Arredurse comme a San Paulino, ca dicette ’a messa senza ’a tonaca.
Si dice di persona ridotta all'estremo stato di povertà. Come San Paolino che si ridusse in uno stato di povertà da non avere più neanche la tonaca per celebrare la santa messa.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Fa
il paio la figura di San Paulino, presentata dal proverbio, con quella
del romano don Falcuccio, che con l'altruismo non conosceva metro, tanto
da restare con una mano davanti e l'altra dietro.
C'è chi si riduce in miseria per sfortuna o perché poco accorto
nell'amministrare le risorse, e chi c'è nato, con il vantaggio
dell'abitudine all'indigenza, rispetto al primo, che fa fatica ad
accettare tale condizione.
La povertà, dal latino pauperitas, è uno stato di bisogno dei beni primari di sostentamento e di sopravvivenza.
Le
famiglie che sono in condizioni di povertà, vivono la quotidiana
difficoltà di non avere sufficiente cibo per potersi alimentare in modo
conveniente e la perdita di posti di lavoro, ha portato a un aumento
della povertà. Il tasso di povertà indica la percentuale di persone che
vivono in questa condizione al di sotto di quello che è stabilito come
il livello minimo di reddito.
In
una nazione con un alto grado di civiltà, la povertà dovrebbe essere
semplicemente inesistente, ma se il livello non è tale, a sopperire
all'inefficienza dello stato, concorrono organizzazioni di beneficenza e
di volontariato, che in una società ideale non dovrebbero nemmeno
esistere e che non fanno che evidenziare una delle lacune della società
capitalistica, nella quale subentra un vero e proprio interesse che
esista una classe povera, da poter reclutare a basso costo, nelle varie
attività lavorative.
Così che non è poi tanto una battuta comica, quella attribuita a Ettore Petrolini:
“Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco ma sono in tanti.”
Una frase che altri attribuiscono allo scrittore e umorista francese Alphonse Allais.
Disse a suo tempo il presidente degli Stati Uniti d'America John Fitzgerald Kennedy:
“Se una libera società non può aiutare i molti che sono poveri, non dovrebbe salvare i pochi che sono ricchi.”
E non per nulla, l'hanno fatto fuori.
Una
povertà che è considerata peggiore di quella materiale, è quella morale
e chi vi versa cerca di arricchire solo la propria esteriorità, un
concetto filosofico di vita che può permettersi di esprimere chi non
conosce l'indigenza, perché se vi versasse, gli diventerebbe difficile
ricordarsi della ricchezza della moralità, troppo preso dai bisogni
della fame.
Come disse anche il famoso comico Totò:
“A volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame.”
Per come la fame può avere la meglio su qualsiasi scrupolo.
Una
umoristica serie di concetti che si possono esprimere su qualcuno che è
povero di mezzi, ce la presenta lo scrittore, fumettista e vignettista
statunitense Jules Feiffer:
"Ero
solito pensare di essere povero. Poi mi dissero che non ero povero, ero
bisognoso. Poi mi dissero che era autodistruttivo pensare a me stesso
come bisognoso, ero solo privo di mezzi. Poi mi dissero che privo di
mezzi era una cattiva immagine, ero sottoprivilegiato. Poi mi dissero
che sottoprivilegiato era abusato, ero svantaggiato. Non ho tuttora un
centesimo. Ma di certo ho un gran bel vocabolario."
Un
vocabolario che si differenzia molto, ad esempio, sul bisogno di
nutrirsi tra la vera e propria fame di chi versa nella povertà più nera e
il lieve appetito di chi non mangia per bisogno, ma per sfizio.
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