Oggi
- 2 febbraio 2024 - venerdì della IV settimana del tempo ordinario, la
Chiesa celebra la festa della Presentazione del Signore, detta pure
“Presentazione di Gesù al Tempio” e conosciuta popolarmente anche con il
nome di “Candelora” (derivante dalle candele che tradizionalmente si
benedicono durante la principale messa della giornata, simboleggianti
“Cristo luce delle genti”). In precedenza la festa era anche detta della
“Purificazione di Maria”, perché, secondo l'usanza ebraica, al momento
della presentazione del figlio primogenito al Tempio, avveniva anche la
purificazione della madre. Infatti, l’odierna ricorrenza ricorda - come
chiaramente indica il nome - la presentazione di Gesù Bambino ai
sacerdoti del Tempio di Gerusalemme, da parte dei genitori Giuseppe e
Maria, riferito dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 22-39). Tale atto era un
adempimento dell’antica legge mosaica riguardante ogni primo figlio
maschio del popolo ebraico, come spiega il Libro dell’Esodo: “Consacrami
ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti - di
uomini o di animali -: esso appartiene a me” (Es 13, 2). La
presentazione al Tempio, prevedeva una sorta di “riscatto” del
primogenito maschio, in ricordo di ciò che Dio aveva fatto per gli
israeliti quando li aveva liberati dalla schiavitù in Egitto. Mentre
ogni primo nato maschio egiziano (umano e animale) furono uccisi, quelli
ebrei scamparono dalla morte. In ricordo di ciò gli israeliti dovevano
“offrire” a Dio (nel senso di “dedicare”) ogni loro primogenito maschio
sia degli animali che degli uomini (Es 13, 11-16). Nel Libro dei Numeri,
apprendiamo che i bimbi erano riscattati con il pagamento di cinque
sicli d’argento (poco meno di dieci euro odierni) all’età di un mese:
“Ogni essere che nasce per primo da ogni essere vivente, offerto al
Signore, così degli uomini come degli animali, sarà tuo; però farai
riscattare il primogenito dell’uomo e farai anche riscattare il primo
nato di un animale immondo. Quanto al riscatto, li farai riscattare
dall’età di un mese, secondo la stima di cinque sicli d’argento” (Nm 18,
15-16). Il riscatto riguardava solo il maschio primogenito, mentre le
femmine ne erano escluse. La vedova che si risposava non era obbligata a
riscattare il primogenito maschio del nuovo matrimonio. Anche in caso
di aborto, l’eventuale figlio nato dopo (pur essendo il primo a vivere)
ne era esente. I genitori israeliti portavano di persona il bambino al
Tempio, proprio come avvenne per Giuseppe e Maria in base al racconto
dell’evangelista Luca: “Quando venne il tempo della loro purificazione
secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per
offrirlo al Signore, com’è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio
primogenito sarà sacro al Signore” (Lc 2, 22-23). Luca usa il plurale:
“loro purificazione” riferendosi a Maria e a Gesù, anche se, in base
all’antica legge, solo Maria era impura (avendo da poco partorito),
probabilmente per indicare che anche Gesù era al Tempio con la madre,
sebbene le cerimonie fossero diverse. La legge mosaica, infatti,
disponeva che ogni donna ebrea si presentasse al Tempio per purificarsi,
quaranta giorni dopo la nascita di un figlio maschio, oppure dopo
ottanta se fosse nata una femmina, portando alcuni animali da
sacrificare in loco al Signore, in ringraziamento ed espiazione. Secondo
l’antica tradizione giudaica, infatti, le donne erano considerate
impure per i quaranta giorni successivi al parto e pertanto, subito
dopo, dovevano recarsi al Tempio di Gerusalemme per purificarsi. Siccome
le due cerimonie - presentazione del primogenito maschio e
purificazione della madre - potevano compiersi insieme, Giuseppe e Maria
pensarono bene di portare Gesù al Tempio della Città Santa quaranta
giorni dopo la sua nascita. In memoria di ciò, infatti, la ricorrenza
odierna cade il quarantesimo giorno dopo il Natale del Signore. Nei
tempi antichi, si celebrava la Festa della Purificazione della Vergine
il 14 febbraio, in altre parole quaranta giorni dopo l’Epifania. Benché
Maria fosse assolutamente vergine e pura, libera da ogni peccato, per
umiltà e ubbidienza volle andare con le altre a soddisfare questa legge.
Ubbidì poi al precetto di presentare e offrire Gesù all’Eterno Padre,
ma in modo diverso da come le altre madri offrivano i loro figli. Mentre
per le altre donne si trattava di una semplice cerimonia, fatta senza
minimamente pensare di offrire la prole in reale sacrificio, Maria donò
realmente Gesù in offerta, poiché era consapevole che "il dono" che
portava si sarebbe un giorno dovuto consumare sull’altare della Croce.
Come ci tramanda il Vangelo secondo Luca, giunta la Santa Famiglia nel
recinto del Tempio, le venne incontro un vecchio venerando di nome
Simeone, adibito al servizio sacro, uomo giusto e pio a cui lo Spirito
Santo aveva promesso che non sarebbe morto prima d’aver visto il
Salvatore del Mondo. Illuminato dal Cielo, aveva riconosciuto che il
figlio di Maria era appunto il Messia tanto atteso. Lo prese fra le
braccia nell’entusiasmo della riconoscenza, rese gloria a Dio e
profetizzò a Maria la sua partecipazione alle vicende dolorose della
vita del figlio Gesù. Maria, istruita dalla Sacra Scrittura, aveva già
intravvisto tutte le pene che doveva patire il suo Figlio e, nelle
parole di Simeone, ebbe la dolorosa conferma (Cf. Lc 2, 22-35). Maria
acconsentì a tutto e, con mirabile forza, offrì Gesù all’Eterno Padre,
anche se la sua anima fu in quel momento come attraversata da una spada.
Fatta l’offerta come prescritto dalla legge del Signore, Maria e
Giuseppe, tornarono con Gesù nella Galilea, alla loro città di Nazaret,
dove il Bambino cresceva e si fortificava pieno di sapienza, mentre la
grazia di Dio era con Lui. Il già evidenziato termine di “Candelora”,
invece, è quello con cui questa festa è anche popolarmente nota, giacché
nella relativa celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo
di Cristo “Luce per illuminare le genti”, così come il bambino Gesù fu
chiamato dal vecchio Simeone al momento della sua presentazione al
Tempio di Gerusalemme. La tradizione della “Candelora” ha fortissimi
legami con una festività pagana esistente in precedenza, quella del
“Februatio” (Nell'antica religione romana, Februus, il cui nome
significa "purificatore", era il dio della purificazione). Nel VI
secolo, per volere dell’Imperatore d’Oriente Giustiniano I (482-565), la
ricorrenza della Candelora venne anticipata al giorno 2 febbraio, data
che si è mantenuta immutata sino ad oggi. Il 3 febbraio, giorno
successivo alla Candelora, si celebra la memoria di San Biagio (III
secolo-316), protettore della gola e della malattie ad essa collegate,
che viene raffigurato generalmente con candele incrociate da poggiare
sulla stessa. Queste, infatti, benedette durante la giornata odierna,
sono ritenute di grandissimo potere taumaturgico. Roberto Moggi
Home page ARGOMENTI
Home page ARGOMENTI
Commenti
Posta un commento
Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta a Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti al post.