Oggi
- 26 maggio 2024 - VIII domenica del tempo ordinario, la Chiesa celebra
la solennità della Santissima Trinità, una celebrazione cosiddetta
mobile, che cade la domenica successiva a quella di Pentecoste. La festa
odierna officia il dogma del Mistero di Dio contemporaneamente uno e
trino, composto di tre Persone uguali e distinte: il Padre, il Figlio e
lo Spirito Santo, un mistero
tanto grande, ma vicino a tutti noi. Al riguardo, il Catechismo della
Chiesa Cattolica dice: «… La Trinità è una. Noi non confessiamo tre dèi,
ma un Dio solo in tre Persone, la "Trinità consostanziale”. Le Persone
divine non si dividono l'unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto
intero: “Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è
il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè
un unico Dio quanto alla natura”. “Ognuna delle tre Persone è quella
realtà, cioè la sostanza, l'essenza o la natura divina” …» (CCC, Parte
I, Sez. II, III, 253). Questa solennità, che ricorre ogni anno la
domenica dopo Pentecoste, e che pertanto è una celebrazione “mobile”, fu
introdotta nel 1334 da papa Giovanni XXII (dal 1316 al 1334), mentre
l’antecedente antica liturgia romana non la conosceva. Essa Propone uno
sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvezza realizzato
dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. Chiedendoci di
fissare lo sguardo sulla Santissima Trinità, la liturgia ci invita a
saggiare anche la qualità del nostro rapporto con un Dio che non è
solitario e assoluto, nel significato originario di “sciolto dalle
relazioni”, ma che al contrario è rapporto pieno e compiuto nell’amore,
poiché è al tempo stesso Padre, Figlio e Spirito Santo. Tutti noi,
infatti, in obbedienza all’incarico affidato da Gesù ai discepoli, siamo
stati battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo”. Certo, la Santissima Trinità è un mistero e come tale non può
essere adeguatamente compreso, ma non per questo è qualcosa
d’irragionevole. Nella dottrina cattolica, ciò che non è dimostrabile
con la ragione non è automaticamente irrazionale, cioè non è in
contraddizione con la ragione. La ragione conduce all’unicità di Dio che
è “assoluto” (realtà la cui esistenza non dipende da nessun'altra, ma
sussiste in sé e per sé). Pertanto, la ragionevolezza del mistero della
Trinità, sta proprio nel fatto che esso non afferma l’esistenza di tre
dei, bensì di un solo Dio nelle tre Persone uguali e distinte del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo. Questa dottrina è chiaramente
evidenziata nel cosiddetto “Simbolo (o Credo) Atanasiano” (in latino
“Quicumque vult”, che significa “Chiunque voglia”, per le parole del suo
incipit latino), il cui nome deriva dal vescovo di Alessandria
Sant’Atanasio (295-373), al quale è attribuito. Si tratta di una delle
preghiere trinitarie più note della tradizione cattolica, pressoché un
mirabile trattato manifestante la dottrina trinitaria ortodossa. Esso
afferma nella parte iniziale: “… La fede cattolica è questa: che
veneriamo un unico Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità. Senza
confondere le persone, e senza separare la sostanza. Una è, infatti, la
persona del Padre, altra quella del Figlio, e altra quella dello Spirito
Santo. Ma Padre, Figlio e Spirito Santo sono una sola divinità, con
uguale gloria e coeterna maestà ...”. La creazione e la diffusione di
questo “Simbolo” si rese particolarmente necessario nel IV secolo,
quando, per contrastare le dottrine antitrinitarie e specialmente quelle
ariane, i Padri della Chiesa e i Concili (particolarmente quello Niceno
del 325 e quello Costantinopolitano del 381) definirono dogmaticamente
le persone, le nature e le relazioni della Trina e Una Deità (cfr.
Simbolo atanasiano, versetti da 1 a 28). È così rivelato che il Dio che
si comunica all’umanità nello Spirito e nel Figlio Gesù Cristo è il Dio
che è comunione e comunicazione in se stesso. Di conseguenza, se Dio è
comunione nel suo stesso essere, se lo Spirito è comunione e se Cristo è
persona di comunione inscindibile dal suo corpo che è la comunità
ecclesiale, allora la Chiesa di Dio o è comunione o non è affatto. Dal
Mistero della Trinità discende anche quello della persona umana come
essere relazionale. Nella Trinità ogni persona è per l’altro e, pure la
persona umana, si realizza nella relazione con l’altro. Come i nomi
delle tre Persone trinitarie non sono confusi né interscambiabili, così
la persona umana è un valore in sé, a se stante, un fine e non un mezzo,
una grandezza non sacrificabile a interessi sociali, pubblici o di
altro tipo. IMMAGINE: << “Santissima Trinità”,
olio su pannello di legno dipinto nel 1620 circa dal pittore fiammingo
Hendrick Van Balen (1573-1632). L’opera si trova nella chiesa di San
Giacomo ad Anversa (Belgio) >>.
Roberto Moggi
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