Oggi
- 28 gennaio 2024 - IV domenica del tempo ordinario, Pasqua settimanale
che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda San
Tommaso d’Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa. Secondo la maggior
parte degli agiografi, Tommaso - questo il suo nome di battesimo -
nacque nel 1224 o 1225 nel castello della sua nobile famiglia d’origine
sito sul monte Asprano presso Roccasecca, nella parte meridionale del
Lazio, contea di cui era Signore il
padre. Egli si chiamava “d’Aquino” o “de Aquino” perché questa era la
denominazione del proprio casato, originario dell’omonima vicina
località (oggi comune di Roccasecca, in provincia di Frosinone, regione
Lazio). Tuttavia, alcuni studiosi lo vogliono invece nato nella stessa
Aquino (pure nell’attuale provincia di Frosinone, Lazio) nel medesimo
periodo. Figlio del conte Landolfo d’Aquino e della nobile napoletana
Teodora Caracciolo, trascorse l’infanzia in vari centri della zona, ma
particolarmente nel palazzo che la sua famiglia possedeva ad Aquino,
dove frequentò assiduamente la chiesa di Santa Libera. In seguito entrò
nello studentato benedettino della vicina abbazia di Montecassino,
ricevendo un’istruzione adeguata al suo lignaggio fino alla giovinezza,
quando si trasferì a Napoli, nel regno normanno di Sicilia, per
frequentarvi l’università. In questa città, giovanissimo, frequentò con
successo i corsi dell’ateneo ed ebbe modo di conoscere la spiritualità
dei religiosi dell'Ordine dei Frati Predicatori, detto anche dei
domenicani in onore del fondatore San Domenico di Guzmán (1170-1221),
rimanendone profondamente colpito. Tanto forte fu l’attrazione provata
per questa religiosità, che, verso i diciott’anni, entrò nell’Ordine
come postulante, vestendone l’abito nel 1244. La sua scelta suscitò la
ferma opposizione degli altolocati familiari che, per farlo desistere,
arrivarono a segregarlo in una rocca, senza però ottenere risultato
alcuno. Tommaso, infatti, rimase fermo nella sua decisione, riuscendo
infine a vincere le parentali resistenze e a seguire il proprio cammino.
Tappa decisiva della sua formazione fu il soggiorno di studio che fece a
Colonia, nei territori gemanici dell’Impero (oggi nella Germania
centro-occidentale), dove nel 1248 i domenicani avevano creato un
importante centro di studi teologici, affidato al vescovo tedesco
Alberto detto “Magno” (circa 1193-1280), futuro santo. Sotto la sua
guida, Tommaso assimilò la dottrina dell’armonia tra scienza e fede,
iniziando lo studio approfondito del pensiero del grande filosofo
precristiano Aristotele, distinguendo tra ciò che era contrario alla
ragione e ciò che invece quest’ultimo aveva correttamente insegnato. Nel
1252, su indicazione del suo maestro, che ne aveva intuito il genio e
profetizzato la futura grandezza, venne nominato e insignito del titolo
di “baccalaureus biblicus” cioè “baccelliere biblico” (laurea biblica,
che indicava chi era ritenuto idoneo a fare esposizioni sulla Bibbia)
nell’università francese di Parigi, iniziando l’insegnamento nello
stesso prestigioso ateneo. In quel periodo, conobbe il confratello
spagnolo Raimondo di Peñafort (1175-1275), già maestro generale dei
domenicani e pure futuro santo, che gli affidò l’incarico di scrivere
un’opera teologica che potesse aiutare i missionari dell’Ordine. Egli
volentieri ne cominciò la stesura a Parigi nel 1258 e, dopo essere
tornato in Italia nel 1259, la completò nel 1264 col titolo di “Summa
contra Gentiles” [“Somma (esposizione sommaria) contro i Gentili”]. In
questo stesso spazio di tempo, in cui visse tra Aquino e Roma pur
recandosi spesso a Parigi e altrove, ricevette un importante incarico da
papa Urbano IV, che lo nominò teologo e “magister” (“maestro”) presso
la Curia papale, deputandolo a comporre l’ufficio liturgico per la
solennità del Corpus Domini, istituita l’11 agosto 1264 a seguito del
famoso Miracolo Ecaristico di Bolsena (Viterbo, Lazio) dell’anno
precedente. Nacquero così gli splendidi inni eucaristici cantati ancora
oggi, tra cui il celebre “Pange lingua” (“Canta o mia lingua”), l'inno
eucaristico per eccellenza della Chiesa cattolica. Nel 1272 si stabilì a
Napoli, assumendo la docenza alla locale università e dedicandosi
attivamente, accanto all’insegnamento, anche al completamento della
celebre “Summa Theologiae” (“Somma Teologica”), la cui stesura aveva
iniziato già dal 1265. Si tratta di un monumentale trattato di teologia,
metafisica e morale, in cui Tommaso - prendendo le mosse dalla Sacra
Scrittura, dai Padri della Chiesa e dalle opere di altri autori
dell’antichità - si sofferma su Dio, sul mistero della Santissima
Trinità, sulla gerarchia angelica, sulla creazione, sul peccato, sul
male, sulla necessità di osservare la legge naturale che è emanazione
della Legge Eterna, sul rapporto tra natura umana e Grazia e su tante
altre questioni affrontate con metodo deduttivo. Smise, però, di
lavorarvi nel 1273, con decisione maturata dopo una messa celebrata il 6
dicembre dello stesso anno, lasciandone incompiuta la terza parte. Solo
alcuni giorni più tardi confidò al confratello fra Reginaldo da
Piperno, suo amico e confessore, di averne abbandonato il completamento
poiché non riusciva più ad andare avanti, in quanto, tutto ciò che aveva
scritto, gli sembrava insignificante al confronto con quanto aveva
visto in una rivelazione spirituale del Signore. Di questo periodo di
vita partenopea, si conserva ancora oggi, nel convento domenicano di San
Domenico Maggiore, complesso monumentale che si erge proprio nel cuore
del centro storico di Napoli, lungo il decumano inferiore (altrimenti
conosciuto come “Spaccanapoli”), dove Tommaso soggiornò dal 1272 al
1274, una tavola raffigurante un crocefisso davanti al quale egli si
prostrava e che un giorno - riferisce la tradizione - gli parlò
chiedendogli, dato che la sua vita era cristianamente irreprensibile,
quale ricompensa avesse voluto. Domanda alla quale lui rispose di non
volere nient’altro che il Signore stesso. Nel 1274, fu inviato dal papa
Gregorio X, che sarà Beato, come legato al Secondo Concilio di Lione
(Francia meridionale), ma non poté parteciparvi perché si ammalò
gravemente durante il viaggio, morendo il 7 marzo 1274 nell’abbazia di
Fossa Nova, vicino ai paesi di Priverno e Sonnino (oggi nel comune di
Priverno, provincia di Latina, regione Lazio) a neppure cinquant'anni.
Le sue spoglie furono trasportate nella chiesa domenicana detta “dei
giacobini” di Tolosa, pure nella Francia meridionale, dove sono tutt’ora
conservate. La reliquia della mano destra, invece, si trova a Salerno,
nella chiesa di San Domenico, il cranio nella concattedrale di Priverno
(Latina), mentre una costola in prossimità del cuore nella basilica
concattedrale di Aquino. Fu canonizzato nel 1323 da papa Giovanni XXII,
mentre l’11 aprile 1567 il pontefice Pio V lo dichiarò dottore della
Chiesa con il titolo di “Doctor angelicus” (Dottore angelico), mentre,
più recentemente gli è stato anche conferito quello di “Doctor Communis”
(Dottore comune, cioè Dottore universale della Chiesa, non limitato a
una scuola particolare). La profondità della sua teologia non si può
spiegare senza il grande amore che provava per Dio, costantemente
nutrito davanti al tabernacolo e nell’assidua preghiera. Nonostante una
vita non particolarmente longeva, Tommaso produsse una mole
considerevole di scritti. A lui sono attribuite trentasei opere e
venticinque opuscoli. Il periodo più prolifico e fecondo della sua
produzione va dal 1259 al 1272, tra il suo ritorno in Italia e il
secondo soggiorno parigino. Le sue opere maggiori sono la già vista
“Summa contra Gentiles” (“Somma contro i Gentili”), il “Secondo
commentario delle Sentenze”, le “Questioni” e il suo capolavoro, la
citata “Summa Theologiae” (“Somma Teologica”). Tommaso fu forse il
pensatore più importante del Medioevo e la sua influenza nella Chiesa è
tuttora fondamentale. Tutta la sua vita fu spesa nell’attività
intellettuale e nella ricerca instancabile di Dio. Tommaso, domenicano e
aristotelico al tempo stesso, fu insieme a Sant’Agostino uno dei più
grandi filosofi, il massimo esponente della filosofia “scolastica” e il
fondatore di quella cristiana. Per fare ciò, prese come esempio la
filosofia aristotelica e suo obiettivo fu trovare il punto di equilibrio
tra essa la religione cristiana, ovvero il rapporto tra fede e ragione.
Roberto Moggi
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