Oggi
- 18 gennaio 2024 - giovedì della II settimana del tempo ordinario, la
Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santa Margherita d’Ungheria,
principessa e religiosa. Margaréta (Margherita), questo il suo nome
nella natia lingua ungherese, figlia dei sovrani cattolici d’Ungheria
Bela IV e Maria, nacque il 27 gennaio 1242, probabilmente nel castello
di Turòc sito nella parte più settentrionale del regno (oggi nella Slovacchia).
Attorno ai tre o quattro anni d’età, per ottemperare a un voto materno e
forse per instradarla alla vita religiosa, fu fatta entrare come ospite
nel convento domenicano di Santa Caterina, nella città di Veszprém,
nella parte centro-occidentale del Paese. Qui, nonostante il sangue
reale, non ebbe un’educazione adeguata al suo lignaggio né tantomeno
sufficiente, imparando a malapena a leggere e scrivere. Nel 1252, fu
trasferita nel nuovo monastero domenicano di Santa Maria, fatto
costruire per lei da suo padre nell’Isola detta “delle Lepri”, situata
in mezzo al fiume Danubio presso la nuova capitale neo istituita Buda
(isola che oggi si chiama in suo onore Margherita, nella capitale
ungherese Budapest). Anche qui soggiornò sempre come illustre ospite e
non come religiosa, senza vocazione né libera scelta, per decisione dei
genitori, come spesso avveniva a quei tempi. Nel 1260, tuttavia, questi
ultimi cambiarono idea e volevano farla sposare col re Ottocaro II di
Boemia, regno confinante, con il quale l’Ungheria aveva fatto pace dopo
una guerra sfortunata. Accadde però che Margherita si opponesse
coraggiosamente, tanto che Ottocaro si accontentò di sposare sua
sorella. E’ da questo momento che trasparirono inequivocabili, in
Margherita, sempre più forti e chiari, i segni di una vera e propria
radicale conversione. Colma di Grazia, la principessa si sentiva
irresistibilmente attratta dalla vita religiosa e, finalmente senza la
benché minima costrizione, prese volontariamente il velo nel 1261 come
suora domenicana. La vocazione, provvidenzialmente, era arrivata, pura e
genuina, come lei raccontò al suo confessore fra Marcello, già
provinciale domenicano d’Ungheria. Seguendo il suo esempio, dopo di lei
arrivarono nello stesso convento altre figlie dell’aristocrazia magiara.
Margherita fu da quel momento colma di gioia e forte fede, dedicandosi
assiduamente alla preghiera, pur tenendo d’occhio anche le vicende
esterne al convento. Nel 1265, s’impegnò per mettere fine a un vero e
proprio “conflitto familiare”. In effetti, suo fratello maggiore Stefano
V si era ribellato al padre, che pure l’aveva associato al trono,
muovendogli addirittura guerra con un proprio esercito, fino a quando
l’energico intervento di Margherita riconciliò padre e fratello. Come
religiosa non si fece sconti e non si considerava più come una
principessa figlia del sovrano del Paese, ma come l’ultima delle suore.
Viveva integralmente la regola e vi aggiungeva pure del suo, dedicandosi
a una continua opera d’imitazione di Gesù nella sofferenza fisica e
nell’umiliazione. Pregava continuamente, riservando particolare
devozione all’Eucaristia e alla Passione di Cristo, della quale si
faceva leggere molto spesso il racconto, ascoltandolo in piedi. Infatti,
non avendo molta cultura ed essendo appena capace di leggere e
scrivere, era costretta a farsi declamare anche la Sacra Scrittura. Si
privava di cibo e di riposo per il desiderio di vicinanza al Signore
sofferente, mentre cercava persino di cancellare dal viso ogni traccia
di bellezza. Intanto, affidata la propria guida spirituale al suo
confessore padre Marcello, dal suo convento sul Danubio, si ritrovò in
sintonia con lo spirito dei movimenti di disciplinati e penitenti, che
si diffondevano in Europa. Aveva uno smisurato amore per la povertà, che
unito alla sua vita ascetica la portò a elevarsi verso Dio, in modo
talmente notevole da meritare il dono di prodigiose visioni mistiche.
Morì il 18 gennaio 1270 ad appena trentadue anni, nel convento
dell’Isola delle Lepri, ove fu seppellita. La sua tomba divenne subito
meta di pellegrinaggi ed era già venerata come santa, mentre avvenivano
moltissimi miracoli dovuti alla sua intercessione. Nel 1618 i suoi resti
furono trasferiti, a causa della sopraggiunta invasione turca, nel
monastero delle Clarisse di Presburgo (odierna Bratislava, capitale
della Slovacchia). Nel 1804, il suo culto fu esteso all’Ordine
Domenicano e alla Diocesi di Transilvania (regione storica dell’Ungheria
oggi in Romania). In seguito, fu esteso a tutte le diocesi ungheresi,
fino alla canonizzazione equipollente concessa dal Servo di Dio Papa Pio
XII nel 1943.
Roberto Moggi
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