Oggi
- 15 marzo 2024 - venerdì della IV settimana del tempo di Quaresima, la
Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santa Luisa De Marillac,
vedova e religiosa. Louise (Luisa), questo il suo nome nella natia
lingua francese, nacque il 12 agosto 1591 a Parigi, capitale del Regno
di Francia, dalla famiglia di recente nobiltà De Marillac, originaria di
Mauriac, nella regione del Cantal, nel centro-sud del regno (oggi
dipartimento del Cantal, regione
Auvergne-Rhône-Alpes, Francia). Era probabilmente figlia illegittima di
Luigi, cavaliere e signore di Ferrières-in-Brie, nella regione
Île-de-France, attorno a Parigi, oltre che “portainsegna” di una
compagnia militare ai diretti ordini del re, del quale era pure
consigliere. Questa circostanza, sarebbe confermata dal fatto che il
padre le concedette una rendita e la riconobbe sua "figlia naturale”. In
data 15 gennaio 1595, quando aveva solo quattro anni, essendo morta
prematuramente la giovane madre, il genitore convolò a seconde nozze con
una nobile vedova già madre di tre figli, che le mostrò subito gelosia e
una forte ostilità. Provata dalla precoce perdita della mamma e dalla
situazione familiare non serena, fu posta a pensione dalle suore
domenicane del convento reale “Saint Louis” di Poissy, poco a nord della
capitale, affidata all’omonima zia paterna Louise De Marillac, suora di
quell’istituto, che se ne prese amorevole cura. Nel monastero, dove
ricevette un'accurata istruzione, conobbe la spiritualità della santa
domenicana Caterina da Siena, che la colpì così profondamente da
trasparire più tardi nei suoi scritti, mentre la sua anima andava sempre
più orientandosi in una dimensione spirituale. Il 25 luglio 1604, alla
morte del padre, quando aveva tredici anni, fu affidata allo zio paterno
Michel De Marillac, futuro cancelliere di Francia, che divenne suo
tutore, il quale la sistemò a Parigi in un collegio femminile di alto
livello, dove conobbe l'ambiente sociale aristocratico. Tuttavia, non ne
fu mai attratta e, anzi, frequentava le suore francescane cappuccine
del quartiere Saint-honoré, dette "Figlie della Croce" e, pensando di
diventare una di loro, fece voto di servire Dio e il prossimo. In
seguito fu accompagnata nel suo cammino spirituale di discernimento, in
un rapporto di reciproco affetto, da monsignor Jean-Pierre Camus,
vescovo della vicina diocesi di Belley, grande amico del presbitero e
futuro santo François de Sales (Francesco di Sales), nipote acquisito di
suo padre Luigi. A vent'anni si decise definitivamente per la vita
religiosa e tentò di entrare nelle predette suore cappuccine, che
visitava spesso. Purtroppo, però, dovette fare i conti col rifiuto del
padre provinciale cappuccino, poiché anche i monasteri femminili erano
dipendenti dall'Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Amareggiata e
“pressata” dalla famiglia, finì per subire un matrimonio organizzato e
imposto dallo zio, come di consuetudine in quell’epoca e, il 5 febbraio
1613, a Parigi, sposò suo malgrado Antoine Le Gras. Per grazia di Dio,
il matrimonio si rivelò comunque felice, forte d’un inaspettato quanto
sincero amore reciproco, che, il 18 ottobre 1613, si arricchì della
nascita del figlio Michel, verso il quale prodigò tutto l'amore che le
era mancato. Ciò nonostante, nel 1622, questo periodo felice cominciò a
incrinarsi con la sopraggiunta grave malattia del marito, che divenne
bisognoso di assistenza e cure continue, mentre lei conobbe un lungo
periodo di depressione e aridità spirituale, convinta che Dio l'avesse
punita con l’infermità del coniuge per non essersi consacrata, come
aveva promesso quand’era più giovane. Prodigiosamente, però, a seguito
delle tante preghiere, il 4 giugno 1623, festa di Pentecoste, mentre
supplicava il Signore nella chiesa parigina di Saint Nicolas des Champs,
il suo spirito fu improvvisamente illuminato e i suoi dubbi si
dissiparono in un istante. Capì che doveva restare accanto al marito,
com’era suo dovere e che sarebbe poi giunto un tempo in cui avrebbe
potuto dedicarsi ai poveri in una comunità, come il suo cuore
vagheggiava. Il 21 dicembre 1625, stroncato dalla tubercolosi, il suo
sposo si spense, lasciando lei e il piccolo Michele nella precarietà
economica, tanto da essere costretta a sistemare quest’ultimo in un
collegio della Chiesa di Saint Nicholas-du-Chardonnet. Questo fu per lei
un momento di grande sofferenza, amplificato a dismisura dalla
preoccupazione costante per la lontananza e l'instabilità del figlio,
trovando consolazione solo nelle orazioni e nelle letture spirituali,
tra cui prediligeva gli scritti del futuro santo Francesco di Sales, del
teologo e cardinale Pierre de Bérulle e di altri. Angosciata per
l’avvenire e turbata da dubbi religiosi sull'immortalità dell'anima,
inculcategli dal maligno, trovò giovamento nei frequenti colloqui
spirituali con lo stesso Francesco di Sales. Sul finire dell’anno, poi,
per grazia di Dio, la sua strada s'incrociò con quella del sacerdote
Vincent de Paul (Vincenzo de' Paoli, 1581-1660), anch’egli futuro santo,
restando affascinata e contagiata dalla sua carità verso i più deboli.
Luisa trovò in lui una guida sicura, che per cinque anni si dedicò ad
accompagnare e costruire la sua vita spirituale, trasformandola da donna
insicura e instabile in un’organizzatrice serena, convinta e
determinata. Vincenzo de' Paoli ne ebbe una grande stima e seppe
riconoscerne e valorizzarne le doti, tanto da associarla alla
fondazione, da lui compiuta, dell'istituto religioso femminile
denominato “Figlie della Carità”, alla cui realizzazione Luisa si dedicò
con amore e con tutte le sue energie, attirando alla nobile causa
diverse giovani desiderose di fare il bene e stabilendo una svolta
rivoluzionaria nell'esercizio della carità e nella vita religiosa. Così,
dopo poco, poté accogliere in casa sua, generosamente messa a
disposizione dell’Opera, le prime ragazze venute da lei per mettersi al
servizio dei poveri. Era il primo nucleo della nuova rivoluzionaria
congregazione. Nel 1628, durante un ritiro spirituale, Luisa decise di
consacrare la sua vita alla carità nel servizio dei poveri e l’anno
successivo Vincenzo de' Paoli le chiese di fare lei stessa la visita
rituale alle varie altre Confraternite della Carità sorte nel frattempo.
Divenne così la prima responsabile e la “Visitatrice” ufficiale delle
Confraternite, compiendo così un passo decisivo verso la fondazione
della “Compagnia delle Figlie della Carità” (in seguito dette anche “di
San Vincenzo de’ Paoli”) che diventerà effettiva il 29 novembre 1633.
Cominciò così una lunga e fruttuosa collaborazione con il medesimo, che
la vedeva anche instancabilmente impegnata nell’istruzione delle ragazze
povere, nell’assistenza ai malati, nell’accoglienza ai bambini
abbandonati, trovando loro una famiglia e seguendo la loro formazione,
nella visita ai carcerati e in tanti altri modi. Luisa morì a Parigi il
15 marzo del 1660, pochi mesi prima del "Padre dei poveri", com’era
chiamato il futuro santo Vincenzo de’ Paoli, da cui attinse la
semplicità della vita interiore e lo spirito pratico. Il suo corpo,
prima inumato nella chiesa di Saint-Laurent a Parigi, oggi riposa nella
cappella dell'attuale casa madre delle Figlie della Carità, al numero
140 di rue du Bac, nella stessa capitale francese. Fu beatificata il 9
maggio 1920 da papa Benedetto XV ed elevata agli onori degli altari l'11
marzo 1934, dal pontefice Pio XI. Il 10 febbraio 1960 fu dichiarata
patrona, da papa San Giovanni XXIII, di tutti coloro che si adoperano
per le opere sociali.
Roberto Moggi
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