Oggi - 31 maggio 2024 - venerdì della VII settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la festa della Visitazione della Beata Vergine Maria. Questa celebrazione, come chiaramente indica il nome, si riferisce alla visita che Maria - incinta per opera dello Spirito Santo - fece alla sua parente Elisabetta, che nella vecchiaia, pure prodigiosamente, aveva concepito un figlio. L’episodio è ben descritto dall’evangelista Luca nel suo testo (cf. Lc 1, 39-46). Non appena Maria raggiunse ed ebbe salutato Elisabetta, il bambino di quest’ultima le sussulto’ nel grembo. Nel gioioso incontro tra le due future madri, il Redentore che veniva, al saluto di Maria santificò Giovanni Battista, il suo precursore nel grembo di Elisabetta. Allora Maria, rispondendo al saluto della parente ed esultando nello Spirito, magnificò il Signore con il cantico di lode. Il luogo in cui si colloca quest'episodio non ci è tramandato nella narrazione del Vangelo. Luca non dice altro che accadde presso una “regione montuosa, in una città di Giuda” (Lc 1, 39). La “Visitazione”, dunque, è l'incontro fra la giovane futura madre Maria, l'ancella del Signore e l'anziana sua parente Elisabetta, simbolo degli “aspettanti” di Israele. La premura affettuosa di Maria, con il suo cammino frettoloso, esprime insieme col gesto di carità anche l'annunzio che i tempi si sono compiuti. Giovanni che sussulta nel grembo materno inizia già la sua missione di precursore. Il calendario liturgico tiene conto della narrazione evangelica che colloca la Visitazione entro i tre mesi fra l'Annunciazione e la nascita del Battista. «L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1, 46). Con queste parole Maria per prima cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al genere umano per l'eternità.
Magnifica il Signore l'anima di colui che volge a lode e gloria del Signore tutto ciò che passa nel suo mondo interiore, di colui che, osservando i precetti di Dio, dimostra di pensare sempre alla potenza della sua maestà.
Esulta in Dio suo salvatore, lo spirito di colui che solo si diletta nel ricordo del suo creatore dal quale spera la salvezza eterna. Queste parole, che stanno bene sulle labbra di tutte le anime perfette, erano adatte soprattutto alla beata Madre di Dio. Per un privilegio unico essa ardeva d'amore spirituale per colui della cui concezione corporale ella si rallegrava. A buon diritto ella poté esultare più di tutti gli altri santi di gioia straordinaria in Gesù suo salvatore. Sapeva infatti che l'autore eterno della salvezza, sarebbe nato dalla sua carne, con una nascita temporale e in quanto unica e medesima persona, sarebbe stato nello stesso tempo suo figlio e suo Signore.
«Cose grandi ha fatto a me l'onnipotente e santo è il suo nome».
Niente dunque viene dai suoi meriti, dal momento che ella riferisce tutta la sua grandezza al dono di lui, il quale essendo essenzialmente potente e grande, è solito rendere forti e grandi i suoi fedeli da piccoli e deboli quali sono. Bene poi aggiunse: «… e Santo è il suo nome», per avvertire gli ascoltatori, anzi per insegnare a tutti coloro ai quali sarebbero arrivate le sue parole ad aver fiducia nel suo nome e a invocarlo. Così essi pure avrebbero potuto godere della santità eterna e della vera salvezza, secondo il detto profetico: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato» (Gl 3, 5). Infatti, è questo stesso il nome di cui sopra si dice: «Ed esultò il mio spirito in Dio, mio salvatore».
Perciò nella santa Chiesa è invalsa la consuetudine bellissima ed utilissima di cantare l'inno di Maria ogni giorno nella salmodia vespertina. Così la memoria abituale dell'incarnazione del Signore accende di amore i fedeli, e la meditazione frequente degli esempi di sua Madre, li conferma saldamente nella virtù. Ed è parso bene che ciò avvenisse di sera, perché la nostra mente stanca e distratta in tante cose, con il sopraggiungere del tempo del riposo si concentrasse tutta in se medesima.
IMMAGINE: << “La visitazione”, affresco a tempera su intonaco murale, dipinto nel 1310 circa dal pittore toscano Giotto di Bondone, detto Giotto (1266-1337). L’opera si trova nella chiesa inferiore della basilica di San Francesco ad Assisi (Perugia) >>
Roberto Moggi
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IMMAGINE: << “La visitazione”, affresco a tempera su intonaco murale, dipinto nel 1310 circa dal pittore toscano Giotto di Bondone, detto Giotto (1266-1337). L’opera si trova nella chiesa inferiore della basilica di San Francesco ad Assisi (Perugia) >>
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