casa d’ ’o jucatore nun c’è autro che ddulore

Alla casa del giocatore non c’è altro che dolore. Il gioco conduce solo alla rovina.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci presenta il proverbio uno dei vizi che conducono alla rovina chi ne è affetto e la sua famiglia, se da lui dipende il suo sostentamento.Una vera e propria sindrome definita ludopatia, nell'ambito medico-psichiatrico.Una patologia che rappresenta un problema molto diffuso, nella nostra società, e se ne parla sempre molto poco, in relazione alla sua gravità, perché causa dipendenza, esattamente come una droga. Ed esattamente come un tossicodipendente, anche un giocatore ha grosse difficoltà ad abbandonare la sua sostanza, in questo caso il gioco d’azzardo e il brivido che prova a scommettere denaro e in generale a tentare la sorte.
Scenari tragici che lo scrivente ha potuto osservare da vicino, lavorando in una sala corse, dove il gioco era rappresentato dalle puntate sui cavalli che si sperava fossero vincenti.
Un vizio soddisfatto, da alcuni, anche il Lunedì, giorno di riposo per tali esercizi, ripiegando sulle corse dei cani.
Una sindrome con tutte le varianti che si prestano a soddisfarla, dai casinò, all'enalotto, al totocalcio e al gratta e vinci, che rappresentano introiti multimiliardari per lo stato, tanto da ipotizzare in un modo che può apparire comico, che le ricevute delle giocate, se il fisco le riconoscesse come contributi, molti giocatori sarebbero esentati dalle tasse, per i contributi molto maggiori versati con il gioco, con targhe premio ai maggiori sostenitori dello stato, una consolazione purtroppo negata sia ai disgraziati, che ai loro conviventi.
Se per assurdo fossero vietati dalla legge giochi e scommesse di qualsiasi tipo, il giocatore inveterato scommetterebbe di nascosto anche sulle corse delle lumache o degli scarafaggi o su quante mosche si poggerebbero in un minuto su una cacca.Leggiamo al riguardo, tra gli scritti di Matilde Serao, nel libro:
Il ventre di Napoli:
“Ma come tutti i sogni troppo pronunziati, il lotto conduce alla inazione ed all’ozio: come tutte le visioni, esso porta alla falsità e alla menzogna; come tutte le allucinazioni, esso conduce alla crudeltà e alla ferocia; come tutti i rimedi fittizi che nascono dalla miseria, esso produce miseria, degradazione, delitto. Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l’acquavite di Napoli.”
e ancora
“Il lotto, il lotto è il largo sogno, che consola la fantasia napoletana: è l'idea fissa di quei cervelli infuocati; è la grande visione
felice che appaga la gente oppressa; è la vasta allucinazione che si prende le anime.”
Il gioco poi, come componente di altri piaceri della vita, come scrisse Cecco Angiolieri che, almeno a parole, era molto esperto:
“Tre cose solamente m'enno in grado,
le quali posso non ben ben fornire,
cioè la donna, la taverna e 'l dado:
queste mi fanno 'l cuor lieto sentire.”
Che gli mancava giusto il fumo, per soddisfare il detto "Bacco, tabacco e Venere, riducon l'uomo in cenere", ma a pareggiare ci aggiungeva il gioco.
A seguire il medievale esperto in trasgressioni, non sembra fosse da meno, tra i tanti che potrebbero essere elencati, l'attore americano George Raft, riguardo almeno a quanto lasciò detto a sua memoria:
“Devo aver guadagnato circa dieci milioni di dollari durante la mia carriera. Parte del gruzzolo è stato speso nel gioco e parte per le donne. Il resto l'ho speso stupidamente.”
A dimostrare quanto possa essere ritenuto relativo, il vivere in modo intelligente, da chi sa solo vivere stupidamente, cercando di assolvere il suo comportamento in modo altrettanto inconcludente.
“Chi ha fortuna in amor non giochi a carte.” è un proverbio che consola poco chi gioca d'azzardo a tutto spiano, rispetto a quanto è assolutorio per chi tale vizio non ce l'ha.
Ma vada come vada sugli esiti del gioco, il giocatore inveterato una scusa assolutoria ce l'ha sempre:
[Al casinò]
Un tizio esce dal casinò in canottiera e mutande.
"Voilà! Andata male eh?!"
"Sì, ma per fortuna ho saputo fermarmi in tempo."
Gino Bramieri
Home page   ARGOMENTI

Commenti