Nun chiàgnere Cristo ca peggio te vène!

Nun chiàgnere Cristo ca peggio te vène!
Non lamentarti che ti potrebbe accadere di peggio.
Si mostra il proverbio, come un'esortazione a non abbandonarsi alle continue lamentele, che caratterizzano chi si piange addosso, sempre scontento di quello che succede, con l'ammonimento che il peggio non è mai morto e basterebbe guardarsi intorno per capirlo.
Se piace poco la vita che si fa, non resta che cambiarla, ma se ciò è impossibile, si è sempre in grado di cambiare il proprio atteggiamento, nel giudicarla, valutando meglio i pregi, rispetto agli inconvenienti.
Quante persone abbiamo incontrato, che gli basta un niente per lamentarsi? Anche se hanno la fortuna di non incorrere in qualcosa di grave, riescono lo stesso a rovinarsi la vita da sole e, quel che è peggio, a rovinarla agli altri.
Se ci è possibile, per vivere meglio, teniamole a distanza, per guadagnarne in serenità e in salute.
L'adagio ci ricorda una figura abbastanza familiare, quella del tragico, per il quale qualsiasi evento di poco conto diventa una tragedia, che ovviamente è successa solo a lui. Un egocentrismo deleterio che mette in moto in negativo la legge di attrazione, che spesso e volentieri, ripaga il soggetto con le disgrazie che continua ad evocare.
Un personaggio che se trovasse un luogo dove fosse possibile scambiare la propria croce con una più lieve, dopo essersi guardato intorno e aver realizzato quali sono le vere croci sopportate da tanti disgraziati, scapperebbe a gambe levate tenendosi stretta la propria.
Teniamo a mente che spesso chi non fa che lamentarsi delle delusioni che ha ricevuto dalle persone frequentate, o dalle vicende nelle quali è incorso, spesso non si rende conto che ha fatto di tutto per cercarle e ricordiamo inoltre, che chi passa il tempo a lamentarsi dei difetti degli altri, è anche il primo ad averli.
Nel caso di un tenore di vita che appare modesto, rispetto a uno migliore, goduto da tanti altri, a chi è solito lamentarsi a sproposito per le proprie condizioni, farebbe bene un corso d'indigenza, lungo a seconda di quanto si lamenta, perché la persona dotata di un minimo di saggezza, anche se conduce una vita modesta, per consolarsi, le basta guardarsi intorno, ben sapendo che la ricchezza accresce il desiderio del superfluo che diventa necessario, senza ottenere la felicità.
Chi piange miseria, spesso sta meglio di chi lotta in silenzio e, all'opposto di chi, pur soffrendo, ci regala un sorriso, c'è chi rovina il tempo che trascorre lamentandosi per qualsiasi stupidaggine.
Spesso chi passa il tempo in lamentele, rovinando il vivere sereno di chi ha intorno, è un vampiro di energia vitale, perché cerca di carpire quella altrui. Tutte le volte che ci è possibile, liberiamoci di gente che non solo rovina il nostro umore, ma anche la salute.
Rispetto a chi è dotato di un sano ottimismo, un minimo di creatività e la capacità di riuscire a rendersi piacevole la vita più semplice che si può trascorrere, l'insoddisfatto delle noiose abitudini che ha e che non si cura di cambiare, trascorre il tempo in un'apatica attesa di un lieto evento, dovuto a persone o a circostanze e se poi qualcosa di piacevole e inaspettato succede, è possibile che se ne accorga solo quando è sfumata l'occasione di approfittarne, abituato com'è solo ed esclusivamente ad aspettare e a lamentarsi, perché non succede niente, che se poi succede qualcosa e se ne accorge, c'è pericolo che vada addirittura in crisi.
Ricordiamo sempre che per qualsiasi penoso evento stiamo trascorrendo, se ce ne lamentiamo in continuazione, è come se volessimo allungarlo, invece di volergli porre fine.
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