Oggi - 27 maggio 2024 - lunedì della VIII settimana del tempo
ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di Sant’Agostino di
Cantérbury, vescovo. Della vita di Augustinus (Agostino), questo il suo
nome in latino, s’ignora praticamente tutto fino al 596, anno in cui
divenne priore del monastero benedettino di Sant’Andrea a Roma (oggi
omonimo oratorio nel rione Celio). In base agli
scarni dati tramandati, si presume sia nato il 13 novembre 534 a Roma,
dove in giovinezza divenne prima monaco e poi sacerdote benedettino. In
quegli anni, il pontefice Gregorio I detto “Magno” (dal 590 al 604),
futuro santo, era particolarmente attento all’evangelizzazione della
Britannia (l’odierna Inghilterra), che, nonostante una prima
cristianizzazione operata da monaci celti provenienti dall’Irlanda e
dalla Scozia, era ancora per lo più pagana. Il papa desiderava
ardentemente portare Cristo a quel popolo, specialmente dopo avere
visto, nell’Urbe, il triste spettacolo di molti giovani angli (come
venivano chiamati gli abitanti di detta isola) venduti come schiavi. Il
suo cuore era pieno di compassione per loro, tanto da farne riscattare e
liberare, nella Capitale come nelle Gallie, molti di quelli convertiti
al cristianesimo, per farli studiare in un monastero romano e impiegarli
come futuri missionari madrelingua per la loro terra d’origine. Questa
strategia, tuttavia, non diede i risultati sperati, al punto che, nel
597, Gregorio indisse una seconda e più approfondita opera di
evangelizzazione delle Isole Britanniche, questa volta per mezzo di
monaci di comprovata fede e capacità del prestigioso Ordine Benedettino.
Per questo chiese, proprio ai monaci del monastero romano di
Sant’Andrea, nella persona di Agostino che ne era il priore, di partire
per l’Inghilterra a predicare il Vangelo ed evangelizzare quel popolo.
Agostino obbedì volentieri e prontamente, facendosi carico in prima
persona di organizzare e guidare la missione. Dopo il faticoso viaggio,
giunse in Britannia nello stesso anno 597, approdando sull'isola di
Thanet, che si trovava nel mare del Nord davanti alle coste
dell’Inghilterra sud-occidentale (oggi divenuta una penisola unita alla
terraferma), accompagnato da quaranta altri monaci benedettini da lui
scelti personalmente, particolarmente culturati e portati per le lingue e
l’evangelizzazione. In Britannia il gruppo di missionari fu accolto
benevolmente dal sovrano del Kent, uno dei regni dell’isola, che
affacciava direttamente sull’oceano, di fronte alla Gallia (oggi omonima
regione inglese). Questi era re Ethelbert (552-616 circa), pagano, che
concesse loro di stabilirsi nella sua capitale, sita ove oggi sorge
Canterbury. Ethelbert volle incontrare per la prima volta Agostino sotto
una grande quercia, dalla sua religione ritenuta magica. Secondo le sue
credenze, infatti, il possente albero avrebbe dissipato tutta la
“magia” che i forestieri cristiani avrebbero potuto esercitare nei suoi
confronti. Il re, comunque - secondo la tradizione - affascinato dalla
carismatica figura del predicatore, si sarebbe quasi subito convertito,
tanto da essere battezzato dallo stesso Agostino appena pochi giorni
dopo il suo arrivo. Tuttavia, una lettera di Papa Gregorio I indirizzata
alla regina Berta, moglie di Ethelbert, suggerisce che ciò non sia
avvenuto prima del 601. In ogni caso, con l’aiuto di Dio l’opera riuscì
perfettamente e furono fondate diverse chiese e convertite migliaia di
persone. I missionari, ardenti figli di San Benedetto, si erano
preparati alla missione con veglie, austerità, digiuni e ferventi
preghiere e ora erano pronti a suggellare col sangue la loro fede. Alla
loro infuocata parola, fecondata dallo Spirito Santo, le genti
accorrevano in gran numero, abbandonavano le loro superstizioni e si
lasciavano battezzare. La conversione dello stesso re Ethelbert e della
consorte Berta, così radicale che entrambi divennero poi santi, fu
seguita da quella di una grande moltitudine di loro sudditi. Si tramanda
che, solo nel Natale del 597, furono migliaia i battezzati nelle acque
del Tamigi, un successo che Agostino, con i quaranta monaci che lo
accompagnavano, attribuiva a Dio. Ovviamente ci volle tempo prima che si
potesse evangelizzare l’intera isola britannica, ma né Roma né i
Benedettini abbandonarono l’opera iniziata. I membri superstiti
dell’antica cristianità britannica si unirono ai nuovi convertiti e
l’Inghilterra divenne una delle perle della Cristianità medievale. Nel
601 Agostino fu consacrato vescovo di Canterbury (nel meridione
dell’isola britannica), l’antica capitale del regno del Kent, dove,
favorito dal dono dei miracoli, attirava le moltitudini a Cristo,
facendo mirabilmente progredire la fede di giorno in giorno. Morì dopo
pochi anni nella sua diocesi, il 26 maggio 607, ma altre fonti dicono
604 o 605, consumato dalle tante fatiche fisiche e spirituali, Qui fu
sepolto nel cimitero dei monaci e, in seguito, nella nuova chiesa del
monastero dei Santi Pietro e Paolo. Nel 1538, sotto il regno di Enrico
VIII, il monastero fu distrutto e le sue ossa disperse. Nel 1850, dopo
la restaurazione della gerarchia cattolica in Inghilterra, l’episcopato
inglese sollecitò da Roma l’inserzione di Agostino nel calendario della
Chiesa universale. Papa Leone XIII esaudì la richiesta nel 1882.
Sant’Agostino di Canterbury è detto l’Apostolo dell’Inghilterra.
IMMAGINE: << “Sant’Agostino di Canterbury“, olio su tela dipinto nel 1618 circa, dal pittore fiammingo Gerrit Van Honthorst (1592-1656). L’opera si trova nel museo di Palazzo Reale a Genova >>
Roberto Moggi
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IMMAGINE: << “Sant’Agostino di Canterbury“, olio su tela dipinto nel 1618 circa, dal pittore fiammingo Gerrit Van Honthorst (1592-1656). L’opera si trova nel museo di Palazzo Reale a Genova >>
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