Il 7 gennaio, la
Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Raimondo di Peñafort,
sacerdote. Raimund o Raimundo (Raimondo), questo il suo nome di
battesimo rispettivamente in catalano e spagnolo, nacque nel castello
feudale di famiglia ubicato presso Santa Margarida i els Monjos, nella
Catalogna appartenente al Regno d’Aragona (oggi nella Comunità Autonoma
di Catalogna, Spagna), dalla nobile
famiglia Peñafort, imparentata con i Conti di Barcellona e forse con la
Casa Reale d’Aragona. Non sono giunti ai posteri documenti attestanti la
sua nascita, poiché egli stesso, nell’intento di nascondersi al mondo e
dedicarsi completamente a Dio, li fece distruggere. Tuttavia, sulla
scorta delle cronache a lui contemporanee, che certificano la sua morte
intorno ai cent’anni, si può desumere che nacque verso il 1175. Visse
l’infanzia e l’adolescenza nel maniero della propria casata, isolato su
una montagna, mostrando fin da piccolo una forte spiritualità e un
filiale attaccamento alla Vergine Maria. Dopo aver ricevuto una prima
istruzione laica e religiosa dal cappellano di corte, frequentò la
scuola della Cattedrale di Santa Croce a Barcellona, capoluogo della
Catalogna. Qui progredì velocemente nella scienza e nella trascendenza,
sotto gli occhi degli anziani canonici suoi maestri, imparando tutti i
segreti del “Trivium” (trivio) e del “Quadrivium” (quadrivio),
letteralmente le “tre vie” e le "quattro vie", in epoca medievale
indicanti la formazione scolastica delle Arti Liberali, propedeutica
allo studio della teologia e della filosofia, suscitando ammirazione e
grandi speranze nei suoi insegnanti, che lo vedevano fornito di
eccellenti doti naturali e di una prodigiosa capacità di apprendimento.
Verso il 1195, a soli vent’anni, dopo avere completato gli studi, su
invito del vescovo locale aprì una scuola di logica e retorica nella
cattedrale di Barcellona, dove fu lui stesso valente insegnante, senza
mai percepire per sua scelta, contrariamente agli altri professori,
alcuna rimunerazione da parte degli allievi. In seguito studiò diritto
canonico nella prestigiosa Università di Bologna, libero comune del
centro Italia (oggi capoluogo della regione Emilia-Romagna), dove, dopo
essersi brillantemente laureato, insegnò diritto. Nel grande ateneo ebbe
modo di conoscere e apprezzare un suo docente, il sacerdote Reginaldo
(o Raniero) detto “da Bologna” (1200-1256), uno dei primi seguaci del
futuro santo Domingo (Domenico) de Guzmán (1170-1221) fondatore
dell’Ordine dei Frati Predicatori, detti comunemente “Domenicani”. La
rettitudine, gli insegnamenti e la spiritualità di Padre Reginaldo lo
influenzarono parecchio, tanto che si fece inarrestabile il suo
avvicinamento ai Domenicani. Nel 1218, il vescovo di Barcellona
Berengario IV di Palali, reduce da un pellegrinaggio a Roma, giunse a
Bologna per chiedere a Domenico di Guzmán, che si trovava all’epoca in
quella città, di destinare qualche Frate Predicatore nella sua diocesi.
Avendo il vescovo udito grandi elogi del suo connazionale Raimondo, lo
volle conoscere e, benché fosse un laico, gli chiese d’insegnare nel
seminario che intendeva fondare a Barcellona per l'educazione del clero
diocesano. Raimondo accettò e seguì a Viterbo il vescovo, che, tramite
l’autorizzazione di Papa Onorio III (1150-1227) all’epoca in quella
città, ottenne da Domenico di Guzmán i religiosi di cui aveva bisogno. A
Barcellona il vescovo lo elesse canonico della cattedrale e prevosto
del capitolo. Intanto Raimondo si sentiva ormai chiamato alla vita
religiosa nei Frati Predicatori e, il venerdì santo del 1222, entrò
nell'Ordine Domenicano. Nel 1223 aiutò il futuro santo Pietro Nolasco
(circa 1180/1189-1256) a fondare l'Ordine dei Mercedari per il riscatto
degli schiavi. In seguito, le autorità religiose gli chiesero di
scrivere, a uso dei sacerdoti confessori, una “summa” (ovvero una
raccolta di sentenze, compendio o sintesi di dottrine) riguardo ai casi
di coscienza, e compose così la “Summa de Casibus Poenitentiae”
(raccolta dei casi di penitenza). Ebbe importanti incarichi dal Papa
Gregorio IX (1145-1241), di cui fu confessore e in seguito cappellano e
penitenziere. Inoltre, fu incaricato dal Pontefice di raccogliere e
ordinare tutti i decreti e le decisioni vaticane, destinati a sostituire
le varie raccolte già esistenti. Questo lavoro, chiamato “Liber Extra”
(o “Decretalium Gregorii IX compilatio”), una raccolta di “decretali”
dello stesso Papa Gregorio IX, fu promulgato in via ufficiale il 5
settembre 1234 dal Sommo Pontefice e presentato nelle famose università
di Parigi (Francia) e di Bologna. Per di più, durante la sua permanenza
presso la corte pontificia, sempre per conto del Capo della Chiesa,
diede numerose risposte a consultazioni giuridiche, che furono raccolte
con il nome di “Dubitalia”. Nel 1238 fu eletto Maestro Generale del suo
Ordine, alla morte di Giordano di Sassonia, futuro Beato. Fu molto
impegnato nella lotta contro l'eresia in Spagna e gli stava molto a
cuore la missione di evangelizzare gli "infedeli" islamici, tanto da
spingere Tommaso d'Aquino (1225-1274), anch’egli futuro santo, a
comporre un opera per fornire i missionari delle conoscenze
intellettuali necessarie a controbattere le obiezioni dei musulmani.
Questo testo è la “Summa contra gentiles”. A settant'anni, dopo aver
egregiamente contribuito a consolidare la crescita istituzionale dei
Frati Predicatori, anche redigendone una nuova versione delle
Costituzioni, si ritirò da ogni carica ufficiale, rientrò nella sua
Catalogna, dove si impegnò per convertire al cristianesimo i mori
musulmani e gli ebrei che vi risiedevano, morendo il 6 gennaio 1275 a
Barcellona, dove fu sepolto nella cattedrale della Santa Croce e
Sant’Eulalia. Papa Clemente VIII lo canonizzò il 29 aprile 1601.
Roberto Moggi
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