Né ttanto doce ch’ognuno te suca, né ttanto amaro ch’ognuno te sputa.
Il proverbio invita a ricercare l’equilibrio tra i due estremi. La virtù sta nel mezzo.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Al
proverbio che ci è proposto oggi, si accompagna al famoso detto "In
medio stat virtus", una locuzione latina, il cui significato letterale
in italiano è: "la virtù sta nel mezzo". Sentenza della scolastica
medievale che deriva da alcune frasi dell'Etica
Nicomachea di Aristotele, esprimenti l'ideale greco della misura, della
moderazione, dell'equilibrio: la virtù è nel mezzo, tra due estremi che
sono ugualmente da evitare, un concetto che si accompagna all'Aurea
mediocritas, espressione tratta da un passo di Orazio (Odi II, 10,5),
che illustra l'ideale classico della misura e della moderazione.
Un
invito alla moderazione quindi, da parte del proverbio, parola che
descrive la via di mezzo ottimale da tenere nei propri comportamenti,
evitando gli eccessi, vedendo come ottimale il compromesso di tenersene
lontani, che osservare in qualsiasi circostanza, spesso non è compito
facile.
Riguardo agli eccessi, sia nei piaceri, che nel comportamento, scrisse il drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare:
“Queste gioie violente hanno fini violente.
Muoiono nel loro trionfo, come la polvere da sparo e il fuoco, che si consumano al primo bacio.
Il miele più dolce diventa insopportabile per la sua eccessiva dolcezza: assaggiato una volta, ne passa per sempre la voglia.
Amatevi dunque moderatamente, così dura l'amore.
Chi ha troppa fretta arriva tardi come chi va troppo piano.”
Riguardo al comportarsi tra due opposti, scrisse il filosofo Confucio:
"L’uomo
superiore coltiva la virtù, l’uomo inferiore coltiva il benessere
materiale. L’uomo superiore coltiva la giustizia, l’uomo inferiore
coltiva la speranza di ricevere dei favori."
Specificando poi il comportamento adeguato alla coltivazione della virtù:
"La
perfetta virtù consiste nel praticare cinque cose in ogni circostanza;
esse sono l’austerità, la generosità dell’animo, la sincerità, la
scrupolosità e la gentilezza."
Un campione di moderazione e di modestia, fu San Francesco, per come si comportava e si esprimeva:
“Desidero poco e quel poco che desidero, lo desidero poco.”
Un santo che se eccedeva in qualcosa, era in quella che chiamava Madonna Povertà.
Un altro filosofo che esortava a guardarsi dagli eccessi, fu il filosofo Lucio Anneo Seneca, che disse a tal proposito:
“Un
animo grande disprezza la grandezza e preferisce la moderazione agli
eccessi; quella è utile e vitale, questi, invece, nocciono, proprio
perché sono superflui.”
Uno che non era tanto d'accordo sull'aurea via di mezzo della moderazione, fu Oscar Wilde, per come si esprimeva:
“La
moderazione è una cosa fatale. Il sufficiente è deprimente come un
pasto regolare, il sovrabbondante gradevole come un banchetto. Nulla ha
più successo dell'eccesso.”
Che
se fosse stato un po' più moderato, forse avrebbe evitato le traversie
nelle quali fu coinvolto, ma purtroppo anche il genio sbaglia, se la
genialità si accompagna poco alla saggezza.
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