggetto, convintissimo della validità di ciò che
crede di sapere.
Retroterra
culturali e usi e costumi diversi possono deformare le mentalità delle
persone, così che ci si può incontrare con qualcuno, con un dialogo dove
uno dice fischi e l'altro capisce fiaschi, in mancanza di un'affinità
che facilita la comprensione tra persone.
E, a tal riguardo, leggiamo in
"Ogni
qualvolta è scoppiata una guerra, dai tempi di Caino e Abele, ogni
qualvolta si è torturato, discriminato e oppresso, ogni qualvolta ha
prevalso la sopraffazione e la violenza è perché il dialogo ha fallito, è
perché la dialettica è stata accantonata per dar voce agli atti di
forza, è perché gli uomini e con essi la politica, intesa come gestione
della cosa pubblica e del potere, sono rimasti lontani da logiche di
dialogo autenticamente interessato, estranei ad intenzioni di convivenza
comune su basi pacifiche."
Quello
che purtroppo nel mondo continua ad accadere, perché se il dialogo tra
sordi tra persone, può portare a risultati inconsistenti, quello tra i
governanti delle nazioni, lo fa sfociare in risultati rovinosi e
catastrofici e le conseguenze le pagano sempre i popoli soggetti, come
possiamo osservare nello scenario attuale.
Al
contrario degli esempi presentati, una persona aperta al dialogo,
esprimendo la propria opinione, è anche interessata alla reazione degli
interlocutori, non tanto per ottenere conferme, quanto punti di vista
diversi, perché sa che non si finisce mai d'imparare e si può scoprire,
in un qualsiasi interlocutore, un insegnante, magari per una
piccolissima lezione, ma in quanto lezione, sempre ben accolta.
Come anche leggiamo in uno scritto di Paolo Flores d'Arcais:
“Qual è la condizione essenziale del dialogo? È la capacità di porsi dal punto di vista dell’altro.”
Un
esercizio di comportamento che non è tanto comune, specialmente quando
le discussioni vertono sulla politica, sul gioco del calcio, o sul
campanilismo, in cui l'obiettività risulta del tutto relativa, con
opinioni che sfociano in vere e proprie fissazioni.
E a terminare, un esempio di come dovrebbe essere l'apertura al dialogo fornito da Don Andrea Gallo:
“L’importante
è tendere l’orecchio oltre le ristrette mura della nostra angusta
cerchia dei soliti noti. Dal dialogo con i laici, con gli atei, con gli
agnostici, con i credenti di altre religioni non possono che nascere
curiosità, rispetto, tolleranza e amicizia.”
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