’E ricche comme vònno, ’e pezziente comme pònno

’E ricche comme vònno, ’e pezziente comme pònno.
Le persone ricche hanno la possibilità di fare delle scelte, mentre i poveri purtroppo devono accontentarsi.
È a presentarci, il proverbio, la contrapposizione esistita in quasi ogni società, tra abbienti e indigenti, con le ampie possibilità di scelta comuni ai primi, rispetto alle esigue dei secondi, con l'agiatezza che permette la soddisfazione, non solo dei beni primari o di esistenza, ma anche del lusso e del superfluo, rispetto alla povertà, che fa diventare un lusso anche i beni strettamente necessari.
Al povero manca il pane, mentre al ricco, se può mancare qualcosa, magari è l'appetito.
Leggiamo in una frase attribuita a Luciano De Crescenzo, come possa influire l'atteggiamento con cui si valuta quanto si ritiene di essere ricchi, oppure poveri:
“La ricchezza è una condizione relativa: è ricco chi guadagna di più di quanto spende e, viceversa, è povero chi ha esigenze superiori al reddito.”
Che può rappresentare una realtà comune a molti, nella società dei consumi, con chi è felice e si accontenta anche dei pochi beni dei quali può disporre, rispetto a chi, malgrado sia più agiato, è infelice, per i tanti desideri che non può soddisfare, influenzato da una pubblicità che gli presenta come necessario anche il superfluo e a ribadire ciò, ci è presentata un'allocuzione attribuita al politico statunitense Henry Ward Beecher:
"Si è ricchi o poveri secondo ciò che si è, non secondo ciò che si ha."
Un'affermazione che ci induce a ritenere che sarebbe molto interessante, in merito, un sondaggio fatto presso delle persone che fanno la fila alla Caritas per ottenere un pasto.
Riguardo a certi scenari che ci mostra la nostra società, non possiamo che concordare con quanto leggiamo attribuito allo scrittore ed aforista Carl William Brown:
"I furti sono commessi sia dai ricchi, sia dai poveri, le sole differenze sono che i primi rubano di più ed i secondi finiscono in prigione."
E non solo rubano di più, ma spesso hanno anche un largo seguito di ammiratori, al punto di essere fondatori e promotori di partiti e portati ad esempio, per doti più che discutibili, ma ritenute eccelse dalla massa.
E riguardo a un altro fenomeno che spesso avviene nella società, aggiungiamo ciò che affermò sempre lo stesso autore:
"Nei periodi di recessione economica i più poveri devono dividersi i sacrifici più onerosi ed i ricchi continuano a dividersi i profitti."
E non solo, perché nei periodi di crisi, i ricchi lo diventano di più, proprio come succede ai poveri, solo che a rovescio.
In un qualsiasi trattato di economia politica, leggiamo come le imposte che gravano sui contribuenti, siano proporzionate al loro reddito, affinché avvenga una sana ripartizione della ricchezza nella società, fenomeno del tutto contrastato da un'evasione fiscale più che incoraggiata dai rappresentanti che ci ritroviamo, con chi afferma che ci sono fatti più rilevanti dell'omissione di un misero scontrino, ma si guarda bene dal fornire la statistica sull'ammontare di milioni di scontrini e ricevute fiscali, che rappresentano un'evasione fiscale di miliardi.
Tanto per dirne un'altra, che a qualcuno potrà sembrare una stupidaggine, a differenza di nazioni dove una multa per eccesso di velocità è comminata in base alla cilindrata dell'auto e magari anche al reddito del contravventore, da noi, uno con una cinquecento scassata, paga la stessa multa di quello che ha una Ferrari, tanto per evidenziare il regime di equità di cui godiamo.
Accontentiamoci, se ci riesce, con la frase attribuita a Socrate:
“L'uomo più ricco è quello che si accontenta di poco, perché la contentezza è la ricchezza data dalla natura.”
Che in questa società, dove imperversano le nevrosi più svariate, qualcuno lo fa sentire ancora peggio, per la povertà di sentimenti positivi dei quali può disporre.
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