Sant’Angela da Foligno

Oggi - 4 gennaio 2024 - giovedì del tempo di Natale, la Chiesa ricorda, fra i vari santi e beati, Sant’Angela da Foligno, religiosa e mistica. Angela, comunemente chiamata “Lella” da parenti, amici e conoscenti, nacque in data imprecisata del 1248, a Foligno, allora appartenente allo Stato Pontificio (oggi in provincia di Perugia, regione Umbria, al centro circa della Penisola Italiana). Venuta al mondo in una famiglia molto ricca e forse nobile, era una ragazza di bassa statura ma di bell’aspetto e in gioventù fu per questo piuttosto vanitosa, vivendo negli agi e nella mondanità. Sposatasi giovanissima, abitava nel suo bel palazzo in centro città, col marito e i figli. Il coniuge, un signorotto locale, non brillava in affettuosità, tenerezza e fedeltà, tanto che il rapporto coniugale fu improntato a reciproca libertà e tolleranza. Con questo stile di vita, non mancarono per Angela anche gravi peccati, pur se non abbandonò mai la frequenza della chiesa e dei sacramenti, pie pratiche compiute però più per abitudine e con superficialità che per vera fede. Nel 1285, tuttavia, eventi dolorosissimi ebbero la grazia di rinnovare radicalmente la sua anima e di mutare la sua condotta di vita, in particolare la prematura morte sia del coniuge che dei figli. Pur duramente provata dalla sofferenza, mostrò in quelle tragiche circostanze, per la misericordia di Dio, una forza d'animo non comune. Fu in quel frangente che San Francesco d’Assisi, in quel mentre morto da circa sessant’anni, le apparve in sogno e la esortò a percorrere con coraggio la via della perfezione e della santità. Angela gli diede pieno ascolto e, mutato totalmente il suo modo di pensare e di esistere, venne da allora attirata proprio dalla vita povera e penitente dei semplici frati fondati da Francesco. Pertanto, si spogliò di tutti i suoi averi ed entrò a far parte del Terz'Ordine francescano, emettendo i voti religiosi e dedicandosi, insieme a una compagna che condivideva i suoi ideali, a eroico servizio presso i malati e lebbrosi della sua città. Un giorno intraprese un pellegrinaggio nei luoghi di San Francesco nella vicina Assisi (Perugia), ricavandone un profondo beneficio spirituale. Durante questo viaggio ebbe ulteriori esaltanti esperienze mistiche, di cui fu stupito testimone anche un suo parente che la accompagnava, il frate francescano e suo confessore Arnaldo (o Arnoldo) da Foligno (nato in data sconosciuta e morto nel 1313), che sarebbe divenuto Beato. Questi, da principio, temendo si trattasse di fenomeni dovuti a suggestioni del maligno, le impose di raccontargli le sue esperienze mistiche, che trovò tanto profonde e affascinanti da dargli l’idea di metterle in forma scritta. Da questi racconti nacque il “Libro della Beata Angela”, che egli diede alle stampe. Il bisogno di far luce sulle profondità di quest'anima riempita dalla Divina Grazia, diede così origine a uno dei più preziosi libri sulle esperienze mistiche di un'anima particolarmente favorita da Dio. Quanto Angela raccontava in dialetto umbro, fu immediatamente reso in un limpido latino scolastico dal Beato Arnaldo. In trenta “passi”, in altre parole trenta capitoli, Angela dettò quanto avveniva attorno a lei e nella sua anima, dal momento della conversione al 1296, quando tali manifestazioni mistiche si fecero più rare. Da quel momento, comunque, le fu dato di vivere nuove e più esaltanti esperienze spirituali, in particolare quella detta della "Maternità spirituale", che la rendeva “madre” dei tantissimi “figli spirituali” che ormai la seguivano. Infatti, vocazione primaria di ogni madre, tanto in senso materiale che per quanto riguarda la maternità nello spirito, è quella di aiutare i figli a crescere, e lo sviluppo deve riguardare l’integrità della persona. Vivere la maternità spirituale, pertanto, implicò per lei non semplicemente il “donare” qualcosa, ma il donarsi totale, finalizzato a rendere l’altro capace di “auto possedersi” per poi, a sua volta, fare la stessa cosa. La sua fama, col tempo, varcò i confini dell’Umbria. Da tutta Italia e anche dall’estero ci si rivolgeva a lei per chiarimenti, consigli, dubbi, conforto e per affrontare il dolore. Queste straordinarie esperienze raccolsero intorno a “Lella”, com’era affettuosamente chiamata, un vero cenacolo di anime desiderose di perfezione. A queste anime, la santa scriveva numerose lettere e per loro redigeva anche delle salutari “Istruzioni”. La povertà, l'umiltà, la carità, la pace erano i suoi grandi temi e stili della sua umana esistenza. Angela morì nella sua Foligno nel 1309 e lì fu sepolta, nella chiesa di San Francesco, ora santuario a lei dedicato, ove ancora riposa. Il suo culto fu riconosciuto il 7 maggio 1701. Il 9 ottobre 2013 Papa Francesco ha firmato la lettera decretale della sua Canonizzazione Equipollente, con la quale la Chiesa le attribuisce ufficialmente quel titolo di santa col quale già da secoli il popolo la invocava.
Roberto Moggi
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