Oggi
- Domenica 31 marzo 2024 - la Chiesa celebra la Santa Pasqua di
Risurrezione del Signore, nella quale si celebra la Risurrezione di
Gesù, il terzo giorno dopo la sua deposizione nel sepolcro, come
indicato nei Vangeli. Essa riunisce in tutti i luoghi i discepoli di
Cristo nella comunione con il loro Signore, vero Agnello di Dio,
associandoli alla sua morte e alla sua risurrezione, con cui sono stati
liberati dal peccato e dalla morte.
Oggi c’è una grande gioia in tutto il mondo cristiano: Cristo è risorto!
A Lui gloria, onore e potenza nei secoli eterni. L’odierna giornata è
pervasa di gaudio spirituale, che nessuna sofferenza può cancellare o
offuscare, perché scaturisce dalla certezza che Cristo, con la sua
risurrezione, ha definitivamente trionfato sul male e sulla morte.
L’annuncio pasquale della Chiesa si diffonde oggi gioioso in tutto il
mondo e risuona carico d’esultanza nel proclama “Il Signore è risorto,
alleluia!”, al quale è antica consuetudine rispondere “E’ veramente
risorto, alleluia!”. La Pasqua è culmine del Triduo Pasquale e cuore di
tutto l’anno liturgico, la festa più importante e solenne della
cristianità. Essa prosegue con l’Ottava di Pasqua, periodo di otto
giorni che comprende l’odierna Domenica e i sette giorni seguenti,
culminando nella celebrazione della Seconda Domenica di Pasqua o della
Divina Misericordia, il prossimo 7 aprile. Continua poi con l’omonimo
tempo liturgico di Pasqua, che dura cinquanta giorni, intesi come “un
unico giorno di festa”, inglobando le solennità dell’Annunciazione
(lunedì 8 aprile) e dell’Ascensione (domenica 12 aprile), fino alla
Pentecoste (domenica 19 aprile), con la quale termine tale tempo
“forte”. La data della Pasqua è “mobile” (variabile) poiché legata al
Plenilunio di primavera, anch’esso volubile. La datazione della Pasqua,
nel mondo cristiano fu motivo di gravi controversie fra le Chiese
d’Oriente e d’Occidente. Infatti la prima, che era composta in massima
parte da ebrei convertiti, la celebrava subito dopo la Pasqua ebraica e
cioè nella sera della luna piena, il 14 Nisan, primo mese dell’anno
ebraico. Solo con il Concilio di Nicea del 325, si ottenne che fosse
celebrata nello stesso giorno in tutta la cristianità, adottando il rito
occidentale e fissandola nella domenica che seguiva il Plenilunio di
primavera. Oggi la sua celebrazione cade tra il 22 marzo e il 25 aprile
e, essendo una festa mobile, determina la data di altre celebrazioni a
essa collegate, come la Quaresima, la Settimana Santa, l’Ascensione e la
Pentecoste. Il termine Pasqua deriva dalla parola ebraica “Pesach”, a
sua volta scaturente dall'aramaico “Pasah”, attraverso il greco “Pascha”
(nelle loro traslitterazioni nel nostro alfabeto), uguale al latino,
con il significato di “passare oltre” o “tralasciare”, riferita ai fatti
di cui al racconto biblico della decima piaga inviata da Dio contro
l’Egitto, durante la schiavitù d’Israele in quella nazione. Il Signore,
in quell’occasione, vedendo il sangue dell'agnello asperso per sua
direttiva sulle porte delle case degli ebrei, come segnale per farsi
riconoscere, “passò oltre”, dardo ordine “allo sterminatore” di colpire
solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio del Faraone
(Cf. Esodo 12, 21-34). La “Pesach”, Pasqua ebraica, ricorda quindi la
liberazione di Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani, l'inizio di
una nuova libertà con Dio e il suo cammino verso la Terra Promessa. Con
il cristianesimo la Pasqua ha acquisito un nuovo significato, indicando
il passaggio dalla morte alla vita di Gesù Cristo e, di conseguenza, il
passaggio a una vita nuova per i cristiani, liberati dal peccato con il
sacrificio di Gesù sulla croce e chiamati a risorgere con Lui. La Pasqua
cristiana è quindi la chiave interpretativa della “Nuova alleanza”. Nel
Cristo risorto l’umanità accede progressivamente a una “vita nuova”
purificata dal vecchio fermento del peccato. Questa vita è tutta da
costruire nell’oggi, non da proiettare in un futuro dai contorni
imprecisi. Pasqua è oggi, è il presente, è ogni singolo giorno
dell’esistenza umana. La Risurrezione, essenza di questo giorno
speciale, riecheggia nelle parole che l’Angelo rivolse alle pie donne
recatesi al sepolcro di Gesù e rimaste sconvolte dall’averlo trovato
aperto e vuoto, riportate dagli evangelisti Matteo (Cf. Mt 28, 6-7),
Marco (Mc 16, 6) e Luca (Lc 24, 6). Infatti, la celeste creatura vestita
di bianco splendente, seduta sulla tomba, si rivolse loro comunicando
una notizia sbalorditiva: “… Voi cercate Gesù Nazareno, il Crocefisso.
E’ risorto, non è qui …” (Mc 16, 6). È risorto, cioè è risuscitato, ha
ripreso a vivere, questo è l’annuncio che anche oggi è rivolto a noi.
Tale notizia antica e sempre nuova, relativa allo straordinario
avvenimento realizzatosi a Gerusalemme più di venti secoli fa, che la
Chiesa continua a far risuonare in tutto il mondo, fonda su di sé la
fede dei cristiani, certi della testimonianza di Maria di Magdala, dei
discepoli di Emmaus e di tutti gli Undici riuniti nel Cenacolo, che
videro Gesù risorto (Cf. Mc 16, 9-14). La Pasqua è dunque l’annuncio
della Risurrezione, della vittoria di Cristo sulla morte, della vita che
non sarà mai distrutta. Questa fu già la realtà testimoniata dagli
Apostoli, ma la notizia che Cristo è vivo deve risuonare continuamente.
La Chiesa la custodisce e la trasmette a ogni generazione, nei
sacramenti la rende attuale e contemporanea a ogni comunità riunita nel
nome del Signore e, con la propria vita di comunione e di servizio, si
sforza di testimoniarla davanti al mondo. Al contempo, la parola di Dio,
che illumina i cuori, insiste sul fatto storico del "Cristo
risuscitato" e sulla fede che nasce davanti alla "tomba vuota",
sottolineando che la Risurrezione del Signore è un fatto sempre attuale.
Nella Veglia Pasquale della scorsa notte, gli eventuali catecumeni
hanno ricevuto il battesimo e tutti i fedeli ne hanno rinnovati gli
impegni, scegliendo ancora una volta di aderire a Cristo. A Pasqua,
quindi, dobbiamo dare espressione pubblica a quello che è il cuore della
nostra fede: il Crocefisso, morto sul Golgota e veramente, realmente,
corporalmente risorto e vivo. Nel Tempo Pasquale, la Chiesa prega ed
esulta. Dobbiamo ringraziare il Signore, perché con la Sua Risurrezione
l’esistenza umana è stata riscattata dalla disperazione e
dall’assurdità, dal buio e dalla morte. Al riguardo scrive San Paolo
nella sua Prima lettera ai Corinzi: “… Se Cristo non è risorto, è vana
la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che
sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in
Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli
uomini …” (1 Cor 15, 17-19). La Pasqua è anche il cuore della missione
della Chiesa, quella di portare la notizia della Risurrezione a tutte le
genti. Il Signore è Risorto e resterà con noi fino alla fine del mondo,
come ci ha promesso. Oggi il papa impartisce per antica consuetudine la
benedizione pasquale detta “Urbi et Orbi” [espressione latina che
significa “Alla città (di Roma) e al mondo”] alla folla riunita in
Piazza San Pietro di Roma. La benedizione, solitamente accompagnata da
un messaggio, comporta l'assoluzione di tutti i peccati temporali per
tutti i presenti nella piazza e per coloro che la ricevono tramite i
vari mezzi di comunicazione. Roberto Moggi
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