Oggi 1° aprile,
la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant'Ugo di Grenoble,
vescovo. Hugo o Hugues (Ugo), questo il suo nome rispettivamente in
latino e in francese, nacque nel 1053 a Châteauneuf, nell’antica
provincia del Delfinato del Regno di Francia (oggi
Châteauneuf-sur-Isère, nel sud-est della Francia). Ancora molto giovane
abbracciò, pur tra qualche resistenza familiare,
la vita religiosa. Studiò prima nella vicina Valence e poi a Reims
(regione della Champagne, Francia settentrionale), dove fu alla scuola
del monaco tedesco Bruno di Colonia (1035-1101), futuro fondatore
dell'Ordine Certosino e santo. Ordinato sacerdote, meritò in breve tempo
la più ampia fiducia dei superiori, che gli affidarono elevate
responsabilità. Nel 1080, ad appena ventisette anni, fu nominato Vescovo
di Grenoble (allora capoluogo del Delfinato, Francia) dal Papa e futuro
santo Gregorio VII (dal 1073 al 1085), mantenendo l’importante carica
per ben cinquantadue anni consecutivi, nonostante il suo desiderio di
ritirarsi a vita conventuale. Egli, che avrebbe voluto lasciare l’alto
ufficio e farsi semplice monaco, in effetti, tentò di dimettersi più di
una volta, ma era tanto onesto e capace che il Pontefice Gregorio VII
gli rispose sempre di restare perché aveva bisogno di lui. Il Papa,
invero, era in quel momento bisognoso di ogni utile aiuto, poiché
intento a lottare contro una gravissima “infezione” che aveva colpito la
Chiesa, rappresentata dai tanti presbiteri e religiosi corrotti, che
avevano portato nella vita ecclesiastica i loro vizi, corrompendo anche
la comunità dei credenti. Ugo fu sempre obbediente e rimase
responsabilmente fermo al suo posto di Pastore, pronto ed efficace
collaboratore di tutti i Papi che ebbe modo di conoscere nel cammino
della sua vita, cioè, oltre a Gregorio VII, Urbano II (dal 1088 al
1099). Pasquale Il (dal 1099 al 1118) e, più marginalmente, Innocenzo Il
(dal 1130 al 1143). Li appoggiò tutti coraggiosamente e con fermezza
nella lotta per la riforma e contro la pratica della cosiddetta
“simonia” (la compravendita di beni sacri spirituali) e la corruzione
del clero, dando per primo testimonianza personale di rinnovamento e
d’impegno interiore. Faceva parte di tale riforma anche il progetto del
suo ex-istitutore Bruno di Colonia, intento a creare a una comunità
monastica nuova, dove la vita avrebbe dovuto essere al tempo stesso
comunitaria ed eremitica, ferma sui due pilastri della preghiera e del
lavoro. Ugo lo aiutò e, quale Vescovo di Grenoble, gli donò un terreno
nella non lontana zona montuosa detta Chartreuse, dove poi sorgerà il
monastero detto della “Grande Chartreuse” (Grande Certosa), sulle Alpi,
casa madre dell'Ordine dei Certosini, luogo di nascita dei
laboriosissimi monaci chiamati appunto Certosini, uomini della riforma
proclamata e realizzata. Infine Ugo fondò l'Ordine monastico di Chalais,
stabilendosi con un gruppo di discepoli, pur nella sua veste di
Vescovo, sopra Voreppe, nell’odierno dipartimento francese dell'Isère,
sui contrafforti delle Prealpi della Chartreuse. Desiderosi di vivere
lontano dal mondo e di essere uniti nella preghiera, Ugo e i suoi
compagni volevano rivivere la Regola di San Benedetto senza integrarsi
nella vita parrocchiale o secolare. I primi monaci «eremiti di Chalais»
dovevano vivere di lavoro nella foresta e di allevamento di ovini, anche
se intralciati dai potenti vicini della Certosa. Chalais divenne
abbazia nel 1124. Morì a Grenoble il 1° aprile 1132. Fu canonizzato nel
1134 da Papa Innocenzo II.
Roberto Moggi
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