Oggi
- 9 aprile 2024 - martedì della II settimana di Pasqua, la Chiesa
ricorda, tra i vari santi e beati, San Demetrio, noto con la
specificazione “di Tessalonica”, martire. Di Demetrios o Demetrius
(Demetrio) - questo il suo nome nella natia lingua greca (traslitterata
nel nostro alfabeto) e in latino - si conosce poco. E’ particolarmente
venerato nella Chiesa Greco-Ortodossa, che gli attribuisce il titolo di
“Megalomartire” (Grande martire) e lo
considera “Santo miroblita” (uno di quelli il cui corpo, prima o dopo la
morte, emana fragranza o lascia colare olio profumato). La principale
tradizione, vuole che sia stato un diacono dell’antica Tessalonica di
Macedonia, nella Grecia continentale, martire nel IV secolo. Narrano gli
atti che in quest’ultima città portuale sul Golfo Termaico del mare
Egeo (oggi Salonicco, Grecia), all’epoca sotto dominio romano, nella
parte finale del III secolo e nei primi anni del IV si scatenarono
violente persecuzioni contro i cristiani, a seguito degli editti emanati
dall’imperatore Diocleziano (dal 284 al 305) e, durante la Tetrarchia,
da Gaio Galerio Valerio Massimiano (dal 293 al 311). Tra i cristiani
arrestati in città e nel circondario in quel frangente, si trovava anche
il diacono Demetrio, nato sul posto nel corso del III secolo, ritenuto
molto pericoloso dalle locali autorità imperiali pagane, poiché
particolarmente attivo nella comunità dei credenti e valente predicatore
molto amato dal popolo. Egli fu rinchiuso nel carcere delle vicine
terme e condotto in catene davanti al prefetto o - secondo alcuni
studiosi - allo stesso imperatore Galerio Massimiano, che in quel
momento si sarebbe trovato in città, venendo invitato senza successo ad
abiurare la fede in Gesù e sacrificare agli dei pagani. Nell’arena,
intanto, si tenevano i giochi gladiatori, nel corso dei quali l’ormai
attempato combattente vandalo di nome Lyaeus, gladiatore di grandissima
fama e favorito dalle autorità imperiali, doveva affrontare il giovane e
forte Nestore. Nel timore che il prediletto Lyaeus potesse soccombere,
le autorità, o forse lo stesso Massimiano, pensarono bene di corrompere
il giovane avversario affinché rinunciasse allo scontro o perdesse, ma
questo rifiutò il denaro offertogli, ben sapendo di guadagnare molto di
più, unitamente a gloria, prestigio e fama, con la vittoria che sentiva
sua. Nestore, infatti, colpì a morte il più anziano avversario ed il
prefetto (o può darsi lo stesso imperatore) si allontanò incollerito.
Quando poi gli fu comunicata la notizia, del tutto infondata, che erano
state le preghiere di Demetrio a guidare la mano del vincitore, ordinò
che egli fosse ucciso a colpi di lancia nel luogo stesso dove si trovava
prigioniero. Il martirio ebbe luogo proprio nelle carceri delle terme
verosimilmente intorno all’anno 306. Il suo corpo fu seppellito da
alcuni compagni di fede nella sua città, sotto uno strato di sottile
terra e a lungo dimenticato, fino a quando i resti furono ritrovati
quasi due secoli dopo e inumati nella chiesa di San Lorenzo in Campo a
Salonicco (Grecia), città della quale è anche il patrono. Oggi le sue
reliquie sono conservate nello stesso centro, nella chiesa che in suo
onore porta il nome di San Demetrio. Va tuttavia evidenziato come
un’altra tradizione, più tarda e minoritaria, parzialmente difforme,
voglia che Demetrio sia stato un ufficiale romano o addirittura un
proconsole convertito al cristianesimo, martirizzato in modo analogo al
precedente. Per questo motivo, in effetti, fu adottato come santo
protettore dai Crociati insieme a San Giorgio, durante il Medioevo. Il
Martirologio Romano ne celebra la memoria il 9 aprile, riprendendo la
tradizione del Martirologio Siriaco. Roberto Moggi
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