Sant'Ubaldo di Gubbio

Oggi - 16 maggio 2024 - giovedì della VII settimana di Pasqua, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant'Ubaldo, detto abitualmente “di Gubbio”, vescovo. Ubaldus (Ubaldo), questo il suo nome in latino, nacque attorno al 1085 a Gubbio (l’antica Eugubium), allora libero comune dell’Umbria, nella parte centrale della Penisola Italiana (oggi in provincia di Perugia, regione Umbria), figlio unico della famiglia Baldassini, di recente nobiltà. Rimasto presto orfano, fu l’omonimo zio paterno a prendersi cura di lui, facendogli avere un’adeguata istruzione, prima nella locale canonica di San Secondo, poi a Fano, nel territorio della Marca (oggi in provincia di Pesaro e Urbino, regione Marche). Seguendo la propria vocazione, dopo essere entrato in seminario, nel 1115 fu ordinato sacerdote e, nel 1118, fu chiamato presso la canonica eugubina di San Mariano, dall’allora locale vescovo Giovanni da Lodi (1025-1105), che sarebbe diventato santo. Acquisì in questo modo una robusta formazione spirituale e culturale, crescendo nella fede e nella carità. Divenuto priore della stessa canonica attorno al 1119, Ubaldo vi adottò la regola che l’asceta Pietro degli Onesti (1050-1119) aveva scritto per la canonica di Santa Maria in Porto a Ravenna (oggi capoluogo dell’omonima provincia, regione Emilia-Romagna), detta perciò “Regola Portuense”, fatta di silenzi, digiuni, preghiere e carità. Egli rinunciò a tutti i suoi cospicui averi, lasciandone solo una piccola parte ai parenti e donando il resto ai poveri. Fu un grande esempio di spiritualità che si potrebbe definire autenticamente "francescana", pur essendo vissuto ben ottant’anni prima di San Francesco d’Assisi. Tanto grande era la sua umiltà, che nel 1126 rifiutò l’importante nomina a vescovo di Perugia. Nel 1127, alla morte del vescovo Stefano (dal 1126 al 1127), s’indisse l'elezione del nuovo pastore della chiesa eugubina, ma, le difficoltà nel trovare un accordo sul nome del successore, causate da contrasti in seno al clero e alle fazioni cittadine, furono di tale portata da rendere addirittura necessario l’intervento del Papa Onorio II (1060-1130). Così, nel 1129, Ubaldo, quale priore di San Mariano, capeggiò la delegazione eugubina incaricata di porre la questione all’attenzione del Sommo Pontefice a Roma. Giunta la rappresentanza nella Città Eterna ed esposto il problema al Papa, accadde che quest’ultimo, colpito dalla bontà e dalla semplicità di Ubaldo, nominò proprio lui come nuovo Pastore di Gubbio. Egli accettò solo per ubbidienza, ma non mutò mai il suo stile di vita, nutrendosi spesso di solo pane duro e dormendo in un letto con materasso fatto di poca paglia. Sulla cattedra cittadina, da vescovo novello s’impegnò nella riorganizzazione del patrimonio della Chiesa locale, tanto che, negli anni del suo servizio pastorale, esso crebbe in misura notevole a seguito dei numerosi lasciti e delle donazioni di cui la diocesi poté beneficiare. Tuttavia, come ogni buon Pastore, Ubaldo si preoccupò innanzitutto e grandemente del benessere spirituale dei suoi concittadini e, in questo senso, fu un infaticabile mediatore e pacificatore delle violente lotte intestine che avevano trasformato Gubbio in un campo di battaglia. Esempio di questo suo instancabile e coraggioso operare per la pacificazione cittadina, e della sua mansuetudine e del suo spirito di pace, è un episodio nel quale, mentre stimolava pubblicamente alla pace gli aderenti alle avverse fazioni, fu insultato, offeso e gettato in una pozza di calce da un muratore. Ebbene, egli non solo lo perdonò subito, ma fermò risolutamente la mano armata di chi voleva vendicarne l’onore. Fra le tante attività attuate, Ubaldo si distinse anche come strenuo difensore della sua città dai pericoli provenienti dall’esterno. Nel 1151, un esercito formato dall’unione di città nemiche di Gubbio, con a capo Perugia, minacciò l’invasione della città. Svanita ogni trattativa pacifica per far rientrare il pericolo imminente, fu grazie a lui e alla tattica diplomatica da lui incoraggiata, se la città riuscì ad allontanare i nemici dalle proprie mura. Ancora più celebre è l’episodio dell’incontro che ebbe con l’Imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa (1122-1190). Nel 1155, nell’ambito della lotta tra l’Impero e i liberi comuni italiani, il Barbarossa scese in Italia con il suo forte esercito e, dopo aver raso al suolo Spoleto (Perugia), puntò dritto su Gubbio con lo stesso obiettivo. In questa circostanza drammatica, con la consapevolezza di non poter assolutamente resistere all’armata imperiale, fu di nuovo a lui che gli eugubini tutti si rivolsero, esortandolo a intercedere presso l’Imperatore. Così avvenne: i biografi raccontano, stupiti, della solennità e del profondo rispetto con cui Federico Barbarossa accolse Ubaldo e dell’umiltà con la quale egli gli chiese di impartirgli la benedizione. Ubaldo ottenne da Federico la salvezza di Gubbio, che, da allora, sembrò conservare un posto speciale nel cuore dell’Imperatore, proprio grazie alla santità del suo vescovo. Risale, infatti, al 1163, poco dopo la morte di Ubaldo, un importantissimo diploma imperiale da lui emanato per Gubbio, dove sono accordati numerosi privilegi alla città, e un’ampia autonomia. Gli ultimi anni di Ubaldo furono caratterizzati da una dolorosissima malattia autoimmune della cute, il “Pemfigoide Bolloso”, della quale però, come testimoniano i biografi, egli non fu mai udito lamentarsi. Dopo aver celebrato dietro supplica dei suoi concittadini, quasi in fin di vita, la messa di Pasqua, Ubaldo morì all’alba del 16 maggio 1160. La Salma fu esposta in Cattedrale alla venerazione dei fedeli, che giunsero subito numerosi e non solo da Gubbio. La folla accorsa era talmente numerosa che non fu possibile procedere alle esequie e alla sepoltura prima di quattro giorni. Infine, il corpo fu deposto in un’arca marmorea sotto l’altare maggiore della stessa cattedrale, accanto alle reliquie dei Santi Mariano e Giacomo. L’11 settembre 1194, il corpo fu trasferito sulla vetta del Monte Ingino, dove esisteva un’antica pieve dedicata a San Gervasio, luogo più sicuro e più facilmente difendibile in caso d’invasione dei nemici, per i quali le reliquie di Ubaldo, la cui fama si era estesa enormemente, avrebbero costituito un ambito bottino.
IMMAGINE: <<“Sant’Ubaldo”, particolare da affresco. Tempera su intonaco a muro realizzata nel XVI secolo da ignoto autore di scuola umbra. L’opera si trova nella cattedrale dei santi Giacomo e Mariano di Gubbio (Perugia)>>
Roberto Moggi
Home page   ARGOMENTI


 

Commenti