San Leone IX, papa

19 APRILE 2024 - SAN LEONE IX, PAPA
Oggi - 19 aprile 2024 - venerdì della III settimana di Pasqua, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Leone IX, papa. Bruno o Brunone, questo il suo nome di battesimo, nacque verosimilmente il 21 giugno 1002 a Egisheim, in Alsazia, nei territori germanici del Sacro Romano Impero (oggi in Francia), dai conti Von Egisheim-Dagsburg, strettamente imparentati con la famiglia imperiale. Istruito nella vicina Tull, diede segno di una precoce vocazione religiosa che lo vide divenire, ancora giovane, canonico della locale cattedrale. Tuttavia, non poté seguire le inclinazioni del proprio cuore, giacché nel 1026 dovette partecipare, con l'esercito del proprio parente Corrado II di Franconia detto “il Salico” (cioé del popolo dei Franchi “Sali”) o “il Vecchio”, re d’Italia dal 1026 e imperatore del Sacro Romano Impero dal 1027 al 1039, a una spedizione militare nella Penisola Italiana. Qui si distinse come valente condottiero. Si trovava ancora nella penisola quando, morto il vescovo di Tull, ne fu nominato successore. Prese celermente possesso della sede, iniziando un episcopato che durerà ventitré anni, durante il quale dimostrò d’essere un riformatore energico alla sequela del Vangelo, in particolare riordinando i monasteri, attaccando gli abusi del clero, il mancato rispetto del celibato e soprattutto la cosiddetta “Simonìa”, cioè la compravendita di beni spirituali o cariche ecclesiastiche (termine derivante dal nome di Simone Mago, il samaritano che, secondo gli Atti degli Apostoli 8, 18-24, cercò di comprare dagli apostoli Pietro e Giovanni il potere di conferire i doni dello Spirito Santo mediante l’imposizione delle mani). Nel 1048, alla morte di papa Damaso II, il nuovo Imperatore Enrico III, dietro consiglio delle massime autorità ecclesiastiche, lo nominò successore del predetto al Soglio Pietrino, venendo incoronato pontefice nel 1049. Tenendo in gran conto l’umiltà, entrò a Roma vestito come un povero pellegrino e prese il nome di Leone, assunto da ben otto pontefici prima di lui, richiamandosi alla più pura Chiesa delle origini. Tenne il suo primo sinodo riformatore a Roma nell'agosto del medesimo anno e, dopo pochi mesi, a Reims nel Regno dei Franchi (oggi Francia), sostenendo con forza il primato universale della Chiesa. Presiedette ancora almeno dodici sinodi, dei quali tre nell’Urbe, ai quali partecipavano delegati provenienti da diocesi di diverse nazioni, mostrando, più di qualunque altro aspetto del suo pontificato, quanto egli fosse impegnato nella riforma della Chiesa, avvalendosi anche dell’oculata scelta, all'esterno della curia romana, di un gruppo di consiglieri capaci e ben disposti alle riforme. I sinodi erano per lui anche un'occasione per trattare i casi di eresia, cosa che avvenne nei confronti del filosofo Berengario “di Tours” (998-1088) e della sua “Dottrina dell'Eucaristia”, la quale affermava che il pane e il vino fossero soltanto “un simbolo” delle realtà spirituali, ossia “un segno visibile” che permetteva di afferrare, di là dell’apparenza sensibile, l'idea della Passione di Cristo. Intraprese inoltre una vasta serie di visite apostoliche, anche nelle più importanti città d'Europa, principalmente incentrate a combattere gli abusi clericali. Egli aveva un atteggiamento severo con chi aveva ottenuto nomine episcopali o religiose in genere attraverso la Simonìa e il nepotismo. In taluni casi depose vescovi o fece loro dare le dimissioni, per poi magari affidare loro nuovamente l'incarico, sanando così l’illecito. Leone, infatti, sosteneva con insistenza che i vescovi dovessero essere eletti dal clero e dal popolo, in modo da ridurre l'influenza dei poteri laici sulla Chiesa, nonostante lui stesso fosse stato nominato dall'imperatore - sia pure dietro consulto delle autorità ecclesiastiche e per merito - prima vescovo e poi papa. Certamente tutte queste attività migliorarono molto l'istituto stesso del papato, ma l'ultimo anno del suo pontificato fu, purtroppo, segnato da alcuni fallimenti. Nel giugno 1053, infatti, guidò personalmente un esercito contro i normanni stanziati nell'Italia meridionale, con l’intento di difendere i territori della Chiesa, ma fu sconfitto a Civitate, nel Sannio (oggi Civitella sul Fortore, comune di Montefalcone di Val Fortore in provincia di Benevento, regione Campania), catturato e tenuto prigioniero per parecchi mesi a Benevento. Il suo stesso consigliere di fiducia, il cardinale, vescovo e teologo Pier Damiani (1007-1072), futuro santo, tra gli altri, lo criticò per questo coinvolgimento militare dall’esito infausto, che fu occasione del suo secondo fallimento. In effetti, il patriarca di Costantinopoli e capo della Chiesa bizantina, che rivendicava il proprio primato su ampie parti dell'Italia meridionale e sulla Sicilia, si sentì oltraggiato da tale operazione militare in quei territori e dal fatto che il romano pontefice avesse nominato il suo fido Umberto quale arcivescovo di Sicilia, non dimentico, per di più, del fatto che Leone avesse in passato, nel 1050, tenuto un sinodo a Siponto, nei territori contesi dell’alta Puglia (oggi quartiere di Manfredonia in provincia di Foggia, regione Puglia). Nel marzo 1054, Leone fu liberato e fece ritorno a Roma, da dove, sperando di arrivare a una riconciliazione e magari di ottenere aiuto contro i normanni, inviò una delegazione a Costantinopoli, guidata a suo nome proprio da Umberto. Entrambe le fazioni si mostrarono però troppo intransigenti e quando quest’ultimo, superando il proprio mandato, scomunicò pubblicamente il patriarca e i suoi collaboratori, questi rispose analogamente, emettendo la propria scomunica contro Umberto e il papa. Questo fatto, che avvenne nel luglio 1054, è comunemente considerato l'inizio dello scisma tra le Chiese d’Oriente e Occidente. Intanto Leone, ormai seriamente malato, si ritirò nei pressi di San Pietro in Vaticano, onde prepararsi nel modo più adatto alla morte. Rese l’anima a Dio il 19 aprile 1054, immediatamente venerato come santo. Numerosi miracoli furono attribuiti alla sua intercessione e, nel 1087, papa Vittore III ne approvò il culto già diffuso a livello popolare, dando sepoltura solenne alle sue spoglie nella stessa basilica di San Pietro in Vaticano, dove riposano tuttora in un sontuoso mausoleo realizzato dallo scultore bolognese Alessandro Algardi (1595-1654) all’interno della navata sinistra.
Roberto Moggi
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