’A vita s’ha dda piglià comme vène!

’A vita s’ha dda piglià comme vène!
La vita va affrontata con filosofia accettando con serenità il buono e il cattivo.
Ci esorta il proverbio a prendere la vita con filosofia, per quanto un certo fatalismo possa essere malvisto da chi afferma che la vita è nelle nostre mani, per il libero arbitrio di cui godiamo, ma se pur stimati come sempliciotti,
il difficile cerchiamo di evitarlo
e all'impossibile, nemmeno ci pensiamo.
Per il complicato, cerchiamo chi si presta a cercare di risolverlo,
mentre l'eccessivamente complicato, lo ignoriamo
e se vediamo qualcuno che l'affronta,
ci concediamo la dovuta meraviglia,
sempre se ci sia anche la voglia, al punto che qualcuno applaude anche.
ci orientiamo su ciò che appare facile, se poi lo è,
perché cercare le difficoltà, quando ci pensa la vita a proporcele e a complicarci l'esistenza?
Anche se poi, non tutti siamo propensi a vivere così.
Riguardo al libero arbitrio e all'uomo considerato "faber fortunae suae" e quindi artefice del suo destino, leggiamo nei Diari di Henry David Thoreau:
“Non disperate della vita, senza dubbio avete forza sufficiente a superare gli ostacoli. Pensate alla volpe che si affanna per campi e per boschi, in una notte d’inverno, in cerca di qualcosa che possa soddisfare la sua fame. Nonostante il freddo, e i cani, e le trappole, la sua razza sopravvive.”
La vita della volpe che diventa metafora per quella umana, che continua a sopravvivere, malgrado guerre, stragi e calamità, tanto più che non sono certo gli scomparsi a confutarla, sempre che possa consolare i sopravvissuti.
Ogni essere umano, che sia tra i più grandi o tra gli ultimi, ha una sua filosofia di vita, se così si possono interpretare le decisioni e le conseguenti azioni che produce, e c'è chi poi della propria vita ne fa un vero e proprio percorso filosofico, sia che si impegni nella specifica materia, oppure no, in un continuo discernimento del vissuto, tra ciò che è lecito e ciò che è da evitare, affinché il percorso umano sia gratificante e, ancor meglio, edificante.
E a tal riguardo, si attribuisce al filosofo Diogene di Sinope, definito il cinico, la seguente storia:
Un filosofo, vedendosi avanti con gli anni e volendo assicurare un buon avvenire al suo unico figlio, mandò a chiamare il più fidato dei suoi amici e gli fece questo breve discorso: "Amico mio, voglio confidarti che possiedo una considerevole somma di denaro. Tu sei più giovane di me, sei in buona salute e quindi, con ogni probabilità, mi sopravviverai. Perciò, ti prego, prendi con te il mio denaro, custodiscilo e ascolta bene ciò che ne dovrai fare quando io non ci sarò più. Se mio figlio sarà riuscito a diventare un filosofo, lo distribuirai tutto ai poveri perché lui non ne avrà bisogno. Ma se non sarà riuscito a diventare un filosofo, allora consegnalo tutto a mio figlio, perché non possederà altro che questo".
Un concetto espresso dalla storia che può piacere o meno, perché i beni materiali rendono più semplice e comoda la vita e non per tutti, ma solo per chi sa usarli ed apprezzarli nel dovuto modo, per come servono, perché altrimenti, se concupiti con bramosia e avidità, come se fossero gli unici valori validi, non farebbero che peggiorare la qualità dell'esistenza.
Mentre la vita si presenta e scorre facile per alcuni, a molti altri il percorso è imposto difficile e sofferto, che sia per indigenza o malattia, che temprano almeno quelli che riescono ad affrontare le difficoltà con il migliore stato d'animo, rispetto a coloro che sono resi fragili dagli agi e dal benessere, che basta un niente per renderli disadattati e timorosi.
Quello di cui non ci si rende conto, è che una qualsiasi vita non è che un tirocinio per imparare, non solo a saperla vivere nella giovinezza e nella maturità, ma a saperla affrontare con la miglior disposizione d'animo, quando ci si inoltra nell'anzianità, che diventa come una prova d'esame, che promuove pochi, rispetto ai tanti che si lamentano in continuazione dicendo:
"Che campi a fare, se poi è così che si presenta la fine della vita?"
E non fanno che presentare un decorso appreso male e vissuto peggio, col risultato di una vita sprecata in più.
I giovani d'oggi, che siano propensi o meno, sono poco esortati ad ascoltare le esperienze degli anziani, per trarne beneficio e, ancora di più, ad osservarne il loro modo di essere, per essere preparati ad affrontare, nel migliore dei modi, un'esistenza che sembra tanto lontana, nella giovinezza, e non spaventosamente vicina, come scopriranno da lì a poco.
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