Pe na cusella faje n’arrevuoto!
Quando per una piccola e banale cosa si fanno discussioni interminabili ed inutili.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Possono
succedere problemi che, per essere risolti, facendo raggiungere un
accordo tra le parti, richiedono confronti che possono risultare
impegnativi e col tutto il tempo che richiedono, affinché la risoluzione
sia esauriente, ma il proverbio mette in luce come
può succedere che per una stupidaggine, persone poco capaci di
esprimere giudizi, si impegolino in discussioni di lana caprina, come si
usa dire, che lasciano il tempo che trovano, se non lo peggiorano.
De
lana caprina è un latinismo, che mette in luce appunto discussioni su
cose futili, oziose o pedantesche, oppure problemi seri, ma affrontati
con una superficialità che li peggiora invece di risolverli.
Un
fenomeno che purtroppo spesso accade, è che certe persone litigano in
continuazione per il semplice motivo che non sono capaci di discutere.
perché del tutto inabili nel riconoscere che esistano idee contrarie a
quelle che hanno loro.
Ci
offre la cultura francese sullo studio del comportamento della gente,
tra il serio e il faceto, due figure campioni di modi di pensare e
comportamenti poco sani:
La
prima rappresentata dal maresciallo di Francia, Jacques de La Palice
che divenne esempio, forse suo malgrado, della cosiddetta verità
lapalissiana, ovvero un fatto di tale evidenza e ovvietà che la sua
enunciazione è del tutto inutile se non proprio umoristica, come
nell'espressione «l'acqua è bagnata».
Una
fama forse dovuta a una frase che suoi uomini gli dedicarono e che
l'avrebbe destinato alla Storia: "Qui giace il Signor de La Palisse, che
un quarto d'ora prima di morire era ancora vivo": una verità
lapalissiana, appunto.
Leggiamo
in Wikipedia che, un secolo dopo, Bernard de La Monnoye, accademico di
Francia, poeta e letterato, intitolò a La Palice una canzone dove lo
dileggiava come campione per antonomasia della banalità e dello
scontato.
Insomma un
povero cristo che forse ha goduto di una fama immeritata che mette in
luce verità ovvie e scontate, che ci fanno immaginare le idee campate in
aria, espresse in una discussione, tra persone che ragionano, se non
come il de La Palice, ancora peggio.
Il
secondo personaggio transalpino, che la storia ci riporta, è Nicolas
Chauvin, che con ogni probabilità sarebbe solo un personaggio
immaginario e non si sa quanto sia vero che la sua fedeltà ed il suo
fanatismo sarebbero stati apprezzati da Napoleone Bonaparte, il quale
gli avrebbe donato una Sciabola d'Onore e una pensione di 200 franchi.
Ma
immaginario o meno poi che sia, dal suo nome deriva il termine
"sciovinismo", cioè nazionalismo fanatico, che col tempo si è
generalizzato in un assolutismo di pensiero, da parte di persone del
tutto incapaci di immaginare qualsiasi idea diversa dalle loro e
figuriamoci i risvolti che assumerebbe una discussione, tra due o più
persone che ragionano in tal modo, ovvero a cavolo di cane, con
l'estrema stupidità di essere capaci di addivenire a vie di fatto per
futili motivi.
Immaginiamo
poi lo scenario presentato da una discussione tra un lapalissiano e uno
sciovinista, che potrebbe meritare di essere oggetto di uno
sceneggiato, per la comicità che produrrebbe e vista ovviamente così da
chi gode di una sana capacità di intendere e di esprimersi.
Due modi di pensare che ci fanno venire in mente l'allocuzione attribuita all'umorista e scrittore statunitense Arthur Bloch:
“Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.”
Fenomeno
che può succedere anche a una persona intelligente, fornita della
capacità di sapersi adeguare al modo di esprimersi dell'interlocutore,
sempre che abbia il senso dell'umorismo di riuscire a ridere tra sé, per
come appare idiota.
E
infine, tanto per ricordare quanto possa essere utile impegnarsi in una
discussione, oppure no, rammentiamo la frase di Lao Tsu:
“Chi è capace non discute, chi discute non è capace.”
e ancor di più l'allocuzione attribuita a Pitigrilli, pseudonimo di Dino Segre, scrittore, giornalista e aforista italiano:
“L'uomo comune ragiona. Il saggio tace. Il fesso discute.”
Perché
se la parola è d'argento, come si usa dire, il silenzio è d'oro, per il
valore maggiore che ha delle parole, così che a volte, astenersi dal
parlare, vale molto di più che intervenire.
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