San Francesco Caracciolo

Oggi - 4 giugno 2024 - martedì della IX settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Francesco Caracciolo, sacerdote e fondatore. Ascanio, questo il suo nome di battesimo, nacque il 13 ottobre 1563 nel feudo di Villa Santa Maria, nel territorio di Chieti, appartenente al Regno di Napoli (oggi in provincia di Chieti, regione Abruzzo), terzo dei quattro figli del locale feudatario Ferrante Caracciolo, principe di San Buono e di Isabella Barattucci nobildonna di Teano, entrambi di altissimo lignaggio. Sin dall’infanzia mostrò inclinazione alla vita religiosa ascetica, nutrendo una tenera devozione per la Madonna. A ventidue anni fu colpito da una grave malattia, forse la lebbra, che lo portò quasi alla morte, sfigurandone il volto e il corpo. Inguaribile per la medicina dell’epoca e conscio d’essere contagioso, responsabilmente, si fece volontariamente isolare nella propria camera del palazzo di famiglia, da dove, attraverso una finestrella che si apriva sulla cappella interna, poteva seguire la santa messa, sua unica consolazione. Questa grave patologia, la cui guarigione fu lunga e dolorosa, alla fine si rivelò per lui un momento di grazia, dandogli modo di meditare a lungo sulla vanità delle cose terrene. La sua vocazione prese così un contorno più preciso, inducendolo a fare voto che, se fosse guarito, avrebbe dedicato la propria vita al servizio di Dio e del prossimo. La sua preghiera fu esaudita e, benché in pessime condizioni fisiche, sopravvisse alla terribile malattia. Fedele alla promessa fatta al Signore, rinunciò a tutti i suoi beni e ai titoli nobiliari, trasferendosi a Napoli per compiere gli studi teologici e farsi sacerdote. Nella capitale del Regno, mentre completava gli studi ordinari, si dedicò con passione particolare alla lettura degli scritti teologici di San Tommaso d’Aquino, facendogli maturare una forte devozione eucaristica, che avrebbe caratterizzato per sempre la sua spiritualità. In questo periodo, entrò a fare parte della “Compagnia dei Bianchi” (dal colore della veste indossata), una confraternita che si occupava in particolare dell'assistenza dei carcerati e dei condannati a morte. Infine, nel 1587, a ventiquattro anni, fu ordinato sacerdote. Ai tanti derelitti che lo ringraziavano per il suo aiuto prezioso, spirituale, economico e materiale, rispondeva sempre di ringraziare piuttosto Dio, perché lui era “il più tristo e malvagio peccatore che si trovi”. In seguito, essendosi diffusa la fama della sua santità per tutta la città di Napoli, l’abate Fabrizio Caracciolo (1555-1615), forse suo parente, capo dell’abbazia cittadina di Santa Maria Maggiore e il nobile genovese Giovanni Agostino Adorno (1551-1591), gli chiesero di collaborare alla fondazione di un nuovo ordine religioso, che cooperasse al consolidamento e alla diffusione della fede cattolica secondo i nuovi princìpi dettati dal Concilio di Trento, finito nel 1563. Ascanio aderì volentieri all'iniziativa e, insieme ai due predetti, si ritirò nell'eremo di Camaldoli, in mezzo a una grande foresta, nel territorio di Arezzo sottoposto alla Repubblica di Firenze (oggi in provincia di Arezzo, regione Toscana), dove, unitamente ai predetti, formulò una “regola” per la nuova “famiglia religiosa”. Oltre ai normali tre voti di castità, povertà e obbedienza, ne aggiunse un quarto, quello di non ambire ad alcuna dignità ecclesiastica e di avere una particolare devozione eucaristica, alimentata dalla “preghiera circolare continua”. Il nuovo ordine fu approvato il 1° luglio 1588 da Papa Sisto V (dal 1585 al 1590), con il nome di “Chierici Regolari Minori”. Il 9 aprile 1589, a Napoli, Ascanio emise la solenne professione dei voti nel nuovo Ordine da lui e dagli altri due fondato, all’interno della cappella della “Compagnia dei Bianchi”, assumendo il nome religioso di Francesco, per devozione a San Francesco d'Assisi. La prima guida dei Chierici fu scelta in Giovanni Agostino Adorno, ritenuto, da lui e dall’abate Fabrizio Caracciolo, il principale artefice della fondazione. In seguito, però, poiché dei tre fu solo lui a essere innalzato agli onori degli altari, fu ritenuto il principale fondatore, dando anche il nome di “Caracciolini” ai religiosi dell'Ordine. Nel 1593, morto da due anni Giovanni Agostino Adorno, costantemente guida del gruppo, in occasione del primo capitolo generale dell'Ordine, Francesco ne accettò per mera obbedienza la carica di Priore Generale, alla quale tuttavia rinunciò presto. Respinse anche la nomina a vescovo, in ossequio ai suoi voti e per dedicarsi totalmente alla diffusione dell'Ordine e alla formazione dei novizi. Nel 1595, i Caracciolini fondarono la loro prima casa a Roma, presso la chiesa di San Lorenzo in Lucina, dove in seguito sarebbe stata stabilita anche la Curia Generalizia. Per opera di Francesco, che fondò case a Madrid, Valladolid e Alcalá de Henares, l'Ordine si diffuse rapidamente in Spagna e, nel XVIII secolo, raggiunse anche la Cina con dei missionari. Francesco lasciò il governo dei Chierici Regolari Minori nel 1607 e decise di non voler più ricoprire alcuna carica al suo interno. Nel 1608, dopo che la “Congregazione dell’Oratorio di Agnone” (presso Isernia, regione Molise) manifestò interesse a unirsi al suo Ordine, Francesco si recò in questa regione per discuterne, ma, il 4 giugno 1608, morì presso la casa degli Oratoriani di Agnone, mentre si accingeva a tornare a Napoli. Il suo corpo fu poi trasportato nella Capitale, dove venne sepolto nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Fu beatificato da Papa Clemente XIV nel 1769 e canonizzato da Papa Pio VII il 24 maggio 1807. È compatrono di Napoli dal 1840, patrono dei Congressi Eucaristici abruzzesi dal 1925 e patrono dei cuochi d'Italia dal 1996.
IMMAGINE: << “San Francesco Caracciolo“, stampa di dominio pubblico realizzata da ignoto autore di ambito italiano orientativamente nella prima metà del XVIII secolo >>.

Roberto Moggi
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