Santa Zita di Lucca

Oggi - 27 aprile 2024 - sabato della IV settimana di Pasqua, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santa Zita, talvolta indicata con la specificazione “di Lucca”, vergine. Zita - questo il suo nome di battesimo - nacque nel 1218 nel piccolo villaggio di Monsagrati, frazione di Pescaglia, comune governato da una signorìa autonoma nell’ambito del Sacro Romano Impero (oggi in provincia di Lucca, regione Toscana). La sua era una povera famiglia di contadini caratterizzata dalla forte fede, tanto che una sua sorella, alla quale era molto legata, divenne monaca cistercense. Verso il 1230, ad appena dodici anni, a causa della grande povertà, fu mandata a Lucca come serva della nobile e importante famiglia Fatinelli, il cui palazzo è visibile tutt’oggi nel centro città. Qui lavorava duramente per tutta la giornata e la sua vita era suddivisa tra le tante incombenze domestiche, al punto che, essendo già di salute cagionevole, finì per contrarre la tubercolosi. Era buona d’animo, altruista e, pur se sofferente e “rallentata” dai molteplici incarichi lavorativi, fervorosa nelle orazioni, nell’esercizio della carità e assidua ai sacramenti, tanto da farsi conoscere ben presto da poveri, malati e bisognosi dell’intera città, ai quali non lesinava mai affetto, cure e cibo. Viveva con il minimo indispensabile e cercava sempre di mettere da parte qualcosa da mangiare per i bisognosi, tanto da privarsi del suo stesso cibo e delle poche ore di riposo. I numerosi indigenti e infermi del centro urbano e del contado, infatti, capirono velocemente d’aver trovato in lei un’autentica paladina del Vangelo e una sorella sulla quale poter contare, ricambiandola con il loro sincero affetto. Anche nel palazzo Fatinelli, in poco tempo, tutti si affezionarono a lei, a cominciare dagli stessi padroni di casa. La sua vita fu volentieri fatta di rinunce e stenti, che patì per amore di Gesù e dei fratelli. Anzi, con la sua bontà caritatevole, progrediva di giorno in giorno alla sequela del Signore che, ben presto, la ricompensò con alcuni prodigi. La Santa Vergine e gli Angeli la aiutarono in molte occasioni, soprattutto evitando che i generi alimentari messi da parte per gli affamati terminassero durante la distribuzione ai bisognosi o facendo comparire di nuovo il cibo e i panni che lei aveva appena donato agli indigenti. Il 27 aprile 1278, stremata dai tanti sacrifici e provata da una vita interamente spesa al servizio degli ultimi, morì attorno ai sessant’anni. Grazie alla sua bontà e alla sua anima caritatevole, Zita fu subito venerata dai lucchesi come una santa, tanto che vollero mettere le sue spoglie nella basilica in cui lei si recava sempre a pregare, quella di San Frediano. Il suo corpo si trova tuttora in loco, in una teca visibile nella cappella a lei dedicata, che fu della famiglia Fatinelli, alle cui pareti si trovano i dipinti che raffigurano tutti i suoi miracoli. Zita giunse a essere così fortemente venerata a Lucca e in Toscana, ma anche in Corsica e altre regioni vicine, da essere perfino citata dal grande Dante Alighieri (1265-1321) nel suo famoso poema “Divina Commedia” (scritto tra il 1307 e il 1321), dove, facendo riferimento al noto magistrato di Lucca Martino Bottario (o Martino Bottaio), membro del Consiglio degli Anziani lucchese, parla di: “ … anzian di Santa Zita …”, intendendo dire “anziano di Lucca” e identificando, quindi, la città di Lucca con Zita stessa. Il culto di Zita fu approvato ufficialmente solo il 5 settembre 1696 da papa Innocenzo XII, ma, ciò nonostante, Dante la indicava già come Santa, a ulteriore riprova della grande devozione popolare di cui essa era protagonista. Santa Zita fu proclamata patrona delle domestiche dal pontefice Servo di Dio Pio XII ed è anche patrona di Lucca, delle casalinghe e dei fornai. È inoltre la santa titolare della Congregazione femminile delle Suore Oblate dello Spirito Santo, detta anche Istituto di Santa Zita.
IMMAGINE: <<Quadro dal titolo “Santa Zita”, olio su tela dipinto nel 1696 circa dal pittore franco-fiammingo Arnould de Vuez (1644-1720). L’opera si trova presso il Musée de l'Hospice Comtesse a Lille (Francia)>>.
Roberto Moggi
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