La cortesia rende meritevole chi la compie e non chi la riceve.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
La
cortesia, che come il proverbio ci ricorda, a Napoli è espressa col
termine crianza, nel dialetto partenopeo, ha la stessa radice di
"criatura". L'origine della parola infatti è spagnoleggiante e fa
riferimento al significato di "allevare" o per meglio dire, di "crescere bene" riferito all'educazione di una persona, specie se molto giovane.
Un
comportamento che ha una buona educazione come base, ed è una
disposizione d'animo nel fare un beneficio senza alcuna pretesa di un
riscontro, anche se ben accolto quando c'è, che sia mostrata con una
frase gentile o un'azione rispettosa.
Un
atteggiamento che ha a che fare con le buone maniere: tenere aperta la
porta per qualcuno, scrivere una nota di ringraziamento per un regalo
ricevuto, lasciare il proprio posto in autobus a una persona anziana,
sono tutti esempi di ciò che si vuol definire "cortesia"
Leggiamo
a mo' d'introduzione su che cosa vuol dire tale termine nell'Oracolo
manuale e arte della prudenza, di Baltasar Gracián:
"La
cortesia è l'elemento principale della cultura, e quasi una sorta di
incantamento che concilia il favore di tutti; e allo stesso modo la
scortesia procura il disprezzo e lo sdegno universale. Se questa nasce
dalla superbia, è abominevole; se dalla rozzezza, è spregevole. La
cortesia sia sempre in eccesso e mai in difetto; ma nemmeno ha da essere
uguale con tutti, perché degenererebbe in ingiustizia: è indispensabile
tra nemici, e questo basta a dirne il valore."
Mentre troviamo a tal proposito, tra le frasi che si attribuiscono a Lao Tzu:
“La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza di pensieri crea profondità. La gentilezza nel donare crea amore.”
E tra quelle di madre Teresa di Calcutta:
“Parla
loro con tenerezza. Lascia che ci sia gentilezza sul tuo volto, nei
tuoi occhi, nel tuo sorriso, nel calore del nostro saluto. Abbi sempre
un sorriso allegro. Non dare solo le tue cure, ma dai anche il tuo
cuore.”
Leggiamo nel
romanzo "Il Gattopardo" come il Sedara che, se pur rozzo, è anche
intelligente e le cose le capisce al volo, realizza quindi che cedere il
passo, non è un atto di sottomissione, com'era convinto che fosse, ma
un gesto di signorilità, grazie al Principe di Salina che glie lo
dimostra.
Tra i tanti detti che si ispirano alla gentilezza, troviamo:
Salutare è cortesia e rispondere è dovere.
A contrappunto al detto "Fai del bene e scordatene, fai del male e pensaci" replica il detto del filosofo Confucio:
“Dimentica le offese, ma non dimenticare mai le cortesie.”
Un
comportamento col quale si distingue chi è signore d'animo che, se ci
riferiamo ai social e a quello che ci viene propinato dai media, con la
televisione in testa, è poco coltivato anche da chi, per la veste in cui
si presenta, dovrebbe darne esempio.
Ricordiamo
infine come la cortesia possa essere fittizia, tanto da potersi
tradurre in falsità e ipocrisia, quando è mostrata da un individuo che,
di contro all'abituale spontaneità richiesta da tale atteggiamento,
opera una classificazione delle persone che ha davanti, piegato in due
con le persone che secondo lui sono importanti e ineducato e
irrispettoso verso quelle che giudica più in basso nella scala sociale.
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