L'11 gennaio, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant’Igino,
papa. Le informazioni concernenti Hyginos o Hyginus (Igino), questo il
suo nome rispettivamente nella materna lingua greca (traslitterata nel
nostro alfabeto) e in latino, sono poche prima della sua elezione alla
Cattedra di Pietro. Nacque probabilmente ad Atene, capoluogo dell’allora
provincia romana di Achaia
(corrispondente circa alla parte meridionale dell’odierna Grecia),
orientativamente tra la fine del I e l’inizio del II secolo. Salì al
Soglio Pontificio nel 136, dopo la morte di papa Telesforo (dal 127/128
circa al 136), poi proclamato santo, divenendo così il nono pontefice
della storia. Secondo la tradizione, durante il suo pontificato fu
artefice di una vera e propria riforma burocratica della Chiesa, con la
riorganizzazione del sacerdozio attraverso l’istituzione dei cosiddetti
“Ordini minori” (ministeri mantenuti fino al Concilio Vaticano II del
1962-1965, che non comportavano una vera e propria ordinazione
sacramentale) e una migliore definizione della gerarchia ecclesiastica,
anche distinguendo con più chiarezza i compiti di presbiteri e diaconi.
Istituì, inoltre, le importanti figure del “padrino” e della “madrina”
di battesimo, figure che accompagnano all'altare i battezzandi e
assumono la responsabilità di accompagnarli nella loro crescita umana e
cristiana, assumendo anche, se si tratta di bambini, il compito di
pronunciare in loro vece le promesse battesimali. Secondo quanto
riferisce il vescovo, teologo e martire greco Sant'Ireneo di Lione
(130-202), uno dei “Padri della Chiesa”, nel suo trattato “Adversus
haereses” (“Contro le eresie”), Igino, durante il suo ministero, dovette
contrastare varie eresie e fu costretto a fronteggiare i continui
dissidi interni alla Chiesa, fomentati dalla persistente nascita di
sette, soprattutto gnostiche (contraddistinte dal dualismo male/bene,
con una concezione pessimistica della realtà del mondo, attribuita a un
principio del male in lotta contro quello del bene), confermando nella
fede la comunità cristiana. Si sa, in effetti, che in quel periodo
giunsero a Roma due personaggi chiave delle eresie più diffuse. Il primo
è il teologo, filosofo e predicatore egiziano di lingua e cultura greca
Valentino (circa 100 - circa 160), fra i maggiori esponenti dello
gnosticismo e caposcuola di una corrente di carattere esoterico che si
diffuse in Italia, Gallia, Egitto e Siria, che riteneva la fede e la
conoscenza prerogative di pochi eletti. Mentre il secondo è lo gnostico
della Siria Cerdone, che Sant’Ireneo indica come fondatore di una scuola
che rigettava l’Antico Testamento e costruiva una propria fede
personale, basata su alcuni brani del Nuovo Testamento, privati di tutti
i passaggi che contraddicevano il suo modo di vedere le cose. Igino
dovette attivamente occuparsi, quindi, di sconfessare Valentino e
Cerdone. Il suo intervento fu importantissimo e contribuì a porre un
decisivo freno al dilagante fenomeno dei movimenti eretici che
minacciavano l’integrità della fede cristiana. Nella sua “Storia
ecclesiastica”, il vescovo e scrittore greco Eusebio di Cesarea
(265-340) riporta che Igino morì dopo appena quattro anni di
pontificato, perciò nel 142, mentre il “Liber pontificalis” (“Libro dei
papi”) indica il 149. Infine, secondo il racconto di Sant’Ireneo, egli
sarebbe stato vittima delle persecuzioni contro i cristiani
[verosimilmente quelle indette dagli imperatori Adriano (dal 117 al 138)
o Antonino Pio (dal 138 al 161)], morendo martire, anche se nel
Martirologio Romano non si ha menzione di questo. Si ritiene che le sue
spoglie siano state sepolte a Roma, sul colle Vaticano, vicino al corpo
dell’apostolo San Pietro.
Roberto Moggi
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