Oggi
- 8 aprile 2024 - lunedì della II settimana di Pasqua, la Chiesa
celebra eccezionalmente la solennità dell’Annunciazione del Signore, che
è stata trasferita in questo giorno in quanto il 25 marzo - data nella
quale si celebra normalmente - cadeva quest’anno nella Settimana Santa.
Col termine “Annunciazione”, ci si riferisce all’incontro tra Maria e
l’arcangelo Gabriele, apparsole nella sua casa del piccolo villaggio di Nazareth,
in Galilea. Un incontro destinato a cambiare completamente le sorti
dell’umanità, giacché fu in quell’occasione che l’arcangelo, quale
messaggero di Dio, annunciò alla ragazza la sua imminente gravidanza -
per opera dello Spirito Santo - di un bambino che sarebbe stato il
Figlio di Dio, chiamato Gesù. Di questo episodio, basilare nella storia
della Salvezza, si ha ampia contezza nel vangelo secondo Luca, che si
proclama oggi nella Santa Messa (cfr. Lc 1, 26-38). Il brano di Luca ha
intento principalmente cristologico e riflette su Gesù Cristo “Vero Dio e
vero uomo”, dov’è descritta, in modo semplice e comprensibile a
chiunque, l'Incarnazione del Figlio dell’Altissimo. La narrazione di
Luca riesce a incentrare l’attenzione su Gesù, sulla sua “messianicità” e
sulla sua "figliolanza divina", evidenziando l'azione creatrice dello
Spirito Santo, che rende realmente presente nel grembo verginale di
Maria il "Figlio di Dio". Nella stessa occasione, Gabriele annunciò a
Maria anche il miracoloso concepimento di un figlio da parte della
cugina Elisabetta, ormai vecchia e sterile (Lc 1, 36), mettendo come un
“sigillo di garanzia” sull’immenso disegno di Dio, cui nulla è
impossibile. Maria non solo credette al celeste messaggero, ma offrì
liberamente e pienamente tutta la sua persona al piano divino,
dichiarandosi serva del Signore e accettando che avvenisse in lei quello
che Gabriele le aveva detto. Dall’istante di quel suo “sì”, tanto
docile e abbandonato alla Divina Volontà, lei “divenne l’Arca della
Nuova Alleanza”, che amorevolmente custodì nel suo grembo il primogenito
dell’umanità nuova, cioè Gesù, il nuovo Adamo. Un aspetto fondamentale
che dobbiamo considerare parlando dell’Annunciazione del Signore, è
quello della sua duplice natura: cristologica, giacché celebrante il
Mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, ma anche mariana, per la
particolare caratteristica e destinazione del messaggio anzidetto, tanto
che la festa stessa è talvolta nota come “Annunciazione della Beata
Vergine Maria” (titolo con il quale era conosciuta in passato).
L’Annunciazione rappresenta forse il più alto e importante momento
d’incontro tra l’umano e il divino, e per questo entrambi i protagonisti
hanno uguale valore. Maria simboleggia l’attesa di Israele che trova
finalmente compimento nell’arrivo del Salvatore. La sua accettazione del
destino voluto per lei da Dio, l’obbedienza con cui si affida alla Sua
volontà, e soprattutto l’immenso amore che la contraddistingue da questo
momento in poi, sono indissolubilmente legati all’opera salvifica di
Suo Figlio. In Maria la Salvezza è già una realtà, nell’istante stesso
in cui la sua promessa è pronunciata: “Ecco concepirai un figlio, lo
darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio
dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”
(Lc 1, 31-33). Degli inizi di questa solennità, si ha attestazione in un
canone del X concilio ecumenico di Toledo (Spagna) del 656, che ne
evidenzia, già in quell’epoca, la diffusione in tutta la Chiesa, segno
di origini ancora più antiche. L’attuale data di celebrazione, fissata
al 25 marzo, è invece direttamente collegata a quella del Natale del
Signore. Infatti, se partiamo dal 25 dicembre, data di nascita di Gesù,
ci basta andare indietro di nove mesi, la normale durata della
gestazione umana, per individuare la data indicativa del suo miracoloso
concepimento. L'Annunciazione è narrata con modi differenti anche nel
Vangelo secondo Matteo. In questo vediamo come, dopo la prodigiosa
gravidanza di Maria, un angelo apparve in sogno a Giuseppe,
comunicandogli di tenere con sé la moglie, che avrebbe partorito un
figlio concepito per opera dello Spirito Santo (Mt 1, 18-25). Il saluto
di Gabriele a Maria ben compendia il mistero dell’Annunciazione, evento
centrale nella storia dell’uomo che rivela tutto l’amore di Dio per la
sua creatura, chiamata a cooperare al suo disegno di salvezza. È in
questo messaggio che si realizza il primo compimento delle antiche
promesse e l’attesa del Salvatore trova la sua risposta. Per manifestare
la sua onnipotenza, Dio sceglie Nazareth, città del tutto secondaria di
una regione altrettanto periferica come la Galilea. Soprattutto,
sceglie l’umilissima Maria, una semplice ragazza del popolo appena
adolescente. La splendida pagina del vangelo di Luca, riferisce anche
che Maria chiese come avrebbe potuto essere vergine e madre al tempo
stesso, cosa umanamente impossibile. Questa stessa domanda,
probabilmente, se la saranno posta tanti figli d’Israele, fin dal tempo
dell’enigmatica profezia di Isaia, espressa nel settimo capitolo del suo
libro, quando sentenziò che “… la vergine concepirà e partorirà un
figlio, che chiamerà Emmanuele” (Is 7, 14), dove “Emmanuele” significa
“Dio con noi”. Maria seppe proprio in quell’occasione che la vergine
annunciata dal profeta era proprio lei, sentendosi chiarire che lo
Spirito Santo sarebbe sceso su di lei, stendendo con la sua ombra la
potenza dell’Altissimo e che, chi sarebbe nato da lei, sarebbe stato
dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Il Bambino concepito nel suo
grembo verginale, premessa per la Redenzione dell’umanità attraverso il
suo futuro sacrificio in Croce, è il segno tangibile della fedeltà di
Dio e del suo desiderio di salvare l’uomo, per renderlo partecipe della
vita divina. Il Dio nascosto, di cui molti ebrei non osavano nemmeno
pronunciare il nome, si era rivelato, facendosi carne nella pienezza dei
tempi e manifestando già nel nome “Gesù” - che significa “Dio salva” o
“Dio è salvezza” - il motivo della sua discesa tra gli uomini.
Roberto Moggi
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