Oggi
- 24 febbraio 2024 - sabato della I settimana del tempo di Quaresima,
la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant’Etelberto, noto anche
con la specificazione "del Kent" o “re del Kent”. Aethelberht o
Edilbertus (Etelberto) - questo il suo nome rispettivamente nella natia
lingua celtica e in latino - nacque intorno al 552 nel Kent, regione
nella parte sud-orientale della Gran Bretagna, corrispondente all’antico
Cantium o Cantius romano, che dal V
al IX secolo, dopo il ritiro dalla Britannia delle legioni di Roma,
divenne un regno col medesimo nome (oggi contea dell'Inghilterra che si
estende dall’estrema periferia sud-est di Londra fino al Canale della
Manica, con capoluogo Canterbury). La maggior parte delle notizie che lo
riguardano proviene dalla “Historia Francorum” ("Storia dei Franchi"),
opera in dieci volumi scritta dal vescovo gallo-romano San Gregorio di
Tours (538-594). Nel 590 Etelberto, nobile di religione pagana, fu
incoronato sovrano del Kent nella capitale dell’epoca, situata sul luogo
ove oggi sorge Canterbury. In seguito sposò a Parigi, capitale del
regno dei Franchi, la principessa cattolica Berta, figlia del locale re
Charibert e di Ingoberga, regina della Neustria, dell’Aquitania e della
Guascogna, regioni di quella che era stata la Gallia
centro-nord-occidentale, che si estendevano fino al Canale della Manica
(oggi in Francia), entrambi cristiani molto legati alla Chiesa di Roma.
Con questo matrimonio, Etelberto divenne alleato del Regno Franco,
all’epoca il più importante d’Europa, accrescendo di molto il suo potere
e la sua influenza. Il matrimonio però, per volere di re Charibert,
avvenne a patto che la figlia potesse continuare a professare la propria
religione cattolica. A tale scopo, la cattolicissima principessa Berta,
portò con sé nel Kent il fervente cappellano Liuhard (Letardo), che
influenzò positivamente re Etelberto, facendogli conoscere Gesù e la Sua
Parola. Nel 597, giunse presso la sua corte il monaco cattolico romano
Agostino (534-604), missionario dell’Ordine di San benedetto, che sarà
poi conosciuto con la specificazione “di Canterbury” e diventerà Santo,
noto come “l’Apostolo d'Inghilterra”, inviato dal papa San Gregorio I
detto “Magno” (dal 590 al 604) per convertire l’isola di Gran Bretagna.
Il religioso era a capo di un gruppo d’altri missionari, anch’essi
incaricati di diffondere tra gli angli (anglosassoni) la parola di
Cristo. Alla vigilia del giorno di Pentecoste del 597, Agostino incontrò
Etelberto grazie all’influenza della moglie Berta, dandogli comunque
udienza sotto una grande e maestosa quercia, nella sua religione pagana
simbolo magico di forza e coraggio. Secondo un’antica credenza celtica,
infatti, il “potere” della quercia sarebbe riuscito a dissipare “la
magia” esercitata dai cristiani e dalle loro predicazioni, conferendo al
sovrano la capacità di resistere alle parole proclamate dal
missionario. Tuttavia, la pagana precauzione di Etelberto fu del tutto
vana, perché, a distanza di qualche giorno appena dal loro incontro,
prodigiosamente egli decise di convertirsi alla fede cattolica e di
farsi battezzare dall’interlocutore stesso. Convintosi della bontà della
loro missione, autorizzò i monaci romani a stabilirsi nella propria
capitale per predicare, cosicché moltissimi furono in breve tempo i
convertiti alla fede cristiana. Etelberto fu il primo sovrano anglo
(inglese) a ricevere il battesimo e, da allora, appoggiò con ogni mezzo
la diffusione del cristianesimo nel suo regno, dando inizio alla
costruzione di molte chiese su tutto il territorio. Dopo aver ceduto il
suo palazzo reale ad Agostino, che era stato nel frattempo consacrato
Vescovo di Canterbury, lo aiutò a riedificare un’antica chiesa dedicata
al Santo Salvatore, innalzata da alcuni missionari predecessori, che
diventò poi la chiesa metropolitana d’Inghilterra ed eresse un monastero
dedicato ai Santi Pietro e Paolo, che in seguito fu intitolato a
Sant’Agostino, nei pressi della medesima Canterbury. Nel 601 accolse con
entusiasmo anche il monaco Mellito, giunto in Inghilterra con una nuova
schiera di missionari romani, latore di una lettera per lui da parte di
papa San Gregorio Magno, in cui lo esortava a distruggere tutti i
templi pagani e a estendere la fede cristiana a tutti i suoi sudditi.
Per ringraziarlo della sua benefica influenza nell’opera di
evangelizzazione presso il popolo, il Pontefice gli inviò
contestualmente anche dei doni molto preziosi. In quegli stessi anni,
Etelberto costituì il primo codice legislativo anglosassone in forma
scritta, che aveva tra i suoi princìpi la tutela e la protezione della
Chiesa, creando un articolato sistema d’indennità e di benefici
secolari. Il suo impegno a favorire la cristianizzazione si estese non
solo ai suoi sudditi, ma anche a quelli del re dei Sassoni Saberto, il
cui regno aveva capitale nell’adiacente Londra. Di lì a qualche anno la
sua moglie amatissima Berta morì e da subito iniziò a essere venerata
come santa. Il 24 febbraio 616 o 618, morì anche Etelberto e fu sepolto
accanto a Berta e a Sant’Agostino di Canterbury nella chiesa abbaziale
benedettina intitolata ai Santi Pietro e Paolo, in quella stessa città,
dove fu poi esumato e deposto sotto l’altare maggiore (oggi basilica dei
Santi Pietro, Paolo e Agostino di Canterbury). La sua canonizzazione
avvenne quasi subito, per il merito di aver diffuso il cristianesimo nel
mondo anglosassone. Sulla sua tomba, molto visitata dai fedeli, in
segno di devozione rimaneva sempre accesa una candela, fino all’inizio
della Riforma Protestante del XVI secolo.
Roberto Moggi
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