Chi male se guverna doppo se ne pente.
Se ne pentirà quando ormai sarà troppo tardi, chi non gestisce saggiamente i suoi averi.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
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Esorta
il proverbio ad una giudiziosa e accorta amministrazione dei beni
posseduti, rifuggendo, nell'averne cura, dalla superficialità o, ancora
peggio, dalla noncuranza, nel dissipare le proprie sostanze, per non
rischiare di ridursi in condizioni miserevoli, che non sarà certo il pentimento a migliorarle.
C'è
chi è portato nel saper gestire i propri averi e ha capacità
imprenditoriali, come chi preferisce un'occupazione a stipendio fisso,
consapevole che è il massimo a cui può aspirare e riuscendo ad adattare
le proprie necessità alle entrate di cui riesce a disporre, sempre che
almeno in quello sia capace.
La
società capitalista fondata sui consumi e sull'apparenza, incoraggiati
da una martellante ed ingannevole pubblicità, diventa motivazione
nell'avere tutto e subito, inducendo molti a vivere al di sopra delle
proprie possibilità e facendoli arrivare a frequentare i cosiddetti
monti di pietà, istituti che
sorsero
nei vari Stati italiani intorno alla metà del 15° sec., grazie
all'opera dei francescani, con l'intento di liberare le classi meno
abbienti dall'usura,
un intento spesso deluso da chi, fin troppo spesso, fa degli usurai l'ultima ratio.
Ci
mostrano le cronache e la storia, le vicissitudini di personaggi che
hanno avuto successo nella vita, riuscendo a ottenere un'invidiabile
prosperità, ma che hanno malaccortamente dissipato le sostanze ottenute,
per ritrovarsi nella miseria più nera.
Una
miseria a volte fittizia agli occhi di chi sa vivere in modo modesto e
accorto nel saper gestire anche il poco che ha e che vivrebbe alla
grande con le sostanze di gente che piange miseria solo perché è stata
abituata al troppo.
Qualcuno
si sarà imbattuto nelle notizie riportate dalle cronache, riguardo a un
personaggio che dopo aver vissuto un lungo periodo di successo e di
notorietà, si lamentava perché non riusciva a tirare avanti, con la
misera cifra di 8.000 euro, una cifra che rappresenterebbe una manna dal
cielo, per gente che riesce a vivere più che dignitosamente con un
quarto della stessa.
Molta
gente, con tutte le doti che può avere, ha il difetto dell'incompetenza
nel saper amministrare le sostanze anche ingenti che ha guadagnato con
la propria attività, al punto che per persone considerate illustri e
meritevoli per le loro professioni, in ambito scientifico, culturale,
sportivo o sociale, a soccorso della loro faciloneria e incompetenza nel
sapersi amministrare, è stata istituita la Legge Bacchelli, in soccorso
dello stato di «particolare necessità» economica in cui sono riuscite a
ridursi.
Insomma se
siamo personaggi illustri e noti, possiamo permetterci di restare come
il famoso e romano Don Falcuccio, che restò, come vuole la leggenda,
senza neppure uno straccio per vestito, “con una mano davanti e una di
dietro”, ma se non siamo altro che dei signor nessuno, non c'è legge che
tenga a sostentarci, ma solo la Caritas e i dormitori pubblici, tanto
per darci una regolata, se desiderassimo indulgere in una bella vita,
che sia al di là delle nostre possibilità.
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