Santa Caterina da Siena

Oggi - 29 aprile 2024 - lunedì della V settimana di Pasqua, la Chiesa celebra la festa di Santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, compatrona d’Italia (con San Francesco d’Assisi) e d’Europa (con San Benedetto da Norcia, Santa Brigida di Svezia, i Santi Cirillo e Metodio e Santa Teresa Benedetta della Croce-Edith Stein). Caterina nacque il 25 marzo 1347 a Siena, all’epoca capitale dell’omonima repubblica sita nel centro della Toscana, penultima dei ben venticinque figli del tintore Jacopo Benincasa e della popolana Lapa Piagenti o Piacenti. Le principali notizie su di lei provengono dalla cosiddetta “Legenda Maior” (Leggenda Maggiore), il racconto della sua vita scritto dal suo direttore spirituale, il frate domenicano e presbitero Beato Raimondo delle Vigne da Capua (1330-1399). In conformità a quest’opera, sappiamo che Caterina manifestò fin dalla più tenera età una forte propensione al sacro, avendo una prima visione mistica già all’età di sei anni, quando vide, all’interno della basilica senese di San Domenico nella quale si era recata a pregare con i genitori, Gesù Cristo assiso in trono che la guardava sorridente, in compagnia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. A soli sette anni fece segretamente voto di castità e, nello stesso tempo, cominciò a praticare varie forme di penitenza in modo, spesso astenendosi dal mangiare carne e altre pietanze elaborate. Purtroppo le finanze familiari non le permisero di studiare e dovette dedicarsi esclusivamente ai lavori di casa, senza però mai omettere la frequenza ai Sacramenti, sebbene i genitori non condividessero quello che trovavano un suo eccessivo attaccamento alla religione. Nel 1359 circa, quando aveva dodici anni, in conformità alle consuetudini dell’epoca, i familiari decisero di farla sposare con un qualche giovane di buon partito, senza nemmeno interpellarla. Lei si oppose coraggiosamente e seppe resistere, desiderosa solo di darsi a Dio nella preghiera e nella meditazione spirituale, sebbene in casa la obbligassero a lavorare continuamente e in modo pesante, sperando di fiaccarne la resistenza e costringerla ad accettare il matrimonio. Nel 1362, intorno ai quindici anni, scelse come confessore e padre spirituale il frate domenicano Padre Tommaso della Fonte (circa 1337-1390), cui i suoi genitori si rivolsero quando la figlia cominciò a dire che non voleva altro sposo in terra che Gesù Cristo, chiedendogli di dissuaderla. Inizialmente il confessore accontentò i genitori, ma poco a poco cominciò a capire di trovarsi di fronte ad una grande vocazione religiosa. Per saggiarne la sincerità, tuttavia, le consigliò di tagliarsi i capelli, cosa che lei fece senza esitazione, attirandosi le ire del padre e della madre. Quest’ostracismo familiare nei suoi confronti, perdurò fino al giorno in cui il genitore la sorprese assorta in profonda preghiera con una colomba prodigiosamente aleggiante sul capo. Ravvedutosi, decise allora di lasciarla libera di scegliere la propria strada. Così, nel 1363, a sedici anni, entrò nel Terz’Ordine delle Domenicane, dette Suore del Terz’Ordine “della Penitenza” o “Mantellate”, per via del mantello nero sull'abito bianco, restando presso la sua abitazione. Queste suore, infatti, conducevano in casa una vita quasi claustrale e s’incontravano per la preghiera comune nella Cappella delle Volte, sita all’interno della Basilica di San Domenico a Siena. Fu in questo periodo, come lei stessa racconta nei suoi scritti, che si avvicinò alla Sacra Scrittura pur essendo quasi analfabeta, ricevendo dal Signore, dopo un periodo di estenuanti e poco fruttuose fatiche, il dono di sapere leggere. Racconta lei stessa, ancora, che nel 1367 le apparve Gesù con sua Madre e altri santi, per sposarla a sé nelle “nozze mistiche”. In tale occasione ebbe in dono un meraviglioso anello adorno di rubini, pegno d’amore, che era visibile soltanto ai suoi occhi. Caterina, forte nella fede, non ebbe mai paura, non si mostrò mai intimorita al cospetto dei potenti e si rivolse sempre loro da pari a pari. Verso il 1372, espose al Legato Pontificio in Italia (inviato del Papa e suo stabile rappresentante presso le Chiese locali, le autorità statali e le istituzioni ecclesiastiche), il Cardinale e giurista francese Pierre d'Estaing (1320-1377), la necessità di riformare i costumi del clero, di far tornare la Santa Sede a Roma (trasferendola da Avignone dove risiedeva dal 1309) e di organizzare una Crociata contro i musulmani, che minacciavano con le armi l’Europa cristiana e impedivano il libero transito in Terra Santa. Nel 1374, le autorità ecclesiastiche, indispettite dal fatto che Caterina, analfabeta e ai loro occhi visionaria, si rivolgesse con questi toni a personaggi di tale rango, la convocarono a Firenze di fronte al Capitolo Generale dei Frati Predicatori (Domenicani). L'Ordine, però, dopo averla ascoltata ne riconobbe l'ortodossia e la affidò alla direzione spirituale di Padre Raimondo delle Vigne da Capua, che come detto sarà il suo principale biografo. Tuttavia, anche se dopo questa data il nome di Padre Tommaso della Fonte non ricorre più nella “Legenda Maior”, egli continuò a vivere accanto a Caterina sino alla sua morte, come testimoniano altre fonti note. Il 1º aprile 1375, secondo la tradizione, ricevette le stimmate nella chiesa di Santa Cristina a Pisa, dove si trovava su invito di papa Gregorio XI (dal 1370 al 1378) al fine di preparare proprio la Crociata da lei sollecitata. Le stimmate sarebbero rimaste invisibili fino alla sua morte. Il progetto della Crociata fu abbandonato quando la Repubblica di Firenze, dopo aver stretto alleanza con la Signoria dei Visconti di Milano e avere incitato le città dello Stato Pontificio a ribellarsi contro il papa, dichiarò guerra al “papa francese” Gregorio XI, come veniva chiamato in quanto nato Pierre Roger de Beaufort, in Francia. In nome dei fiorentini, allora, Caterina andò alla corte del papa in Avignone in missione di pace, accompagnata da altre ventitré persone, incluso il Beato Raimondo da Capua. Il pontefice, in ogni caso, seppure affascinato dalla spiritualità e dalla purezza di Caterina, non si fidava dei governanti fiorentini e rifiutò la pace. Ciononostante, lei continuò con la sua opera di convincimento e non interruppe l'invio di lettere al pontefice in cui lo invitava a tornare a Roma. Tanta coraggiosa tenacia, con l’aiuto di Dio, fu premiata e infine riuscì nel suo intento. Il 17 gennaio 1377, invero, il papa rientrò finalmente nella Città Eterna, ponendo definitivamente fine alla cosiddetta “cattività avignonese” del papato. Nel 1378, imparò anche a scrivere, ma la maggior parte dei suoi scritti e delle sue corrispondenze rimase frutto di dettatura. All'inizio dello stesso anno, fu incaricata dalla Curia Romana di ristabilire i rapporti tra la Santa Sede e Firenze, ma, dopo aver rischiato la vita nella città sull’Arno, la missione fallì. Il 28 luglio 1378, però, il nuovo papa Urbano VI (dal 1378 al 1389) riuscì finalmente a siglare una pace con la città toscana. Questo stato di cose non durò comunque a lungo, poiché il 20 settembre dello stesso anno, nella cittadina di Fondi nel sud del Lazio, la Chiesa dovette subire un ennesimo scisma, causato dall’elezione dell'antipapa Clemente VII. Caterina definì i tredici cardinali scismatici, che avevano votato l’antipapa, come “demoni incarnati”. Nonostante la vittoria militare dell’esercito del legittimo pontefice Urbano VI, contro truppe fedeli all’usurpatore, avvenuta a Marino (presso Roma) il 30 aprile 1379, lo scisma si protrasse per quarant'anni circa. Provata da una vita interamente vissuta al servizio della Chiesa e dei fratelli, senza riposo, con digiuni e astinenze, addolorata per lo scisma e le guerre, Caterina morì a Roma il 29 aprile 1380, a soli trentatré anni, dopo avere prodigiosamente, come narrano le cronache, cessato di bere per un intero mese. A tal proposito, nella già citata “Legenda Maior”, è riportato che: “ … dopo l'apparizione di Nostro Signore, che le fece dono di bere al suo costato, lo stomaco di Santa Caterina si chiuse ... non ebbe più bisogno di cibo né poté più digerire. Nessuno se ne meravigliava, perché accostandosi alla fonte della Vita, lei aveva bevuto a sazietà una bevanda vitale, che le tolse per sempre il bisogno di mangiare … ”. Caterina da Siena fu canonizzata da papa Pio II nel 1461 e dichiarata patrona principale d'Italia dal pontefice Servo di Dio Pio XII, il 18 giugno 1939, insieme a San Francesco d'Assisi, mentre papa San Paolo VI l’ha iscritta tra i dottori della Chiesa il 4 ottobre 1970. Infine, è compatrona d'Europa per nomina di papa San Giovanni Paolo II del 1º ottobre 1999. Particolarmente ingarbugliate, sono le vicende legate alle sue reliquie. Ella fu sepolta a Roma, nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva, ma, tre anni dopo, nel 1384, le fu staccato il capo per portarlo a Siena, dove è tuttora conservato nella Basilica di San Domenico unitamente ad un suo dito. Il corpo è ancora conservato nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma, mentre il piede sinistro è conservato a Venezia nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.
Roberto Moggi
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