Oggi - 16 febbraio 2024 - venerdì dopo le Ceneri - tempo di Quaresima, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santa Giuliana, conosciuta anche con la specificazione “di Nicomedia”, vergine e martire. Di Jiuliana (Giuliana), questo il suo nome in latino, si hanno solo poche notizie provenienti da un antico passio. In seguito la sua memoria fu inserita nel Martirologio Geronimiano, redatto da un ignoto autore del V secolo e, poi, inclusa in quello di San Beda detto “il Venerabile” (672-735). Sulla scorta di tali documenti, sappiamo che Giuliana venne al mondo nel 285 circa a Nicomedia, città portuale della provincia romana di Bitinia e Ponto, sul mare Propontide (oggi Izmit, nella parte nord-occidentale della Turchia asiatica, sulla costa del Mar di Marmara). Si trattava di una città molto importante, giacché l’anno precedente alla sua nascita era stata eletta, dopo Roma, sede privilegiata dell'Impero, per la sua posizione strategica nelle vicinanze degli stretti dei Dardanelli e del Bosforo. Qui l'imperatore Diocleziano (dal 284 al 305), dopo aver istituito la “Tetrarchia” (sistema di governo diviso tra quattro autorità, due Augusti e due Cesari), pose la propria residenza ed esercitò grande opera di sviluppo urbanistico. Giuliana era figlia di un alto funzionario governativo di nome Africano, seguace zelante delle divinità pagane, che l’aveva promessa in sposa quando aveva solo nove anni al potente notabile Eleusio, anch’esso politeista, prefetto della città e amico personale del cesare Massimiano, direttamente sottoposto all’imperatore (dal 286 al 305). Secondo gli accordi nuziali stipulati dalle due potenti famiglie, le nozze si sarebbero celebrate al raggiungimento dei diciotto anni di Giuliana. Crescendo, però, la ragazza si convertì al cristianesimo e si fece battezzare. Così, quando arrivò il tempo fissato per la cerimonia nuziale, acconsentì a sposare Eleusio - che altri avevano scelto per lei senza neanche interpellarla - solo se il pretendente si fosse convertito al cristianesimo e fatto battezzare. Il promesso sposo non prese in benché minima considerazione questa possibilità, s’infuriò e, di fronte al reiterato rifiuto di Giuliana, la denunciò quale seguace di Gesù, proprio mentre imperversava una grande persecuzione contro i cristiani, scatenata in tutto l’Impero tra il 303 e il 305 circa. Quando scoppiò la persecuzione, Nicomedia era una città per metà cristiana. Persino la corte imperiale era piena di cristiani. Tra costoro figurava anche la moglie di Diocleziano, Prisca e la figlia Valeria. Queste presenze cristiane tanto significative non valsero a scongiurare la predetta ultima sistematica persecuzione, che rappresenta un tentativo di restaurare l’unità statale minacciata nella sua coesione religiosa dall’incalzante progresso del cristianesimo. La persecuzione scatenata da Diocleziano seminò le sue vittime anzitutto nella comunità di Nicomedia che vanta perciò uno dei martirologi più ricchi. Tra i numerosi cristiani martirizzati in questa città merita d’essere ricordato il vescovo Antimo e Luciano d’Antiochia, maestro di Ario e del vescovo Eusebio di Nicomedia. Giuliana, imprigionata, resistette alle minacce e alle torture, rifiutandosi di abiurare la fede e sacrificare agli dei pagani per aver salva la vita. Non tornò sulla sua decisione neppure dopo la condanna a morte e nulla fece vacillare la saldezza della sua fede, fino alla sua decapitazione, nella stessa Nicomedia, avvenuta nel 305 circa unitamente a un gruppo di seguaci di Gesù, tra i quali il vescovo della città, Antimo anche detto “di Nicomedia”, futuro santo, e, secondo alcuni agiografi, la futura santa Barbara. La tradizione riferisce che una nobile cristiana fece segretamente imbarcare le sue spoglie su una nave diretta a Ostia, il porto di Roma, affinché fossero preservate e degnamente custodite nell’Urbe, ma, naufragata l’imbarcazione sulle coste della Campania, nel sud della Penisola Italiana, i resti vennero sepolti a Cuma presso Napoli (oggi sito archeologico compreso tra i comuni di Bacoli e Pozzuoli, in provincia di Napoli, regione Campania). Tuttavia, in seguito a varie peripezie storiche, nel 1207 Cuma fu lasciata all'abbandono e le reliquie di Giuliana furono trasportate nel monastero napoletano delle Clarisse di Santa Chiara. Da lì furono poi trasferite nel monastero benedettino di Montevergine (oggi in provincia di Avellino, regione Campania), dove adesso sono conservate nella cripta di San Guglielmo. Il suo culto fu particolarmente popolare durante il Medioevo.
Roberto Moggi
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