Questa affermazione riflette un principio profondo che si trova sia nella filosofia morale occidentale che in quella orientale, inclusa la saggezza del Taoismo.
Nel Taoismo, il concetto di responsabilità non è limitato agli atti che compiamo, ma include anche le nostre omissioni, le azioni che scegliamo di non intraprendere.
Questa visione olistica riconosce che talvolta l'inazione può avere conseguenze tanto profonde quanto l'azione.
Per esempio, non intervenire quando si assiste a un'ingiustizia può essere tanto impattante quanto compiere un atto di ingiustizia stessi.
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Che l'inazione possa avere conseguenze tanto profonde quanto l'azione, è dato per scontato nella dottrina del taoismo e sulle scelte al riguardo, nella vita di ogni giorno, per l'importanza di entrambe, sia nell'agire che nell'astenersi, sapendo scegliere quella che si confà alle circostanze che si presentano.
Astenersi dall'intervenire, in caso di ingiustizie, è come rendersi complici di chi le attua, come leggiamo in un sermone del pastore Martin Niemöller, sull'inattività degli intellettuali tedeschi, in seguito all'ascesa al potere dei nazisti e delle purghe dei loro obiettivi scelti:
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".
Non c'era rimasto nessuno a protestare perché anche chi ci provò non fece una migliore fine, come ci è ricordato dall'episodio della Rosa bianca.
Ma il concetto taoista del wu wei, ovvero della non azione, o ancora meglio dell'azione senza sforzo, è preso in grande considerazione come il miglior modo di affrontare una situazione, se essa è conflittuale, non agendo e non forzando alcuna soluzione, ma lasciando che le cose scorrano e vengano da sé.
Wu Wei significa restare calmi e imperturbabili anche mentre si è impegnati nei compiti più frenetici, per poterli svolgere con la massima abilità ed efficienza, con il distacco dell'agire senza essere coinvolti.
Un paradosso, perché a prescindere dalla traduzione letterale del wu wei, in non agire, è un'esortazione all'azione senza azione, ovvero senza sforzo.
Un concetto, quello del wu wei, messo in risalto dall'esagramma 33 dell'I Ching, La ritirata: Sotto il cielo c’è il monte: l’immagine della ritirata. Così il nobile tiene lontano l’ignobile, non irato, ma pacato.
Ritirata significa limitare il proprio intervento verso qualcuno o qualcosa. Quando ci sono situazioni che turbano, o infastidiscono, tentare iniziative cercando di risolverle non fa che accrescere il disordine e perpetuare i problemi. Se invece ci si disinteressa e ci si distacca, dando alle cose la giusta importanza, i problemi si ridimensionano e non creano più preoccupazioni. Perciò ritirarsi non significa abbandonare ogni speranza e fuggire melanconicamente in disfatta, ma dare poco credito a qualcosa che può diventare una minaccia solo se ci si coinvolge. Un piccolo freno, una paziente imperturbabilità basta a limitare l’ignobile e fermare la sua espansione. E’ efficace continuare così nel tempo per riuscire.
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