Venerdì Santo - Passione del Signore

Oggi - 29 marzo 2024 - la Chiesa celebra il Venerdì Santo, della "Passione del Signore”, secondo giorno del Triduo Pasquale. Questo giorno, in cui si fa memoria della Passione e Morte di Gesù, è l’unico dell’anno liturgico in cui non si celebra l'Eucaristia. Nella mattinata viene continuata - senza solennità - l'adorazione eucaristica davanti al tabernacolo allestito sull'Altare della Reposizione, dove vengono custodite le particole consacrate durante la Messa vespertina in Coena Domini di ieri e, dove possibile, si celebrano comunitariamente l'Ufficio delle Letture e le Lodi Mattutine. La sera si tiene l'azione liturgica detta “in Passione Domini” (nella Passione del Signore), che ha origini molto antiche risalenti al VII secolo. Essa è composta dalla liturgia della parola, dall'adorazione della croce e dai riti di comunione, con le ostie - come detto - appositamente consacrate nella messa vespertina di ieri, Giovedì Santo. Si può anche effettuare, sempre nelle ore serali e solitamente dopo la celebrazione della Passione, la pia pratica della “Via Crucis”. In diversi paesi, città e regioni si svolgono processioni, talvolta imponenti, con il Crocifisso, le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, o con quelle che rappresentano le stazioni della Via Crucis. Per “Passione del Signore”, s’intendono le dolorose prove subite da Gesù nei suoi ultimi giorni di vita, fino alla morte sulla Croce, quando offrì se stesso in sacrificio di espiazione dei nostri peccati, per amore e per la salvezza di tutti gli uomini. In essa commemoriamo i due aspetti del mistero della Croce: la sofferenza che prepara la gioia di Pasqua, l'umiliazione e la vergogna di Gesù da cui sorge la sua glorificazione. Oggi è un giorno importantissimo per i cristiani: Cristo che muore sulla croce “passa” da questo mondo al Padre; dal suo costato sgorga per noi la vita divina, che ci fa passare dalla morte del peccato alla vita in Dio. I fatti relativi alla Passione del Signore sono narrati in tutti e tre i Vangeli sinottici: secondo Matteo (Cf. capitoli 26-27), Marco (Cf. capitoli 14-15), Luca (Cf. capitoli 22-23), e anche in quello di Giovanni (Cf. capitoli 18-19). Oggi, nelle chiese, il tabernacolo è vuoto e aperto, per mostrare l’assenza del Santissimo Sacramento, le croci sono coperte, le campane non suonano e per l’intera giornata, come in quella di domani Sabato Santo, per antichissima tradizione non si celebra la messa. La liturgia, che officia gli avvenimenti della Passione lungo tutti i giorni della corrente Settimana Santa, li medita questa sera con il rito dell’adorazione della Santa Croce. Mediante questa cerimonia, si ricorda il “passaggio” di Cristo attraverso la morte, giacché il Signore, infatti, ha “attraversato” la morte ed è risorto. Egli è il “Vivente”, che si celebra nel mondo, in ogni tempo, nella Chiesa e nella nostra vita. Il ricordo della sua Passione ci permette di capire almeno un poco di quell’amore immenso che egli ha avuto per tutti gli uomini, a tal punto da soffrire il dolore più acuto che sia mai stato patito per donarci la vita eterna. Questa passione d’amore, Gesù l’ha vissuta per “i suoi”, come ricorda il Vangelo secondo Giovanni che abbiamo sentito proclamare nella serata di ieri Giovedì Santo (Cf. Gv 13, 1-15). La Passione di Nostro Signore, quindi, è per coloro che l’hanno accolto, ma anche per chi non ha voluto accoglierlo, rendendo tutti fratelli e sorelle. Se vogliamo rendere conforme il nostro cuore a quello di Gesù, dobbiamo allora impegnarci a pregare per la salvezza di tutti e a operare la carità verso il prossimo, implorando dal Padre amore e misericordia per ogni uomo. Proprio questo, infatti, è il significato del Venerdì Santo, il cui simbolo della Croce e la crocifissione ci ricordano l'estremo sacrificio del Figlio di Dio per gli uomini. Nelle ore serali, come accennato, ha luogo la celebrazione dell’adorazione della Croce, che si svolge in tre momenti distinti: la liturgia della parola, l’adorazione vera e propria e la comunione eucaristica. Quest’ultima è distribuita con le particole messe da parte nella celebrazione di ieri sera, poiché oggi non c’è consacrazione. Ai malati che non possono prendere parte a questa celebrazione, si può portare la comunione in qualunque ora del giorno. Il rituale dell’adorazione prevede che il sacerdote e il diacono indossino le vesti di color rosso, si rechino all’altare e, fatta la debita riverenza, si prostrino a terra o, secondo l’opportunità, s’inginocchino. Tutti, in silenzio, pregano per breve tempo. Nel rito, commemoriamo insieme i due aspetti del Mistero della Croce: la sofferenza che prepara la gioia di Pasqua, l'umiliazione e la vergogna di Gesù da cui sorge la sua glorificazione. Cristo che muore sulla Croce “passa” da questo mondo al Padre; dal suo costato sgorga per noi la vita divina e noi “passiamo” con Lui dalla morte del peccato alla vita in Dio. Le letture della liturgia raccontano proprio di questo sacrificio, dato dalla solitudine di Gesù, dal tradimento dei suoi discepoli e dalla Sua prova più grande: compiere ciò che il Padre Suo gli ha chiesto, sacrificare la vita per salvare l'umanità dal peccato. Questo si vede nella prima lettura, dal Libro del profeta Isaìa (Is 52, 13-53, 12), nel salmo responsoriale “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” (dal Salmo 30), nella seconda lettura, dalla lettera agli Ebrei (Eb 4, 14-16; 5, 7-9) e, infine, nel Vangelo secondo Giovanni, “Passione di nostro Signore Gesù Cristo (Gv 18, 1-19, 42). Oggi è giorno di astinenza e digiuno.
Roberto Moggi
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