San Pietro Nolasco

Oggi - 6 maggio 2024 - lunedì della VI settimana di Pasqua, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Pietro Nolasco, fondatore dell’Ordine di Santa Maria della Mercede (Padri Mercedari). Pere o Pedro (Pietro), questo il suo nome di battesimo rispettivamente in catalano e spagnolo, nacque verosimilmente tra il 1180 e il 1182, ma secondo altre fonti nel 1189, a Mas de Saintes Puelles vicino a Carcassona (Carcassonne), nella regione Linguadoca-Rossiglione della Catalogna, all’epoca appartenente al Regno d’Aragona (oggi Mas-Saintes-Puelles nel dipartimento dell’Aude, sud-est della Francia vicino al confine con la Catalogna, Spagna). La sua famiglia, quella dei Nolasco, esercitava con successo il commercio ambulante e, quando essa si trasferì a Barcellona, capoluogo della Catalogna, ancora ragazzo ne apprese dal padre i segreti. Nell’esercizio della sua attività di mercante itinerante, che attraverso apposito “lasciapassare” gli permetteva di percorrere in lungo e largo i vari stati musulmani e cristiani esistenti in quel periodo nella Penisola Iberica, scoprì con orrore la triste realtà della schiavitù di molti cristiani, diffusa nelle contrade occupate dai mussulmani. Con la sua indole profondamente religiosa ne rimase profondamente inorridito e, da allora, mosso a compassione per la sofferenza di quei prigionieri, dedicò la propria vita a Cristo e utilizzò i suoi beni per restituire a quegli infelici la libertà. Attorno al 1203 radunò alcuni compagni ferventi cattolici, partecipi delle sue inquietudini, che, con ammirevole slancio, si liberarono con lui dei propri averi, dandoli in riscatto per la liberazione degli schiavi. Da quel momento, non tralasciando mai la preghiera, il gruppo di laici raccoltosi attorno a lui si dedicò ogni giorno a raccogliere elemosine e donazioni, nella provincia della Catalogna e nel regno d’Aragona, per riscattare i fratelli in cattività. Questa caritatevole attività proseguì negli anni seguenti, con risultati sempre migliori in termine di cristiani liberati. Il vecchio mestiere di Pietro, in questo primo periodo, fu di grande utilità per il gruppo di evangelici “riscattatori”, poiché i mercanti erano conosciuti alle frontiere e avevano più facile accesso nei paesi governati dai mussulmani. Per lungo tempo, il gruppo capeggiato da Pietro fu quasi l’unico intermediario per il riscatto dei cristiani prigionieri in terra islamica e anche, all’occorrenza, dei mori in terra di cristiani. Questo raggruppamento di giovani ben motivati, saggiamente guidato da Pietro, era formato solo da laici che avevano una grande devozione a Cristo Redentore, caratteristica della spiritualità del sodalizio. Dopo quindici anni di ammirevole e instancabile attività nella liberazione dei cristiani schiavi, Pietro e i suoi compagni notavano però con preoccupazione che, giorno dopo giorno, anziché diminuire, aumentava il numero delle vittime della schiavitù. Pietro, però, da coraggioso capo, non si sentì mai spaventato di fronte alla grandezza della missione intrapresa e alla sua personale piccolezza. Nella sua fervorosa preghiera, cercò l’ispirazione divina per continuare al meglio e più efficacemente l’opera iniziata. Questa illuminazione puntualmente arrivò la notte tra il 1° e il 2 agosto 1218, attraverso un intervento speciale di Maria Santissima nella sua vita, una sorprendente esperienza mariana che rischiarò la sua intelligenza e mosse la sua volontà per trasformare il suo gruppo di laici redentori in un vero e proprio Ordine religioso. Così, il 10 agosto 1218, dopo accurata opera di preparazione e compiuti tutti i formali adempimenti con le autorità religiose e civili, si giunse alla fondazione ufficiale della nuova formazione religiosa, denominata “Ordine della Vergine Maria della Mercede della redenzione degli schiavi”, con una cerimonia solenne tenuta sull’altare maggiore della cattedrale della Santa Croce di Barcellona. Il vescovo titolare Berenguer de Palou II (dal 1212 al 1241), consegnò a Pietro e ai suoi compagni la Regola di Sant’Agostino come norma di vita comune e, dinanzi a lui, i primi “Mercedari”, come furono chiamati, emisero la professione religiosa. Da parte sua, re Giacomo I d’Aragona (dal 1213 al 1276) costituì il nuovo Ordine come istituzione riconosciuta dal diritto civile del suo regno. La finalità dell’Ordine era molto chiara, come si vede nelle “Prime Costituzioni dell’Ordine” del 1272, che recitano: “ … visitare e liberare i cristiani che si trovano in schiavitù e in potere dei saraceni o di altri nemici della nostra Legge ... per la quale opera di mercede o misericordia ... tutti i frati di quest’Ordine, come figli di vera obbedienza, siano gioiosamente disposti a sacrificare la propria vita, se fosse necessario, come Gesù Cristo la diede per noi … ”. I modi pratici di attuazione si esprimevano nella raccolta delle elemosine tra i fedeli cristiani, con il fine di portarle nella terra dei mori per riscattare i cristiani schiavi che si trovano in loro potere. Ogni frate mercedario, in forza della sua professione di fede, si convertiva in un autentico “elemosiniere della redenzione” e, dove non c’erano frati, costituiva confraternite e convocava i fedeli riunendoli nella neo costituita “Confraternita dell’elemosina degli schiavi”. Quando veniva meno il denaro, il “redentore”, frate o laico, era tenuto a darsi in ostaggio e a esporsi addirittura alla morte, al fine di liberare ugualmente lo schiavo. Nello stesso tempo, Pietro sollecitò a Roma la Sede Apostolica, per ottenere la conferma della sua opera. Fu così che papa Gregorio IX (dal 1227 al 1241), il 17 gennaio 1235, a Perugia (Umbria), con la bolla “Devotionis vestrae” (“La vostra devozione”) incorporò canonicamente il nuovo ordine alla Chiesa universale. Nel periodo compreso dalla sua istituzione fino alla morte del fondatore, furono riscattati ben 3.920 schiavi. Il 6 maggio 1245, nella casa madre dell’Ordine a Barcellona, Pietro, fondatore dell’Ordine della Mercede, morì santamente. Il suo corpo fu sepolto nella chiesa stessa. Il suo ricordo, come fedele imitatore di Cristo Redentore, continuò non solo tra i religiosi ma anche nel popolo che lo venerò subito come santo. La Sacra Congregazione dei Riti, dopo un regolare processo canonico, il 30 settembre del 1628, approvò il culto che gli era stato tributato fin dalla sua morte. Il 19 giugno del 1655 fu introdotto il suo nome nel Martirologio Romano. Il Pontefice Alessandro VI, l’11 giugno 1664, estese poi il suo culto a tutta la Chiesa. 
IMMAGINE: <<“San Pietro Nolasco“, olio su tela dipinto da ignoto frate mercedario attorno al 1840. L’opera si trova presso la casa generale dell’ordine di Santa Maria della Mercede (fondato dal medesimo santo), in Roma>>

Roberto Moggi
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